ECOLOGISTI FELICI


Il rapporto tra esseri umani e natura è visto in termini conflittuali da quasi tutti gli economisti: sia un liberista come Adam Smith che un comunista come Karl Marx, un “socialdemocratico” come John Keynes e un conservatore come Malthus concordano nella visione di una natura nemica, impositrice di vincoli contro cui imprenditori, salariati, homo oeconomicus e stato neo-capitalista devono lottare.

Anche ripercorrendo il pensiero filosofico, troviamo dominante questa contrapposizione tra genere umano e resto della natura (o ambiente o creato): da Aristotele a Tommaso d’Aquino, da Cartesio fino a Hegel, Schopenhauer e Sartre.

Collaborare con madre terra



Con fatica scopriamo però anche un pensiero che colloca la specie umana in rapporto di amicizia, persino simbiosi, con gli altri animali, il mondo vegetale e minerale, la terra, l’acqua, l’aria, tutto l’universo: Pitagora, Francesco d’Assisi, Spinoza, il gesuita teologo e scienziato evoluzionista Teilhard de Chardin e i nonviolenti di forte ispirazione religiosa Tolstoj e Gandhi sono alcuni dei (pochi) riferimenti culturali su cui fondare una proposta economico-sociale in armonia con una visione ecologista del mondo.


Il racconto della creazione



È utile rileggere la Genesi con il racconto della creazione: non siamo più ai tempi di Galileo e dell’Inquisizione, il racconto biblico non va preso alla lettera, ma per i messaggi che esso contiene: «Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco che era molto buono» (1.31); la natura è qualcosa di molto bello, di positivo, così bello da non spiegarsi che come la creazione di un Dio buono. «Dio modellò l’uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita» (2.7); la specie umana non è separata dalla natura, è fatta degli stessi elementi, si nutre di frutta e sementi, come gli altri animali si nutrono d’erba (1.29-30): è lo spirito del Cantico delle creature: messer lo frate Sole, sora Luna e le stelle, frate Vento, sora Aqua, frate Foco e, soprattutto, sora nostra madre Terra.

La riflessione si fa più complessa attorno alle parole «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, perché possa dominare sui pesci del mare e sui volatili del cielo, sul bestiame ecc.» (1.26) e, poco più avanti «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela»: espressioni come «dominare e soggiogare», prese alla lettera, indicano un rapporto di superiorità, di sfruttamento, di mercificazione della natura e di tutto ciò che non è umano, come se fossimo i padroni dell’universo, autorizzati a farne qualsiasi uso, pur di averne un vantaggio.

Ne può scaturire, insomma, una visione antropocentrica in cui ogni cosa ha un valore solo se è utile alla specie umana, che ne può disporre a suo piacimento. È l’ideologia produttivista che sta alla base di gran parte delle teorie economiche e del positivismo scientista che ci ha portato alla strage nucleare “militare” di Hiroshima e Nagasaki, al disastro nucleare “civile” di Cernobyl, alla diossina di Seveso, alla chimica assassina di Bophal (India) a decine di migliaia di morti da amianto, cloruro di vinile, benzene e da tante altre sostanze utili alla produzione e ai profitti.

Ci viene in soccorso il seguito di Genesi: la tentazione di diventare come Dio, mangiando il frutto proibito, è fortissima; Adamo ed Eva non sanno resistervi e distruggono l’armonia con la natura nella quale erano stati posti; si devono rendere conto che «polvere sei e polvere devi tornare» (3.19). A questo messaggio dobbiamo giungere nuovamente: non è il caso di cadere ancora nelle false promesse dei serpenti , ricoperti di dollari invece che di squame.


Iceberg in avvicinamento



Sono sempre più evidenti i segnali che dovrebbero portare a una radicale inversione di rotta. La crescita vertiginosa di popolazione e produzione industriale non lasciano più dubbi sul rapido avvicinarsi dell’esaurimento di alcune risorse, in particolare i combustibili fossili, da cui dipendiamo all’80%: in un giorno consumiamo combustibile fossile che la terra ha prodotto in 1000 lunghissimi anni! L’esplodere di continue guerre e crisi internazionali per il controllo delle risorse energetiche, alimentari e idriche. L’aumento incontenibile dei costi, soprattutto energetici (sia petrolio che uranio), come crescono inesorabilmente i costi della depurazione delle acque e dello smaltimento dei rifiuti non differenziati.

Il moltiplicarsi di patologie degenerative (alzheimer, tumori e leucemie), metaboliche (diabeti) e cardiocircolatorie (infarti) legate al modo di produzione e consumo metropolitano.

I cambiamenti climatici che si manifestano col progressivo aumento della temperatura mondiale e il moltiplicarsi di eventi catastrofici (uragani, brevi e disastrose piogge torrenziali alternate a lunghe siccità).

Ma quasi nessuno, in politica e nella vita quotidiana, sembra accorgersene: si continuano a produrre e a comprare allegramente automobili da mettere in fila nelle tangenziali, con una sola persona a bordo, come se ci fosse un serbatoio inesauribile di petrolio e l’atmosfera potesse assorbire illimitati gas di scarico. Si gettano miliardi di bottiglie di plastica, si trasportano sempre più merci sempre più lontano, con camion e aerei sempre più inquinanti. Una travolgente festa da ballo su un Titanic esteso come tutta la terra, con un miliardo di abitanti in prima classe, e gli altri 5 ai piani inferiori. Tutti ignari degli iceberg in rotta di collisione.


Decrescita e sobrietà



Dati i limiti fisici della Terra, passare dalla crescita cieca alla decrescita è una strada obbligata; il problema è farlo in tempo, evitare un collasso, come quello che ha fatto scomparire civiltà che sembravano non avere problemi, come Mesopotamia, Maya, Isola di Pasqua, Groenlandia pre-colombiana.

La moltiplicazione degli oggetti posseduti non dà la felicità: il “ben-essere” si raggiunge più facilmente con una vita basata sulla sobrietà nei consumi e l’auto-produzione dei beni.



La decrescita
può cominciare con una scelta di vita personale o di piccola comunità: l’auto-produzione del maggior numero di beni, di cui si ha bisogno, fuori dal mercato, dalle materie prime (latte, grano, pomodori, frutta, uova, ecc.) ai beni (pane, pasta, dolci, yogurt, passate, marmellate).  In questo modo si mangia genuino, con sapori, colori e profumi veri, spendendo molto poco in denaro, ma con maggior impegno fisico e mentale (il che non guasta). Assieme c’è la sobrietà: riduzione di consumi superflui (o dannosi, come fumo, eccesso di zuccheri e di alcol, mettersi in coda in auto per ore, ecc.), e sostituzione di mezzi inquinanti/discriminanti con altri più “leggeri” ed equi: esempi consistenti sono sostituire l’auto privata con mezzi pubblici, la bici, o l’andare a piedi, e la sostituzione del riscaldamento/condizionamento a combustibili fossili con una buona coibentazione e i pannelli solari. L’insieme di autoproduzione e sobrietà (senza estremismi, con intelligenza, entusiasmo, coinvolgendo amici e vicini) ci libera da un po’ di schiavitù delle merci, toglie importanza al denaro, al lavoro dipendente, crea “tempo liberato” da utilizzare per il proprio piacere; è “ecologia della mente“.


… e di economia locale

Decrescita e sobrietà sono anche proposte complessive per la società, a partire da esperienze locali che si allargano via via. Ecco alcune idee: Corsi di auto-produzione in orticoltura, cucina, falegnameria, cucito, ecc. in ogni tipo di scuola, e in sedi aperte a tutti, giovani, adulti e anziani; Corsi di manutenzione, riparazione, restauro di ogni tipo di bene, per farli durare il più a lungo possibile: biciclette, mobili, impianti elettrici e idraulici, elettrodomestici, automobile, ecc.

Produrre entro un raggio di pochi km i beni di prima necessità (alimenti, abbigliamento, edilizia e arredo), utilizzando il più possibile materiali locali e/o di recupero, in modo da ridurre trasporti e pendolarismo; consumare prodotti locali, garantiti dai marchi d’origine e venduti direttamente dai produttori nei campi e in mercati locali settimanali.

Ridurre al minimo i rifiuti, compostando in orto gli scarti verdi e di cucina, con la raccolta “porta a porta” e una tariffa proporzionale ai rifiuti prodotti. Incentivare la mobilità pedonale, ciclabile, su mezzi pubblici a basso inquinamento, tra loro fortemente interconnessi: treni, tram, bus a metano, metro di superficie, taxi collettivi, car pulling.

Sostenere, con leggi, regolamenti, incentivi economici, comunicazione, ecc., l’auto-produzione e l’economia locale. Valorizzare il turismo (anche culturale e naturalistico) nella propria regione. Sostenere le Reti di Economia Locale e le Banche del Tempo, basate sul baratto e sullo “scambio circolare” di servizi e di beni: accompagnare i bambini a scuola o gli anziani al mercato, insegnare una lingua straniera o a suonare uno strumento musicale sono “servizi” che devono uscire dallo scambio monetario, per rientrare nella normale (millenaria) vita comunitaria.

Michele Boato

(Direttore Ecoistituto del Veneto «Alex Langer»)


Fonte: Mosaico di pace N.8 – Settembre 2008