[di Vera Schiavazzi • 21.10.01] 45 minuti di totale relax dopo ogni attività, e soprattutto dopo la scuola. Tre quarti d’ora per non fare nulla che non sia dormire, guardare il soffitto, magari perfino la Tv, purché non ci siano obblighi...

Bambini troppo impegnati: basta corsi, meglio la tv

E’ il primo di una nuova serie di “comandamenti”, che arriva dalla Francia, a proposito del modo migliore per organizzare il tempo libero dei bambini, evitando di farlo assomigliare all’agenda di un ministro e cercando al tempo stesso di stimolare le loro intenzioni. Lo hanno scritto due psicologi, Francois Testu e Roger Fontaine (allievi di Francoise Dolto) nel loro ultimo libro “Il bambino e i suoi ritmi” che, uscito da poche settimane, fa discutere esperti e genitori e rivaluta persino gli esecrati cartoni televisivi come disimpegno tra un corso e l’altro. Dopo vent’anni di crescita continua delle attività extrascolastiche (si passa dalle 40 alle 48 ore settimanali impegnate tra scuola e corsi vari a mano a mano che l’età cresce, senza neppure considerare bambini e ragazzi che praticano uno sport a livello agonistico), sembra arrivato il momento dello “sboom”, o almeno quello di un’attenta riflessione critica. Ma se è vero che le attività praticate al di fuori della scuola non devono in nessun caso essere più di due, quali sono le età migliori per cominciare? E quali gli abbinamenti consigliati? Musica, scultura e pittura fanno parte di una grande famiglia che può essere abbinata a uno sport: nuoto, espressione corporea e preparazione alla danza si possono iniziare fin dai 5-6 anni, mentre per la pratica regolare di sci, tennis, equitazione, basket e scherma sarebbe meglio attendere che il bambino abbia 8 anni. Tra i tre e i sei, volendo, si può iniziare con l’alfabetizzazione musicale (cori, ritmica, semplici esercizi da fare in gruppo per non più di 30-40 minuti una o due volte la settimana) e col nuoto (anche in questo caso, l’acquaticità non deve durare più di mezz’ora alla volta, e le ultime tendenze prevedono che i bambini scendano nella vasca a piccoli gruppi insieme all’istruttore, senza la presenza di mamma o papà). Alle elementari, la formula del tempo pieno prevede già almeno una attività sportiva (nuoto e basket le più gettonate), l’alfabetizzazione per una o due lingue straniere e quella informatica. Fare altre cose una volta usciti dalla scuola è sensato soltanto se è il bambino a chiederlo. E’ il caso di chi sta imparando a suonare uno strumento (occorrono almeno tre ore alla settimana tra lezioni ed esercizi a casa), di chi vuole dipingere (un’ora e mezza la settimana è sufficiente) o di chi vuole provare uno sport che non è previsto a scuola. Altra regola d’oro: imporre a se stessi, all’associazione o alla scuola scelta e ai propri bambini almeno due lezioni di prova. Se un’attività non piace, meglio saperlo subito, ma se si decide per il sì è giusto impegnarsi a farla tutto l’anno. Il weekend dovrebbe restare libero, per dormire fino a tardi, leggere, stare all’aria aperta, condividere tempo tra adulti e bambini, frequentare amici piccoli e grandi. A conti fatti, una famiglia con due bambini potrà spendere per le attività extrascolastiche tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di lire, “attrezzature” escluse. Ne vale la pena? Sì, se le ore in più servono a divertirsi, a crescere seguendo le proprie passioni vere (imparare il pianoforte è difficile, per capire se è il caso di insistere bisogna conoscere a fondo quel singolo bambino), a scaricare energie fisiche. No, avvertono Testu e Fontaine, se è un modo di riempire il tempo e parcheggiare bambini e ragazzi: in questo caso, meglio la baby sitter, i vicini di casa e la Tv.


(segnalazione di Luciana Bertinato)