[WWF • 13.02.04] Si potrebbero ridurre del 25% i gas serra in Italia ottimizzando la produzione, il trasporto e tutti gli usi finali di energia. In gran parte delle centrali termoelettriche italiane solo il 30-35% del calore ricavato dal combustibile viene trasformato in elettricità: il rimanente 65-70% viene disperso nell'ambiente e quindi inutilizzabile...

CLIMA. FACCIAMO UNA RIVOLUZIONE ENERGETICA

Si potrebbero ridurre del 25% i gas serra in Italia ottimizzando la produzione, il trasporto e tutti gli usi finali di energia. In gran parte delle centrali termoelettriche italiane solo il 30-35% del calore ricavato dal combustibile viene trasformato in elettricità: il rimanente 65-70% viene disperso nell’ambiente e quindi inutilizzabile. E’ solo un esempio dello spreco quotidiano che avviene nel processo di trasformazione dell’energia, un problema che andrebbe affrontato con una vera e propria rivoluzione dove il ‘grido di battaglia’ del WWF contro le emissioni di gas serra è quello di ‘efficienza energetica”. Primo passo, una specifica legge sull’efficienza energetica che affronti e promuova il cambiamento in tutti gli aspetti e i comparti economici.
Nel Dossier presentato dal WWF , “La rivoluzione dell’efficienza” emergono tutti i punti deboli dell’attuale sistema di produzione e distribuzione dell’energia, del sistema dei trasporti, delle infrastrutture, e dei consumi privati. “Tutta la normativa prodotta in questi ultimi anni ignora completamente la cosiddetta ‘efficienza di sistema”, cioè, la capacità di garantire un determinato servizio (illuminazione, riscaldamento, etc) attraverso la fornitura della minor quantità possibile di energia primaria (petrolio, carbone, metano, etc) – ha dichiarato Andrea Masullo, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- Fino ad oggi ci si è preoccupati solo dell’efficienza dei singoli impianti senza considerare l’intero processo. Per questo il WWF chiede che l’Italia e la UE istituiscano l’obbligo di sottoporre a valutazione di efficienza energetica tutte le attività, i progetti, le infrastrutture e le apparecchiature che comportano l’uso diretto o indiretto di energia, con relativa certificazione, subordinando ad essa autorizzazioni, finanziamenti, concessione di incentivi ed agevolazioni”. L’energia utilizzata, ad esempio, da almeno un terzo degli italiani per scaldare l’acqua attraverso l’uso di scaldabagni elettrici, proviene dalle grandi centrali elettriche. In questi grandi impianti viene prodotto calore ad alta temperatura e solo il 30-45% viene trasformato in elettricità mentre il restate 55-70% viene gettato via con i fumi attraverso i camini e le acque di raffreddamento. Circa il 10% dell’energia prodotta viene poi dispersa in elettrodotti. Quello che resta viene trasformato di nuovo in calore a bassa temperatura (facilmente ottenibile, invece, con la semplice energia solare o con il gas metano). Così, in tutto il percorso dalla centrale a casa nostra, abbiamo buttato via più del 70% per avere un po’ d’acqua calda. La quantità di energia elettrica utilizzata per produrre acqua calda è cresciuta negli ultimi 10 anni del 16%, uno spreco enorme se si pensa che è proprio il calore a bassa temperatura a ‘consumare’ il 65,8% di energia nell’intero settore Commercio e Servizi mentre in quello domestico raggiunge addirittura l’85%.
“Per ridurre le emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 dobbiamo necessariamente uscire dall’euforia della crescita dei consumi e trovare alternative intelligenti e l’efficienza energetica costituisce una vera e propria risorsa – ha spiegato Gianfranco Bologna, segretario aggiunto del WWF Italia – Lo spreco di energia dipende anche dalla rigidità del nostro comparto di produzione e distribuzione di elettricità : per minimizzare le trasformazioni ed il trasporto di ‘corrente’ occorre rivoluzionare anche la rete. La rivoluzione dell’efficienza consentirebbe di creare un sistema fondato su reti locali di fornitura di energia prodotta in impianti di piccola taglia tale da coprire almeno il 50% del fabbisogno totale, riducendo al restante 50% la copertura di energia richiesta dal sistema attuale, estremamente rigido perché fondato sulla produzione di elettricità in grandi impianti ed in poli di elevata concentrazione di potenza”.
Anche nelle scelte tecnologiche c’è bisogno della rivoluzione dell’efficienza: con un completo spostamento di tutti gli investimenti per i cosiddetti usi finali, per le apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso tecnologie più efficienti attualmente disponibili sul mercato, l’Italia potrebbe risparmiare il 46% della domanda di elettricità prevista in un periodo di 15-20 anni. I maggiori potenziali di risparmio si possono ottenere nei motori elettrici, negli elettrodomestici e nell’illuminazione (90%), ma anche nel settore residenziale (26% del totale), nell’industria e commercio (39% e 35% rispettivamente). In uno studio dell’ANPA i risparmi di consumi di energia elettrica, qualora si verificasse una rivoluzione dell’efficienza, ottenibili al 2010 e al 2015 equivalgono al totale della produzione di 14-15 centrali da 800 MW ciascuna.
Attuare questa trasformazione radicale del sistema energetico nazionale entro il 2020, approfittando della già programmata chiusura delle vecchie centrali termoelettriche attualmente esistenti, sostituendole con impianti di cogenerazione ad alta efficienza (60-70%), e portando le fonti rinnovabili dal 20 al 30% delle forniture energetiche, potrebbe consentire una riduzione delle emissioni di gas serra del settore energetico di circa il 25% rispetto 1990 (anno di riferimento per gli impegnidi riduzione).
L’efficienza del sistema di produzione, distribuzione e usi finali diventa quindi una vera e propria risorsa energetica con grande beneficio per il clima del pianeta. Infatti, integrando i risultati che si possono ottenere su vari livelli (trasporti, riscaldamento degli ambienti, riscaldamento dell’acqua, illuminazione, motori elettrici, elettrodomestici, etc.) si può ipotizzare una riduzione complessiva delle emissioni di gas serra rispetto al dato del 1990 di almeno il 25%, un’ipotesi molto prudente, ottenibile entro 20 anni. Questo ci consentirebbe di rispettare non solo il protocollo di Kyoto per il 2010, ma anche l’obiettivo del 20% di riduzione che molto probabilmente si darà l’Unione Europea per il 2020, con la possibilità di trovarci in condizione di poter vendere diritti di emissione sul mercato dell’emission trading.


FONTE:
http://www.wwfitalia.it/Lombardia/documenti/powerswitchlarivoluzionedellefficienza.pdf