[Misna.org 11-13.06.05] Un accordo per la cancellazione immediata del 100% del debito multilaterale di 18 Paesi altamente indebitati è stato raggiungo a Londra tra i ministri finanziari del 'G8' (non era presente la Russia). Lo ha annunciato sabato 11 giugno il ministro delle finanze del governo britannico, Gordon Brown, precisando che l'intesa riguarda l'annullamento di circa 40 miliardi di dollari di debiti cosiddetti "multilaterali", cioè nei confronti del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale e della Banca Africana per lo sviluppo...

CANCELLAZIONE DEBITO A 18 PAESI POVERI / 1. LUCI ED OMBRE SULL’ACCORDO ‘G8’

Un accordo per la cancellazione immediata del 100% del debito multilaterale di 18 Paesi altamente indebitati è stato raggiungo sabato 11 giugno a Londra tra i ministri finanziari del ‘G8’ (non era presente la Russia). Lo ha annunciato il ministro delle finanze del governo britannico, Gordon Brown, precisando che l’intesa riguarda l’annullamento di circa 40 miliardi di dollari di debiti cosiddetti “multilaterali”, cioè nei confronti del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale e della Banca Africana per lo sviluppo.

A questa quota – ha detto Brown – si aggiungono ulteriori misure a favore di altri 9 Paesi, che beneficeranno della cancellazione nei prossimi 12-18 mesi. Il ministro britannico ha aggiunto che oltre a questi 27 Paesi, ve ne saranno altri 11, i quali attualmente non hanno ancora raggiunto le condizioni necessarie per la cancellazione del debito. Il totale delle misure decise oggi ammonterebbe a circa 55 miliardi di dollari: di questo somma si faranno carico i Paesi del G8.

L’iniziativa adottata a Londra riguarda 18 nazioni – Benin, Bolivia, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Ruanda, Senegal, Tanzania, Uganda e Zambia – che dal 1999, quando la questione del debito venne sollevata a Colonia, hanno già portato a termine la cancellazione del cosiddetto debito “bilaterale” nei confronti di singoli governi. Al termine dell’incontro di Londra è stato annunciato anche l’impegno a stanziamenti nel settore della sanità, in particolare per vaccinazioni di bambini e le cure per l’Hiv/Aids.

TROPPI PAESI POVERI ANCORA ESCLUSI

[11.06.05] “La decisione adottata dai ministri finanziari del ‘G7’ da un lato è importante perché soprattutto scioglie il tabù della cancellazione del debito verso Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale, richiesto ormai da anni, ma d’altra parte non coinvolge molti altri Paesi a basso reddito e, soprattutto, non libera le risorse necessarie a raggiungere gli Obiettivi del Millennio per la lotta alla povertà“: lo ha detto all’Agenzia giornalistica MISNA Riccardo Moro, direttore della Fondazione ‘Giustizia e solidarietà della Conferenza episcopale italiana (Cei) ed esperto della questione del debito.

L’intesa per un valore di 40 miliardi di dollari è stata presentata a Londra come un evento “storico”, ma per Moro “bisogna evitare la tentazione della retorica enfatica che annuncia per l’ennesima volta la cancellazione del debito, come se fosse la prima volta”.

In realtà l’iniziativa internazionale era stata rilanciata già a Colonia, nel 1999 e dal Giubileo ad oggi aveva riguardato soprattutto il debito bilaterale, cioè quello dovuto alle nazioni ricche. L’intesa raggiunta oggi tra i ministri finanziari del ‘G8’ (di fatto un ‘G7 perché la Russia non partecipava) “è limitata a una quarantina di Paesi: 18 che hanno già avuto la cancellazione del debito cosiddetto ‘bilaterale’, cioè con singoli governi, all’interno dell’iniziativa per i Paesi poveri altamente indebitati (Heavily Indebted Poor Countries , Hipc), altri 9, che sono a metà percorso per la cancellazione di questo debito, e un’altra dozzina”.

I governi altamente indebitati, spiega Moro, “sono oltre 70: significa che quasi la metà è rimasta esclusa da questo provvedimento“. Non solo: basta fare due calcoli per capire che il risultato dell’annullamento del debito multilaterale, pari a circa 40-50 miliardi di dollari, incide per circa 2 miliardi all’anno di interessi.

“È positivo aver eliminato la restituzione della quota capitale, diamo atto che è stato raggiunto un accordo politico non facile. Si tratta però di un atto dovuto che andava archiviato già da tempo”. L’obiettivo di liberare risorse dai bilanci ai Paesi poveri per combattere contro la miseria “viene mancato – ha detto ancora Moro alla MISNA – perché in tutto le quote di interessi che questi governi non dovranno più pagare sono pari a circa due miliardi di dollari all’anno”. Il direttore della Fondazione aggiunge altri due numeri: “L’Onu chiede 50 miliardi di dollari in più all’anno per raggiungere gli Obiettivi del Millennio (dimezzare la povertà entro il 2015, ndr), mentre così ne diamo due” insiste. “Secondo l’Osce, l’aiuto allo sviluppo del Nord del mondo al Sud è di 78 miliardi di dollari: ora ne aggiungiamo altri 2, ma davvero non può bastare”.

Le risorse finanziare dell’Occidente – conclude il direttore della Fondazione – “ci sono: basta pensare ad alcune guerre. Come quella in Iraq, che è costata solo nel 2004 svariate decine di miliardi di dollari: queste somme sono state reperite e “l’impegno” è stato mantenuto fino in fondo. È tutta una questione di priorità”.

 
CAUTO OTTIMISMO DALL’AFRICA
 
[13.06.05] È stato accolto con parziali riserve e cauto ottimismo in Africa l’annuncio della cancellazione dei debiti multilaterali – cioè verso Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale e Banca africana dello sviluppo – deciso sabato 11 giugno dai ministri delle finanze del ‘G8’ a Londra, ma anche con il disappunto di chi, come il Kenya, è stato escluso dal provvedimento.

Per il presidente sudafricano Thabo Mbeki l’annullamento è “un passo verso la giusta direzione per il risanamento del continente”, ha detto il suo portavoce Bheki Khumalo, aggiungendo però che “occorre affrontare temi come un più giusto regime di scambi commerciali e i sussidi agricoli”.

Il capo di Stato del Senegal Abdoulaye Wade, giurista ed economista, pur salutando come “buona decisione” l’iniziativa che eliminerebbe circa 40 miliardi di dollari di deficit a 18 Paesi altamente indebitati (di cui 14 africani), ha precisato: “Gli interessi hanno fatto crescere il debito a un livello inaccettabile. Mi auguro non solo la cancellazione del debito, ma la revisione del suo sistema di gestione, nel tentativo di risollevare l’Africa da questo problema”.

Luisa Diogo, primo ministro del Mozambico – uno dei beneficiari dell’annullamento – ha ammesso che il pagamento del debito “compromettere l’intero apparato statale e le istituzioni” e ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, che ha coinvolto 27 dei circa 40 Paesi altamente indebitati (per 18 è stato deciso l’annullamento immediato, mentre altri nove potrebbe beneficiarne entro un anno); la decisione di Londra tuttavia esclude – secondo gli esperti – altrettanti Paesi che sono gravati dal pagamento di quote alle istituzioni finanziarie internazionali.

Non mancano comunque le reazioni tra gli “esclusi”: i giornali del Kenya descrivono “stupore e costernazione” alla notizia che Nairobi non è stata compresa tra i beneficiari dell’annullamento. “Abbiamo sempre ripagato i nostri debiti malgrado le difficoltà economiche e ora non ci viene riconosciuto alcun aiuto” si è lamentato Mutahi Kagwe, presidente del Comitato parlamentare delle Finanze, mentre il viceministro del Commercio Petakay Miriti ha criticato l’esclusione del Kenya dal provvedimento pur avendo rispettato negli ultimi anni tutte le condizioni imposte dall’Occidente.