[GRILLOnews • 09.04.05] La situazione politica ed economica del Brasile fa discutere. Da una parte c’è chi vede svanire il sogno di riscatto cullato con l’elezione del leader del Partido dos Trabalhadores, Lula da Silva, alla guida del Paese; dall’altro chi invece nutre speranza e coglie segnali positivi. Vi proponiamo due interventi: quello di Leonardo Boff, pubblicato da un quotidiano italiano, e la risposta di Giovanni Baroni, lettore brasiliano di GRILLonews…

DIBATTITO. IL BRASILE DI LULA TRA DELUSIONI E SPERANZE


Il «dies irae» di Lula

di Leonardo Boff* • 26.03.05
 
La chiesa cattolica tratta gli infermi con il sacramento dell’unzione quando sono colpiti da malattie lievi e con l’estrema unzione quando la malattia è mortale. E’ evidente che il Partido dos Trabalhadores, al governo in Brasile, è malato. Ma è un caso da trattare con l’unzione o con l’estrema unzione?
 
Io credo che siamo di fronte a un caso che richiede l’estrema unzione. A meno che non si decida un cambio del medico e al paziente si somministrino le medicine adeguate. Curiosamente al capezzale del Pt c’è un medico, Antonio Palocci, che occupa la carica di ministro dell’economia e sta prescrivendo farmaci sbagliati che con ogni probabilità ne provocheranno la morte. Cosa sta uccidendo il Pt? Il modo in cui tratta la piaga mortale che colpisce la gran maggioranza del popolo brasiliano ormai da secoli: il flagello della miseria e dell’esclusione. Per lo meno un terzo della popolazione del Brasile vive in condizioni inumane mentre all’estremo opposto della scala economica, una piccola percentuale di gente molto ricca accumula capitali a un livello fra i più alti del mondo.
 
Da 25 anni, quando nacque, il Pt si è proposto di conquistare il potere per fare i cambiamenti necessari. Il suo candidato, Luiz Inàcio Lula da Silva, era il più rappresentativo: figlio del caos sociale e sopravvissuto alla fame, carismatico, cordiale, un uomo buono come tanti altri del popolo. Ed è arrivato al potere. Quella fu una vittoria dello stesso popolo che aveva tanto aspettato e ancor più aveva lottato.
 
Arrivato finalmente al governo ha portato avanti le riforme promesse? Assolutamente no. In cambio è riuscito a realizzare una prodezza: trasformare il Partido dos Trabalhadores nell’unico Partido neoliberal dos trabalhadores al mondo. Non solo ha adottato una macroeconomia neo-liberista ma l’ha anche resa più radicale aggiungendovi un preoccupante tasso di iniquità sociale e ambientale. Perché adesso si deforesta a ritmo accelerato, basta che arrivino i dollari. E non per pagare il debito sociale, ma il debito monetario.
 
Il governo, anziché occuparsi dei popolo, si occupa di problemi monetari, dal momento che in questo tipo di macro-economia l’importante non sono le persone ma i numeri. Bisogna precisare che il governo del presidente Lula ha fatto molte cose buone. Nell’amministrazione attuale c’è più etica e più trasparenza che in tutte quelle che l’hanno preceduta. Mai avevano visto prima lo smantellamento di tante bande di corrotti. I 26 milioni di beneficiari dei sussidi previsti dal programma «Borsa famiglia» sono passati dall’inferno al purgatorio e si sentono come se stessero in paradiso, anche se non sono pochi quelli che dicono, con un pizzico di vergogna: «Mi piacerebbe avere un lavoro non un’elemosina». Per la verità, l’assistenza sociale rappresenta  solo il 5.5% della spesa sociale complessiva, mentre la fetta maggiore del prodotto interno lordo va a finire nelle casse delle banche, che scoppiano di soldi.
 
L’errore di questa politica sociale sta nel fatto che non è ri-distributiva, ma solo distributiva. Ossia che non prende ai ricchi per dare ai poveri. I potentati possono continuare ad accumulare ricchezza senza dover tirare alcun freno alla loro voracità. Sono estasiati e applaudono il governo. Il cambio che i brasiliani aspettavano – e meritavano – è un Piano Marshall per il popolo. Per porre rimedio alla devastazione che la miseria ha provocato nel popolo lungo i secoli occorre un Piano Marshall economico, sociale e culturale.
 
Però il governo preferisce essere super-ortodosso e ascoltare con attenzione devota le lezioni dei faraoni del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale anziché prestare orecchio al clamore degli oppressi del nostro Egitto. Il Pt sta cessando di essere uno strumento del cambiamento e si sta trasformando in un prolungamento dei ceti dominanti di prima. con l’aggravante di usare i simboli e il linguaggio dei Mosé liberatori.
 
Però ha ancora tempo per cambiare. E se non lo farà, chiameremo il sacerdote perché gli somministri l’olio santo dell’estrema unzione e intoneremo il Dies irae dell’antica liturgia funebre della chiesa cattolica.

LEONARDO BOFF 

 
L’impegno di Lula
 
di Giovanni Baroni* • 28.03.05
 
Cari amici, in occasione della Pasqua volevo scrivervi alcune riflessioni sul momento politico e sulla congiuntura attuale in cui siamo coinvolti  sia con il nostro lavoro assieme ai contadini del Nordest brasiliano sia con il nostro impegno político. Ora l´occasione di scrivervi si è presentata leggendo un articolo di Leonardo Boff, che è stato pubblicato in Italia sul “Manifesto” (“Il dies irae di Lula”, 26.3.2005).
 
Questo articolo per essere stato scritto da Leonardo Boff, teologo e scrittore, mi suona strano e soprattutto pieno di errori di lettura della realtà brasiliana, superficiale e con molte frasi ad effetto, là dove la realtà è ben piú complessa.
 
Prima di tutto dire che il PT ha conquistato il potere con l´elezione di Lula è disconoscere il sistema político che è succeduto ai quasi 20 anni di dittatura militare. E’ vero che la nostra democrazia incipiente ha eletto Lula come Presidente, permettendogli di governare per 4 anni. Ma nessuna rottura è stata permessa dal potere reale egemonico non solamente in Brasile, ma, dopo il muro di Berlino, in tutto il mondo globalizzato: il potere economico. O si pensava che un nuovo Messia era arrivato a Brasília? Con Lula abbiamo vinto le elezioni, ma non abbiamo fatto una rivoluzione. 
 
I rapporti di forza in Brasile non sono cambiati con un colpo di bacchetta magica  il primo gennaio 2003. Leonardo riesce ad immaginare il caos se l´inflazione fosse ripartita a livelli insopportabili e se si fosse radicata la “paura” dell´arrivo di un partito di sinistra al comando del piú grande paese dell´America Latina? In un paese dipendente come il Brasile le banche hanno ancora in mano il manico del coltello.
 
Le politiche sociali del governo Lula, che Leonardo critica – senza peraltro enumerare le “cose buone” che sono state fatte – saranno sempre politiche sociali, ossia imperfette e palliative in qualsiasi governo per popolare che sia. Perché solo quando potremo avere accesso al potere potremo avere un sistema economico sociale. Finché siamo immersi  nella grande economia mondiale le cose seguono la logica del Capitale e non c´é Lula al mondo che ne possa sovvertire il corso. O la sinistra in Italia o in Europa ha già operato questo miracolo?
 
Dire poi che il Partito dei Lavoratori è diventato l´unico Partito Neoliberale dei Lavoratori è solo un gioco di parole. Leonardo dovrebbe mostrare quale sindacato in Brasile è all´altezza della sua missione: quale sciopero ha saputo condurre e quali rivendicazioni ha saputo strappare al capitale, se non una umile richiesta di “mantenere” i posti di lavoro per diminuire la disoccupazione.
 
Il PT, nonostante le difficoltà tipiche di chi accede al governo, sta superando la tentazione di governare corporativamente e offrendo alla società progetti strutturali, rivolti alla popolazione piú bisognosa. Non c´é bisogno di estrema unzione – anche perché è una pratica religiosa, che Leonardo pure ha lasciato da parte – perchè il PT, nonostante tutte le critiche, è uno dei pochi partiti in Brasile che ha una ideologia  e una etica costruita nei suoi 25 anni, riconosciuta perfino dai suoi nemici.
 
E’ uno sbaglio proclamare come verità, e per di piú sbandierarla ai quattro cantoni, che il governo ascolta i Faraoni del FMI e non ascolta il suo popolo. Il governo Lula, per la prima volta nella storia di questo paese, si è preso la responsabilitá della fame del suo popolo perché i brasiliani risolvano questo dramma insostenibile.
 
Il PT e Lula sanno che solo con la costruzione del Socialismo si arriverá a questo traguardo.  Ma  dove  abbiamo i riferimenti storici? Chi ci mostra il cammino? Chi conosce la via? Mosé liberatore è un’immagine suggestiva, ma anche lui ci ha messo quarant´anni per arrivare alla terra promessa e in piú lui stesso non l´ha neanche vista.
 
Il ‘dies irae’ non si addice  a chi rimane impegnato nella costruzione di un mondo migliore, che è fatto di mattoni quotidiani, di solidarietà generosa e di appoggio da compagno a compagno. Lasciare naufragare la barca  e benedirla dal di fuori è troppo facile.
 
Molte critiche dobbiamo fare  a noi stessi che ci sentiamo operatori politici nel vero senso della parola, rafforzando l´etica militante che è già così rara nei professionisti delle ammistrazioni pubbliche. Ma se non ci fosse il MST (Movimento Sem Terra) a far pressione su Lula, la riforma agraria non camminerebbe; se non ci fosse l´agricoltura familiare a contrastare l´agro-businnes; se non ci fossero le organizzazioni popolari per opporsi alla fame e alla miseria delle metropoli, Lula non potrebbe sentirsi forte e innovare le pratiche del suo governo. Lula ha bisogno della societá per governare, ha bisogno di chi ha votato per lui, per sentirsi capace di dire no al FMI, per contrapporsi alla forza egemonica del Capitale che ha il comando ancora ben operante e globalizzato. E’ questa Rivoluzione che è in cammino
 
Quindi il messaggio, che volevo contraporre a un quasi macabro appello di un canto funebre, è di speranza, sì, è di unire gli sforzi senza paura; questo dipende da noi, da nessun altro; o vogliamo delegare questo nostro potere come vuole la democrazia borghese?
 
Nel calendario politico brasiliano  fra un anno il governo Lula dovrà presentarsi per essere giudicato dal popolo; con tutte le imperfezioni che la politica borghese ci impone, dobbiamo pensare che sarebbe un grande arretramento permettere ai rappresentanti delle élites oligarchiche di tornare al comando del Governo in comunione perfetta con il potere economico. Settori della sinistra che vorrebbero seppellire addirittura il PT, non hanno mai passato il 2% dei voti…; e sono quelli che gridano più forte contro il PT.
 
Loro vorrebbero riprendere gli insegnamenti di Mao Tse Tung: la Rivoluzione si fa sulla punta del fucile! Ma i tempi sono altri e io ho giá visto il secondo atto di questo “film”, e continuo a credere che un Mondo Nuovo è possibile, una Terra Promessa sarà raggiunta, ma quando tutto il popolo si metterà in marcia. Noi con molti compagni nelle campagne e nelle città stiamo lavorando perché si possa accelerare questa marcia. Il PT sta con noi in questo cammino, anche perché se per caso un giorno non seguirà questo cammino, rimarrà fuori dalla storia. I canti di allegria della gente saranno canti di liberazione assieme a tutti coloro che hanno costruito giorno dopo giorno  la grande patria di noi uomini in questo pianeta Terra.
 
GIOVANNI BARONI
Recife (Brasile)



Leonardo Boff
è Teologo e scrittore brasiliano. (Fonte: il manifesto)

Giovanni Baroni, italiano che da oltre 30 anni opera in Brasile lavorando con i contadini del Nordeste