[di Laura Beschin • Novembre 1997] "Un viaggio fuori e un viaggio dentro". Questa, in sintesi, la nostra esperienza in Ecuador vissuta nel mese di agosto. Siamo cinque giovani, Mariagiovanna, Nicoletta, Paola, Laura e Tiziana del Vicariato di Cologna Veneta e dintorni...

ECUADOR. VACANZE…CHE MISSIONE!

“Un viaggio fuori e un viaggio dentro”. Questa, in sintesi, la nostra esperienza in Ecuador vissuta nel mese di agosto. Siamo cinque giovani, Mariagiovanna, Nicoletta, Paola, Laura e Tiziana del Vicariato di Cologna Veneta e dintorni. Il giorno 29 luglio, dopo 17 ore di volo siamo atterrate a Quito, la capitale del più piccolo dei Paesi andini, bagnato dall’Oceano Pacifico. Ad attenderci c’era P. Dario Pravato, missionario comboniano originario del colognese, incaricato dell’animazione pastorale vocazionale giovanile dell’intero Ecuador. Questo viaggio si è inserito all’interno del progetto di gemellaggio Vicariato di Cologna Veneta-Quito che con P. Dario si è pensato e si cerca di realizzare: ponte ideale che aiuti i giovani, attraverso lo scambio di esperienze di vita e di fede, a scoprire l’importanza e l’urgenza della dimensione missionaria, insita nell’essere cristiani, ma troppo spesso carente nel nostro modo di condurre l’esistenza quotidiana. Dopo alcuni giorni di ambientamento nella capitale, abbiamo iniziato il nostro peregrinare in diverse città dell’Ecuador (El Carmen, Quinindè, Esmeraldas, S.Maria de los Cayapas, Guayaquil e Otavalo) per conoscere la realtà del Paese. In alcune di queste località abbiamo partecipato ai Congresos de America Misionera: 2-3 giorni di convivenza con i giovani, organizzati da questo movimento fondato da P. Dario che ha come obiettivo fondamentale quello di aiutare le persone a trovare un significato nella loro esistenza. Da subito l’Ecuador ci ha mostrato le sue molteplici, complesse e spesso contraddittorie facce. Dal punto di vista geografico questo paese è suddiviso in tre zone: la sierra, attraversata da Nord a Sud da due catene andine parallele; la costa, a Ovest; la foresta, ad Est. Ciò determina la presenza di bellissimi ecosistemi molto diversi tra loro; dal punto di vista fisico ci siamo così dovute velocemente adattare a sbalzi di altitudine (anche di 4000 metri) e di clima, dal secco-temperato della sierra al caldo-umido della costa. L’Ecuador è una terra ricca di risorse, ci hanno detto, e questo lo abbiamo potuto constatare anche noi, passando per i mercati e vedendo le innumerevoli varietà di frutta e verdura, oppure incontrando i camion di petrolio che percorrono la strada che conduce alla raffineria di esmeraldas. Dal punto di vista sociale non è difficile accorgersi del divario esistente tra i pochi ricchi e i molti poveri. Abbiamo incontrato poveri emarginati nei sobborghi urbani, nelle piantagioni e in zone sperdute, dove ancora si vive in tribù. Abbiamo visto trasparire dai loro occhi tanto coraggio, tanta fiducia e speranza in Dios todopoderoso (Dio onnipotente), il desiderio di riscatto, ma anche la fatica di vivere, l’assenza di dignità e l’imbrutimento dell’umanità. Dal punto di vista amministrativo ci siamo accorte che qui, come in quasi tutti i Paesi dell’America Latina, il potere politico coincide con il potere economico e la corruzione è dilagante. Ci sono tuttavia nobili opere comunali sorte per aiutare i più indigenti e ci sono tanti uomini e donne di buona volontà, in primis i missionari, che hanno scelto di mettersi dalla parte di chi non ha voce, di chi è sfruttato, di chi non conta. La famiglia e la donna, in particolar modo, sono le due realtà maggiormente lacerate e sofferenti. Il nostro è stato, dunque, un interessante viaggio “fuori”, ma è stato anche un viaggio “dentro di noi”, perché tutto quello che abbiamo conosciuto in modo sensibile ha finito per scombinare i nostri pensieri: entrare a contatto con una società diversa da quella europea, e in particolare italiana, ci ha costretto a spogliarci di tutto ciò che è “sovrastruttura” e a fare i conti con le nostre certezze, i nostri dubbi e le nostre fragilità. Vivere nei congresos con i giovani ecuadoriani ci ha permesso di attuare realmente uno scambio di esperienze di fede e ci ha consentito di scoprire molti denominatori comuni nella fatica di rispondere sempre più a “ciò che si è”. Momenti di particolare comunione sono stati quelli di preghiera in cui univamo le nostre mani per invocare, pur in lingue diverse, lo stesso Padre e quelli di accoglienza reciproca in cui ci siamo scambiate le nostre esperienze di fede. In questi momenti P. Dario e gli altri missionari incontrati hanno avuto un ruolo fondamentale: ognuno con la sua peculiarità ci ha permesso di capire meglio che cosa vuol dire vivere la missione. La loro vicinanza e la loro amicizia sono state per noi un continuo rimando all’essenziale. Il loro straordinario coraggio e l’ottimismo nella quotidianità spesso avvilente ci hanno reso palpabile la presenza di Dio… In quale altro modo si potrebbe spiegare, altrimenti, la loro scelta di lasciare beni e affetti per andare a lottare come tanti don Chisciotte contro i mulini a vento? Di fronte a queste persone che hanno scelto di vivere in modo radicale, inevitabilmente noi ci siamo sentite interpellate: forse ciascuna di noi può dare qualcosa di più, può fare qualcosa di meglio. Ora che siamo tornate desideriamo che questo “viaggio” continui. Anche il nostro modo di rapportarsi con il “diverso” riteniamo meriti una virata. Si tratta di abbandonare per primo l’atteggiamento di superiorità che poco o tanto noi occidentali abbiamo nei confronti di quelle culture che appartengono a società materialmente svantaggiate. Concretamente noi possiamo sostenere chi già sta attuando dei progetti di cooperazione: cercheremo con l’aiuto dei giovani del nostro Vicariato di raccogliere fondi per la costruzione del centro Giovanile polifunzionale che p. Dario, animato com’è da una grande passione per i giovani, sta realizzando a Quito. Se qualcuno dei lettori volesse contribuire a questo progetto lo può fare versando la sua offerta sul c/c postale n° 19024371 intestato a P. Dario Pravato, via Suppiavento 11/A – 37044 Cologna Veneta (VR).


Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Novembre/Dicembre 1997 del giornale «il GRILLO parlante»