[Eusebio Gatto • 27.09.08] Racconto che partecipa al Concorso solidal-umoristico-letterario nazionale «Léggere nel verde». Oggi alle 16,33, mentre la mia padrona Ludmilla Origanovsky (una giovane ginecologa immigrata dalla Bielorussia, badante del vecchio pazzo Bepi Sanitaria) stesa sull’erba del giardino leggeva la Divina Commedia, mi sono arrampicato sul fico per catturare una lucertola. Non che volessi mangiare la povera bestiolina, eh! Volevo solo acchiapparla, tanto per fare un po' d'esercizio, e poi di lasciarla andare per i fatti suoi...

DIARIO DI UN GATTO MORO INCINTO

Racconto che partecipa al Concorso solidal-umoristico-letterario nazionale «Léggere nel verde». Trovi il bando qui.

DIARIO DI UN GATTO MORO INCINTO

di Eusebio Gatto

Sabato 23 agosto 2008

SUL FICO

Oggi alle 16,33, mentre la mia padrona Ludmilla Origanovsky (una giovane ginecologa immigrata dalla Bielorussia, badante del vecchio pazzo Bepi Sanitaria) stesa sull’erba del giardino leggeva la Divina Commedia, mi sono arrampicato sul fico per catturare una lucertola. Non che volessi mangiare la povera bestiolina, eh! Volevo solo acchiapparla, tanto per fare un po’ d’esercizio, e poi di lasciarla andare per i fatti suoi.

Il grande fico, contorto e mostruoso, ha prodotto quest’anno più di un quintale di frutti. La mia padrona si è a sua volta esercitata cogliendo i teneri fichi, che ha regalato a parenti e ad amici. Lei non ne ha mangiato che due o tre ad ogni raccolta, perché ha l’ernia iatale, poverina.

Il fico si allarga sopra il garage. I fichi maturi e non colti cadono sul tetto della casa delle macchine, e sul marciapiede intorno, e sul sentiero che porta nell’orto… Quando la mia padrona va a cogliere le melanzane e/o i peperoni… insomma quelle cose lì che a me non interessano, si inzacchera le ciabatte. Fichi schiacciati, vespe indiavolate, mosche a volontà, lucertole a caccia di mosche, gatti a caccia di lucertole… Sì, i gatti dei vicini, tra i quali la mia morosa Eufemietta.

Insomma, per farla breve: mentre mi arrampicavo sul fico una vespa mi ha punto in un orecchio. Bestia infame! Sono sceso miagolando, la mia padrona ha smesso di limarsi le unghie e mi ha preso in braccio. Mi agitavo come un matto, l’orecchio mi bruciava! La mia padrona non capiva la causa di tanta disperazione, e siccome mi usciva sangue dalla puntura della vespa, non ha trovato di meglio che prelevare qualche goccia appunto di sangue e analizzarla.

Mezzo minuto dopo il prelievo, la mia ginecologa gridava più di me: «Vaccacànsky, diavolobéccov, il gatto è incinto!». Intanto il male mi era un po’ passato, sono sceso dalle braccia di Ludmilla e sono entrato in casa dalla finestra del bagno… (Il gatto Moro Eusebio)

Domenica 24 agosto 2008

ATROCI DUBBI

Ho trascorso tutto il giorno sdraiato su una copertina di pile, sbadigliando. Il vecchio pazzo Bepi Sanitaria (che devo comunque ringraziare: permette a Ludmilla di tenermi in casa e nutrirmi lussuosamente) ogni tanto veniva ad accarezzarmi. La mia padroncina era pensierosa, mi guardava, scuoteva il capo, diceva: «Eusebio, ostregov, in che guaio ti sei cacciato? Non pretendo che il mio gatto sia vergine, miseriovsky, ma con quale diabolica gatta ti sei messo? A meno che…».

Il silenzio di Ludmilla era pesante e pieno di mistero. Pensavo: ma che cosa passa per la testa di questa ragazza? Crede che io sia un gatto extraterrestre? Pensa che abbia avuto a che fare con qualche maschione, gatto o altro animale, magari anche uomo? Ritiene forse, o almeno dubita, che la mia gatta Eufemietta abbia il potere di mettere incinto il maschio?

Per la miseria, che dubbi, che tormento!

Ludmilla, dopo numerosi giri intorno alla tavola della sala da pranzo, dopo lo sgranocchiamento di due gelati tolti dal frigo duri come pietre, dopo decine di sospiri, ha telefonato al veterinario e gli ha spiegato la situazione:

– Dottor Vacca, sono Ludmilla, la badante di Bepi Sanitaria. Mi trovo in una situazione assai strana, quasi di malessere fisico. Mi è successo…

– Signorina Ludmilla, chiami il medico di guardia, io non posso esserle d’aiuto. Vorrei tanto venire lì, lei lo sa, ma solo il medico può darle una risposta utile, non il veterinario!

– Ma no, dottore, non sto davvero male fisicamente. Il mio gatto ha un tremendo problema, e non posso portarglielo – il gatto col problema – perché devo badare al signor Bepi.

– Ah, ma allora chiudo temporaneamente l’ambulatorio e mi precipito da lei, mia cara!

In cinque minuti il dottor Vacca è arrivato, mi ha visitato, si è fatto spiegare tutto, mi ha prescritto altre analisi del sangue e delle urine, e una dieta leggera. Ha disinfettato il mio orecchio… Ha stretto la mano alla mia padroncina, trattenendola a lungo tra le sue mani. Òstrega, ha trattenuto tra le sue la mano di Ludmilla, non Ludmilla stessa. Sono un gatto, sto poco bene, forse sono incinto, ho frequentato solo il Liceo Scientifico Felino (LSF) e ho una laurea in teologia gattolica, ma so che non si può scrivere «croccantini per gatti al prosciutto crudo» senza essere fraintesi.

Sono in attesa di sviluppi. Aspetto i risultati delle analisi del sangue e delle urine, e anche la prossima puntata del tenero rapporto tra Ludmilla e il dottor Vacca.

Lunedì 25 agosto 2008

MI CONFESSO 

Ho avuto la febbre per tre giorni, orcamiseria. La mia padrona – preoccupata da matti – mi ha coccolato e curato. Il dottor Vacca è venuto ogni giorno a vedere come stavo. Oggi sto molto meglio, anche se la preoccupazione per il mio stato interessante non mi lascia mai…

A questo punto sento il dovere di chiarire alcune cose, per essere compreso da eventuali lettori. Come tutti i gatti decentemente colti, so scrivere. Ma come scriviamo, noi felini domestici? Grattiamo segni sui tronchi degli alberi che abbiamo a portata di zampa. Con questi graffi…ti, con pisciatine particolari, con spruzzi ormonali, e miagolando in vari modi espressivi, ci comunichiamo tante cose, dai bisogni materiali ai sentimenti. Ludmilla conosce bene il linguaggio e la scrittura di noi gatti, ed è in grado di tradurre i miei diari nella lingua e nella scrittura umane.

Il secondo chiarimento riguarda il colore del mio pelo. Ho dato a questo testo il titolo «Diario di un gatto moro incinto», appunto perché ormai convinto di essere in stato interessante. Ho scritto “moro”, ma devo dire che io sono bianco. Ludmilla, quando mi ha trovato abbandonato sotto la carriola dell’ortolano Gigi Salatina, era appena arrivata in Italia e sapeva assai poco della lingua umana di questo paese. Aveva sentito parlare di gatti mori, ma non sapeva che l’aggettivo si riferisse al colore del pelo. Così mi ha chiamato e mi chiama ancora Moro: «Moro, vieni a mangiare due alette di pollo arrosto! Moro, piantala di graffiare il divano di Bepi, non vorrai scrivere il tuo diario anche lì!…». Mi chiama Moro, ma io sono bianco.

Beh, come si capisce dal fatto che ho avuto la forza sufficiente per graffiare il diario di oggi sulla corteccia del giovane noce nel giardino di Bepi Sanitaria, oggi sto meglio.

Martedì 26 agosto 2008

NOVITÀ IMPORTANTISSIME!

Sto bene. Non mi arrampico sul fico che allunga le zampe sopra il garage, per paura di altre punture di vespa, ma anche perché i fichi sono caduti tutti e le mosche non vengono più a succhiarne il mosto. E se non ci sono mosche non ci sono neanche lucertole. E se non ci sono lucertole da inseguire – sia pure per gioco – che cosa volete che vada a fare?

Da quando Ludmilla ha chiamato il veterinario, per timore che io tirassi le cuoia e per dirimere la questione del mio stato interessante – il dottor Vacca è venuto qui due volte al giorno. Ogni volta mi visita, mi gratta la pancia e il collo, mi prende in braccio e mi strizza… sembra quasi un gattofilo, nel senso peccaminoso del termine, orcocàn! Oggi però ho capito che cosa c’è sotto al suo comportamento affettuosissimo e un po’ sensuale nei miei confronti: non potendo subito coccolare Ludmilla, coccola me. Anche perché la mia affettuosa padroncina è una ragazza seria e non si lascia certo coccolare e strizzare di primo acchito.

Stavo passeggiando in corridoio e occhieggiando nelle varie stanze dell’appartamento di Bepi Sanitaria, quando… In biblioteca, dove il povero vecchio Bepi non va più perché ormai è un po’ fuori di testa e i libri sono usciti dai suoi interessi, Ludmilla era seduta sul divanetto e Pipino Vacca (da oggi lo chiamerò solo Pipino: ormai è un parente!) le si genufletteva davanti: – Ludmy, mia cara, i tuoi occhi verdi un po’ felini, la tua dolcezza, la tua aria misteriosa…

– Pipino, ma quale mistero? Sono una ragazza qualunque!

– Qualunque? Sei speciale. Ti amo come un matto. E tu?

– Ostregoff, anch’io!

– Ci sposeremo.

– Calma, non immediatamente…

– Terremo con noi Moro Eusebio: lui è all’origine del nostro amore. A proposito, sai che non è affatto incinto? Era incinta la vespa che lo ha punto. Questo è il risultato finale di tutte le indagini eseguite…

Dopo queste ultime parole, in due balzi raggiunsi la camera da letto di Ludmilla, mi stropicciai sul tappeto, graffiai il copriletto, mi arrampicai su per i tendaggi raffinati… Lo so, combinai un disastro, ma voi lettori maschi e forse anche qualche femmina, provate a mettervi nel mio pelo…

Andrò in ferie, orcamiseria, mi stenderò nell’orto a leggere un libro, farò la cacca nelle aiole del vicino, ignorerò per un po’ la mia morosa Eufemietta. Un po’ di tregua, e di cultura, finalmente. Tanto, il mio futuro è assicurato, anche senza assicurazione. Quanto a questo diario, lo riprenderò più avanti, in autunno inoltrato.  (Gatto Moro Eusebio)