Dal 16 al 21 gennaio 2004, si è svolto a Mumbai in India il quarto appuntamento del social forum mondiale. Mumbai (ex Bombay) è una città di sedici milioni di abitanti, che vivono su un’isola di 440 chilometri collegata alla terra ferma da una striscia di terra, dove si ammassa una popolazione sterminata che esplode in mezzo ad un traffico caotico e alla confusione. Metà della popolazione della città vive negli slums ed è proprio in uno di questi luoghi a Dharavi (la più grande baraccopoli dell’India, 700.000 abitanti) che il 19 gennaio alle 11.00 è stato lanciato il marchio FTO (fair trade organization) delle organizzazioni del commercio equo. Questo marchio è basato su standard etici e globali che rendono riconoscibili tutte le organizzazioni del commercio equo , unendole e mettendole in grado di dare più forza alle campagne e alle pressioni per un commercio più giusto nei 59 paesi dove è presente IFAT.
Lo scopo del marchio è quello di identificare non i prodotti, ma le organizzazioni che si occupano di commercio equo e (per parte dei prodotti alimentari esiste già il marchio Transfair), per renderle visibili e dare una chiara definizione di comportamento d’impresa socialmente responsabile: un passo avanti rispetto ai diritti e alle persone. Altro obiettivo a cui si è voluto rispondere, era il fare chiarezza rendendo visibili i diversi soggetti (produttori, importatori e distributori, botteghe) che operano esclusivamente nel commercio equo, rispetto a chi vende, tra le altre cose, anche i prodotti del comes.
Le organizzazioni con il marchio FTO dovranno sottoporsi ad un auto-monitoraggio ogni due anni, rispettare il codice di comportamento IFAT ed essere disponibili a controlli a campione. Tutto questo affinché si verifichi che gli obiettivi ai quali oggi il commercio equo tende vengano effettivamente raggiunti.
Fonte: Equosolidale, foglio informativo redatto dalla Cooperativa “La Rondine” di Verona. Per informazioni: [email protected]