[Amnesty International • 20.01.04] "Le esecuzioni pubbliche hanno raggiunto il picco tra il 1996 e il 1998, durante la fase acuta della carestia. La gente rubava di tutto, compresi i cavi elettrici e i pneumatici, per rivenderli" (intervista rilasciata ad Amnesty International da Lee Sung-yong, esponente dell'associazione sudcoreana "Buoni amici - centro per la pace, i diritti umani e i rifugiati", 4 dicembre 2002)...

COREA DEL NORD. RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA NEGAZIONE DEL DIRITTO ALL’ALIMENTAZIONE

“Le esecuzioni pubbliche hanno raggiunto il picco tra il 1996 e il 1998, durante la fase acuta della carestia. La gente rubava di tutto, compresi i cavi elettrici e i pneumatici, per rivenderli” (intervista rilasciata ad Amnesty International da Lee Sung-yong, esponente dell’associazione sudcoreana “Buoni amici – centro per la pace, i diritti umani e i rifugiati”, 4 dicembre 2002).
“Ho visto morire un ragazzino di 15 o 16 anni. L’avevano arrestato perché aveva portato via i vetri dalla propria scuola. Dopo quindici giorni di carcere, è morto di malnutrizione. C’era così poco ciboS” (intervista rilasciata ad Amnesty International da Lee, un nordcoreano di 40 anni).
La Corea del Nord è una delle nazioni più chiuse e isolate del mondo. Da oltre dieci anni, la sua popolazione è vittima di gravi carestie e di una drammatica malnutrizione. In un nuovo rapporto, Amnesty International ribadisce l’appello alle autorità del paese affinché la carenza di cibo non sia usata come strumento per colpire persone sospettate di opposizione politica e affinché le organizzazioni umanitarie – in particolare le agenzie delle Nazioni Unite – possano avere libero e completo accesso in ogni regione del paese.
“Centinaia di migliaia di persone sono morte a seguito di una tragica crisi alimentare dovuta a una serie di disastri naturali, alla fine dell’assistenza dell’Unione Sovietica e alla cattiva gestione economica. Diversi milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica e il loro sviluppo fisico e mentale è a rischio” – sottolinea Amnesty International.Secondo l’organizzazione per i diritti umani, il governo è almeno in parte responsabile di questa situazione. La distribuzione del cibo è avvenuta in modo iniquo, favorendo le persone economicamente attive e allineate politicamente. Le restrizioni alla libertà di movimento impediscono ai nordcoreani di cercare cibo e spostarsi in zone dove c’è maggiore disponibilità di scorte: se lasciano il luogo di residenza senza permesso, possono finire anche in carcere. Il movimento, l’accesso e le verifiche delle agenzie umanitarie internazionali coinvolte nella distribuzione del cibo sono, a loro volta, sottoposti a limitazioni. Questo ha provocato il progressivo disinteresse dei donatori e il venir meno dell’impegno a consegnare gli aiuti alimentari.”Il diritto all’alimentazione è un diritto umano fondamentale e il governo della Corea del Nord pare venire meno al suo obbligo di rispettare, proteggere e applicare questo diritto” – si legge nel rapporto di Amnesty International.
La diffusa malnutrizione ha spinto decine di migliaia di nordcoreani verso la Cina. Migliaia di persone sono state costrette al rimpatrio dalle autorità di Pechino e, una volta rientrate in Corea del Nord, imprigionate in condizioni agghiaccianti. Alcuni prigionieri sono morti di fame. Molti altri hanno denunciato di essere stati torturati nel corso degli interrogatori.
Amnesty International ha ricevuto notizie di esecuzioni pubbliche di persone che avevano rubato cibo o beni di proprietà statale a solo scopo di sopravvivenza: le scolaresche sono state portate ad assistere alle esecuzioni.I bambini, le donne e le persone anziane sono tra le principali vittime della fame. Molte donne costrette ad andare in Cina in cerca di cibo sono state rapite dalle bande di trafficanti che operano al confine con la Corea del Nord.Gli sforzi della comunità internazionale nel contribuire ai rifornimenti di cibo sono stati pregiudicati dal rifiuto del governo di Pyongyang di consentire una veloce ed equa distribuzione del cibo e dalle restrizioni alla libertà d’informazione.
“Nonostante questi ostacoli, i paesi in grado di fornire aiuti devono agire e mettere il governo nordcoreano in condizione di rispettare, proteggere e applicare il diritto all’alimentazione” – ha concluso Amnesty International. “Le forniture di aiuti alimentari dovrebbero basarsi sempre sulla priorità dei diritti umani e non essere usate dai governi come merce di scambio per perseguire interessi politici o economici”.