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11.05.2018 – Verona – «Il muro nel deserto. Iniziative di solidarietà a favore del popolo Saharawi»

Venerdì 11 maggio 2018 alle ore 21,00 in via Pasqualino Benedetti n.18 a Verona, si terrà l’incontro «Il muro nel deserto. Iniziative di solidarietà a favore del popolo Saharawi», promosso dal Gruppo di Acquisto Solidale «Gastellarossa». Interverrà e porterà una testimonianza Rubens Noviello, ultramaratoneta e attivista dell’«Associazione 1514 Oltre il muro – Onlus».
Ingresso libero.
» I Saharawi e il Sahara Occidentale
Il Sahara Occidentale è l’ultimo paese africano a non aver ancora ottenuto l’indipendenza formale e sostanziale. Lo status internazionale del Sahara Occidentale, per l’ONU, è quello di un territorio da decolonizzare, incluso nella lista dei territori «non autonomi». Il Marocco rappresenta un paese che occupa illegalmente il Sahara.

» Origini di questo popolo
Prima della colonizzazione spagnola i Saharawi sono un popolo nomade, suddiviso in numerose tribù che in momenti di emergenza e necessità ritrovano l’unità e la coscienza di appartenere ad uno stesso insieme, con una origine comune. La gran maggioranza della popolazione saharawi è il risultato di una una simbiosi tra il popolo berbero e quello arabo.
Condividono la stessa lingua, l’hassanya, la stessa religione, l’Islam. I nomadi del Sahara Occidentale sono monogami e valorizzano molto la figura femminile, responsabile della gestione dei campi e dell’educazione dei figli. Il culto per la libertà e il forte spirito di solidarietà, sono i tratti più importanti del carattere dei nomadi saharawi, i quali per la loro libertà si sono sempre dimostrati pronti a grandi sacrifici.

» Storia
La colonizzazione spagnola iniziò nel 1884-1885, anno della conferenza di Berlino in cui gli stati europei si spartirono a tavolino il continente africano. Fu creato il Sahara Spagnolo. Fu solo verso la fine degli anni cinquanta, quando furono scoperti i giacimenti di fosfato nella città di Bu Craa, che la Spagna si interessò al Sahara Occidentale.
Nel 1965 le Nazioni Unite formularono il primo invito alla Spagna ad iniziare il processo di decolonizzazione del Sahara Occidentale, che fu seguito fino al 1973 da altre sei risoluzioni, che oltre a richiedere la liberazione della regione, invitava la Spagna ad organizzare un referendum sotto la tutela delle Nazioni Unite per dare la possibilità alla popolazione di esprimere liberamente il loro diritto all’autodeterminazione.

Nel 1974 la Spagna si decise ad organizzare un processo di decolonizzazione del Sahara Occidentale e un referendum di autodeterminazione, sotto l’egida dell’ONU, con il quale la popolazione saharawi avrebbe deciso il suo futuro. Contemporaneamente a questa dichiarazione spagnola, il Marocco (re Hassan II) fece sapere che non avrebbe mai permesso un referendum ed invaso il Sahara Occidentale. Nel frattempo anche la Mauritania iniziò a rivendicare dei diritti storici sul Sahara Occidentale.
La Spagna abbandonò il popolo saharawi al suo destino, firmando il 14 novembre 1975, gli accordi tripartito di Madrid tra Spagna, Marocco e Mauritania. Questo accordo sancirà il disimpegno della Spagna e la spartizione del Sahara Occidentale. Con l’occupazione militare marocchina, iniziò la guerra. Cominciò l’esodo di buona parte del popolo saharawi che si rifugerà nel deserto algerino in prossimità di Tindouf, dove ancora oggi vive.
Ora, il popolo saharawi si trova diviso: una parte vive nel territorio occupato dai marocchini (ad ovest del muro), l’altra in esilio, sopratutto nei campi profughi algerini. Nel territorio liberato dal Fronte Polisario (ad est del muro), non vive nessuno a parte qualche nomade.
Il 28 febbraio 1976 è proclamata, insieme al Consiglio nazionale sahariano la nascita della RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica), uno Stato libero, indipendente, sovrano, organizzato secondo un sistema nazionale democratico arabo, d’orientamento Unionista, progressista e di religione islamica. Le Nazioni Unite riconobbero la RASD come rappresentante del popolo del Sahara Occidentale.
Nel frattempo la Mauritania procedeva il 25 agosto del 1979 ad un accordo di pace con il Fonte Polisario in base al quale la Mauritania si ritirava dalle zone occupate.
Dopo anni di guerra, nel 1990 vengono firmati gli accordi di pace con la mediazione delle Nazioni Unite. Il piano prevedeva il cessate il fuoco, il dispiegamento di forze ONU ma soprattutto un referendum di autodeterminazione (indipendenza o integrazione al Marocco).
Nel 2003 un secondo piano, che prevede cinque anni di autonomia seguiti da un referendum di autodeterminazione, viene accettato dal Polisario e respinto dal Marocco.
L’ultima riunione del CDS dell’ONU ha prodotto solo un ulteriore rinvio per cercare di uscire da quello che Kofi Annan ha definito un vicolo cieco.

» La vita nei territori occupati dal Marocco
Con l’invasione del 1976 e l’ingresso delle truppe nel territorio il monarca marocchino diede avvio al processo di denaturazione dell’identità saharawi, segnato da innumerevoli violenze e sistematiche violazioni dei diritti umani e da una campagna di denigrazione del Fronte Polisario. Mentre si cercava di eliminare ogni segno identitario saharawi, si perseguiva una politica di popolamento della colonia, in modo da dare una diversa configurazione alla popolazione del Sahara Occidentale: quella di una popolazione fedele al proprio re. I coloni marocchini vennero reclutati grazie a un incentivo economico e alla prospettiva del recupero delle terre. Nei territori occupati la polizia militare ha dato vita ad un vero e proprio regime di terrore. Una delle più grandi violazioni che avvengono nel Sahara Occidentale è, infatti, la scomparsa, il rapimento di saharawi in generale. Tristemente famosi sono, infatti, i desaparecidos. Oggi si contano ancora 800 civili saharawi scomparsi.
L’ultimo rapporto della delegazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Diritti Umani, che si è recata in maggio 2006 nei territori occupati del Sahara occidentale e nei campi profughi di Tindouf, menziona le «testimonianze di attivisti saharawi incontrati dalla delegazione» a El Aaiun che hanno denunciato «torture» e «maltrattamenti» inflitti dalla polizia e dalle forze ausiliari marocchine ai manifestati saharawi che rivendicano l’indipendenza del Sahara Occidentale.

» I campi di Tindouf
Sono circa 200.000 i Saharawi che sotto i bombardamenti marocchini scelsero la via della fuga verso il territorio algerino, nella zona più ad ovest, nei pressi di Tindouf, su un altopiano desertico ricoperto di sassi e sabbia, a circa 500 metri d’altitudine.
I campi sono strutturati in 4 province (Wilayas), 25 comuni (Dairas) e 3 scuole residenziali.
La tendopoli più distante è situata a circa 160 km dal centro dei campi e le altre sono raggiungibili in un raggio di 30-60 km. Le wilaya e le daira hanno nomi di città e località del Sahara Occidentale, occupate dalle truppe marocchine, per porre l’accento sullo stretto legame con la propria terra d’origine.

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