[da Chiara Castellani e Cristiano Bolzoni, volontari Mlal • 17.10.04) Il PT è stato il partito più votato nelle elezioni municipali di domenica di 3 ottobre 2004. Ha raddoppiato il numero dei propri sindaci, si è fatto strada in molti municipi dell’ interno del Paese ed è riuscito a mantenere buone posizioni nelle grandi città. Al primo appuntamento elettorale da quando è al governo (difficile poter dire che il Pt sia giunto al potere), il Partido dos Trabalhadores esce dalle urne come il più votato in tutto il Brasile e si conferma come partito che conserva e addirittura aumenta la propria base elettorale nella dimensione locale...

BRASILE. ELEZIONI E NUOVA FIDUCIA A LULA PER GUARDARE AVANTI

Il PT è stato il partito più votato nelle elezioni municipali di domenica di 3 ottobre 2004. Ha raddoppiato il numero dei propri sindaci, si è fatto strada in molti municipi dell’ interno del Paese ed è riuscito a mantenere buone posizioni nelle grandi città. Al primo appuntamento elettorale da quando è al governo (difficile poter dire che il Pt sia giunto al potere), il Partido dos Trabalhadores esce dalle urne come il più votato in tutto il Brasile e si conferma come partito che conserva e addirittura aumenta la propria base elettorale nella dimensione locale.
 
La crescita dei voti ai candidati sindaci del PT nelle elezioni municipali è stata costante negli ultimi otto anni: 10,7% nel 1996, 14,1% nel 2000 e oggi 17,2%. C’è però un altro grande protagonista di questa tornata elettorale, il PSDB dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso – i cosiddetti Tucani – che conferma la propria forza nelle aree urbane e che, rispetto al PT, è maggiormente radicato nei municipi minori. Questa posizione di fatto lo colloca come alternativa di governo per il 2006, anno in cui Lula si giocherà la rielezione.
 
Sebbene le elezioni municipali abbiano un valore strettamente locale, sono senz’altro un termometro importante per misurare i rapporti di forza tra questi due partiti. E il risultato definitivo arriverà soltanto dopo il 20 ottobre con la seconda tornata prevista in 44 città dove il PT è in lizza per 24 municipi e il PSDB per 20. E il laboratorio più importante sarà, date le sue dimensioni, la città di San Paolo dove il candidato tucano José Serra (che aveva perso con Lula nel 2002), ha un vantaggio di otto punti. PT.
 
Ma già tre elementi sembrano emergere da questi primi risultati. Innanzitutto, con la vittoria di Lula alle presidenziali e con l’andamento di queste elezioni amministrative, si è aperto un nuovo ciclo politico nel paese che vede probabile un nuovo riallineamento delle forze politiche attorno alla polarizzazione tra “petistizzazione” e “tucanizzazione”: il PT come partito egemonico delle attuali forze governative di marca progressita, il PSDB come partito portante dell’opposizione conservatrice, nucleo centrale della moderna destra brasiliana e portatore delle idee e del progetto neo liberista applicato negli anni novanta. Un secondo spunto viene offerto dal dato secondo cui queste elezioni confermano il ridimensionamento di partiti della destra tradizionale.

Tanto da fare dire al Ministro della Cultura, Gilberto Gil che i risultati di queste elezioni “sembrano consolidare una nuova mappa politica poiché si sta assistendo a “sconfitte significative dei vecchi partiti eredi del periodo della dittatura” con cambiamenti anche nei piccoli municipi “dove questi partiti – il riferimento principale è al PFL – hanno un tradizionale radicamento e dove esiste un legame forte con le vecchie oligarchie”. Il terzo dato è la sostanziale tenuta, se non addirittura un aumento del consenso del PT e ai partiti di governo alleati, nonostante la forte ondata di critiche che il governo Lula sta raccogliendo da parte di molti settori della sinistra brasiliana. Secondo molti commentatori il successo del PT si deve al grande consenso che Lula sta ancora avendo nel paese. Giornali come La Nación della vicina Argentina, sostengono che le elezioni municipali “hanno rappresentato un chiaro appoggio a Lula” e anche secondo lo spagnolo El Pais, “il PT ha utilizzato l’attuale buona immagine che il governo Lula ha riconquistato grazie ai miglioramenti dell’economia brasiliana”.

L’attuale congiuntura, caratterizzata da una pur tiepida ripresa della crescita economica e da un miglioramento degli indici di occupazione e di reddito dei lavoratori, ha insomma giocato una parte favorevole alle forze governative ed al PT in particolare.

Nonostante le molte critiche provenienti dai movimenti sociali e dai settori della sinistra, bisogna riconoscere che il Governo Lula ha compiuto alcuni passi importanti in termini macro economici. In questo anno e mezzo di governo, il parlamento brasiliano ha approvato la riforma della previdenza e la riforma tributaria – cosa che il governo precedente non era riuscito a fare in otto anni -, istituendo il principio dell’equità, tassando le pensioni più alte e prevedendo esenzioni per coloro che ricevono le pensioni più basse.
 
Inoltre, mentre negli otto anni di governo Cardoso il debito pubblico era vertiginosamente salito dal 33 a oltre il 57% del PIL, e la crescita economica si attestava sul 2,5%, con il governo Lula si sta assistendo ad una diminuzione del debito che attualmente è al 54%, a una ripresa delle esportazioni e a una crescita economica del 4% all’anno. Certamente tutto ciò non è sufficiente a garantire l’appoggio incondizionato alla politica del governo, che peraltro si è dimostrata ancora debole sul piano delle riforme sociali, ma non possiamo certo schierarci con coloro che, dall’interno delle forze di sinistra, sostengono che se il partito di governo intende ancora per molto continuare con la politica dei predecessori, forse è meglio che tornino a farla quelli che per primi l’hanno messa in pratica. Crediamo infatti che, in due anni, non si può rovesciare, come fosse un cilindro da prestigiatore, un processo di dipendenza, concentrazione di ricchezza e di poteri, esclusione sociale formatosi nell’arco di anni di storia.


Info: [email protected]www.mlal.org