[Giorgio Beretta • 09.10.04] Il Comune di Firenze ha approvato una mozione che lo obbliga a definire un regolamento per garantire che l'amministrazione non intrattenga rapporti economici con le  "banche armate"...

BUONA IDEA. LA FINANZA ETICA ENTRA IN COMUNE


Dopo aver letto il sottoriportato articolo, vi invitiamo a proporre ai vostri amministratori comunali l’adozione di iniziative simili a quelle intraprese nel capoluogo toscano.
[GRILLOnews]

Il Consiglio comunale di Firenze ha approvato – il 20 settembre 2004 – una mozione sulla finanza etica con il voto unitario del centrosinistra e della sinistra alternativa, due mesi dopo il putiferio scatenato da un’operazione di 75 milioni di euro, conclusa dalla nuova giunta con la Banca nazionale del lavoro (Bnl), tra le capolista nell’elenco degli istituti implicati nel commercio di armi (relazione 2003).

La mozione impegna l’amministrazione alla stesura di un regolamento che determini in modo chiaro i parametri di valutazione di “eticità” degli istituti. Al Comune si chiede, in particolare, di non intrattenere rapporti economici con banche inserite nella relazione annuale della Presidenza del Consiglio dei ministri, perché attive nel favorire esportazione, importazione e transito di materiale bellico e armamenti.

In una prima mozione – “Per scegliere i propri partner bancari secondo criteri etici” -, approvata il 21 gennaio 2002, si invitava inoltre all’amministrazione “a chiedere alle banche-partner che nei progetti di cooperazione internazionale da finanziare sia considerato l’elemento dell’impatto ambientale del progetto stesso”.

Questa seconda mozione riprende la prima e rilancia, chiedendo al Comune di “predisporre un Regolamento per la selezione delle banche con le quali avere rapporti finanziari in base a principi etici, in particolare istituendo un sistema di punteggi”.

Oltre ai due punti già citati si chiede anche che l’amministrazione “consideri come elementi negativi le condanne inflitte agli istituti per posizione dominante o per pubblicità ingannevole, oppure inflitte per violazione dello statuto dei lavoratori e/o delle norme anti–riciclaggio; si preferisca rapporti con imprese bancarie che mostrino condizioni particolarmente favorevoli di credito nei confronti delle piccole e medie imprese, dei soggetti no-profit, dei paesi del Sud del mondo; si preferisca rapporti con imprese bancarie le cui fondazioni di riferimento finanzino associazioni: onlus, cooperative sociali e altri soggetti no-profit su scala locale; si preferisca rapporti con imprese bancarie le cui fondazioni di riferimento finanzino iniziative di finanza etica e di salvaguardia ambientale; si  preferisca rapporti con istituti di credito che praticano condizioni di favore per l’erogazione di credito ai giovani ed ai lavoratori precari”. Una volta completato, il regolamento sarà discusso dalla Commissione affari istituzionali. Da non sottovalutare che il Comune di Firenze rappresenta un’importante forza economica nell’area toscana, con conseguenti enormi interessi derivanti dal controllo diretto di una tale massa di denaro (quasi 1.000 miliardi di bilancio nel 2001, circa il doppio considerando le partecipate).

Quali saranno quindi le reazioni dei grandi istituti all’applicazione del regolamento sulla finanza etica? «Non credo sia possibile escludere a priori un istituto “non etico” da una gara – spiega il consigliere Ds Gregorio Malavolti, tra i promotori delle mozioni – certo è che, applicando una graduatoria a punti che tenga conto del livello etico di un istituto, anche le cosiddette “banche armate” saranno incoraggiate a modificare i propri investimenti. Già nel 2002, in seguito alla prima mozione, la Cassa di risparmio di Firenze, concessionaria per la tesoreria del Comune, annunciò l’intenzione di uscire dal settore di finanziamento di armamenti».

Da cinque anni Nigrizia, con Mosaico di Pace, Missione Oggi e Chiama l’Africa, sostengono e promuovono la Campagna contro le cosiddette “banche armate”. Una Campagna che punta in primo luogo a sensibilizzare ogni singolo cittadino sull’utilizzo del denaro depositato, auspicando da sempre un ruolo più forte delle istituzioni nel contribuire a promuovere reali politiche di pace.