[ANSA - Warnews • 12.02.04] Fonti governative parlano di 196 morti negli scontri interetnici avvenuti a fine gennaio nella provincia di Gambella, ovest dell'Etiopia.Lo riferisce radio Nairobi, secondo la quale 172 delle vittime sono minatori che lavoravano in una miniera d'oro nei pressi della citta' di Dima, circa 220 Km dal capoluogo Gambella...

ETIOPIA. SCONTRI ETNICI FANNO CENTINAIA DI MORTI

(ANSA) – NAIROBI, 11 FEB – Fonti governative parlano di 196 morti negli scontri interetnici avvenuti a fine gennaio nella provincia di Gambella, ovest dell’Etiopia.Lo riferisce radio Nairobi, secondo la quale 172 delle vittime sono minatori che lavoravano in una miniera d’oro nei pressi della citta’ di Dima, circa 220 Km dal capoluogo Gambella. La strage sarebbe stata compiuta dall’etnia degli Anuak, le vittime invece sono genti degli altipiani. Ieri fonti Onu a Nairobi avevano parlato invece di circa 70 vittime. Dopo una trentennale guerra d’indipendenza (1961-1991) in cui l’Eritrea è formalmente diventata indipendente dall’Etiopia, nel 1993, quest’ultimo paese è diventato un super-feudo americano (solo nel 1995 gli Usa hanno destinato a questo paese il 48% di tutti gli aiuti finanziari alle nazioni africane, in cambio della svendita dell’economia nazionale alle multinazionali americane). L’Eritrea da parte sua ha imboccato con decisione la strada dell’indipendenza economica dal gigante americano e dagli istituti finanziari internazionali quali FMI e Banca Mondiale, dando vita ad un inedito quanto coraggioso modello di sviluppo, basato sulle risorse e le tradizioni locali, invece che sui capitali e gli interessi stranieri.
Gli Usa, interessatissimi a penetrare in un paese collocato in una posizione geo-politicamente strategica, hanno provato in tutti i modi a “riportare alla ragione” la ribelle Eritrea, che però ha continuato ad opporre una fiera resistenza, culminata nel “no” di Asmara alla concessione di basi militari agli Usa. Pochi mesi dopo, nel maggio del 1998, le truppe della “fida” Etiopia, finanziate da Usa e Israele, invadono l’Eritrea, con il pretesto di rivendicazioni di confine, un argomento che in effetti ha sempre contribuito a tenere alta la tensione tra i due paesi.
Lo scopo, reso evidente dalle offensive in profondità dell’esercito etiope, assistito dall’altro dai satelliti Usa, è l’invasione e l’assogettamento dell’Eritrea. Ma l’impresa non riesce, e il conflitto si trasforma in una logorante “guerra di posizione”, che ha causato fin’ora almento 40mila morti e mezzo milione di profughi.
Solo quando le truppe di Addis Abeba si sono rese conto dell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo, il governo etiope si è mostrato disponibile al dialogo, chiesto più volte da Asmara, resa comunque ormai capitale di un paese messo in ginocchio da bombardamenti che hanno distrutto tutte le più importanti infrastrutture.
 
 
Notizie da www.warnews.it del 10.02.04
 
Gli ultimi giorni sono stati drammatici in Etiopia: nell’est come nell’ovest del Paese sono stati registrati episodi di violenza che hanno causato decine di morti. La prima ondata di scontri etnici si è verificata nel West Harerge, zona orientale dell’Etiopia abitata prevalentemente da popolazioni di etnia Somali ed Oromo ed avrebbe fatto almeno 18 vittime.
Secondo l’Ethiopian Human Rights Council (EHRCO), coraggiosa voce di tutela dei diritti umani e della libertà di stampa, le scintille scatenanti il conflitto sarebbero statei i dissidi di natura politica su chi debba controllare l’amministrazione del distretto di Meisso, centro situato a circa 500 km ad est della capitale Addis Abeba.
Il distretto di Meisso è situato a metà tra gli stati regionali Oromya e Somali e ricava notevoli risorse fiscali dalla produzione di khat, arbusto famoso per le proprietà narcotiche che ne fanno un’importante erba medicinale, esportata anche al di fuori dell’Etiopia.
L’EHRCO accusa apertamente il governo centrale di fomentare l’odio etnico, a causa della stessa suddivisone regionale su basi etniche e linguistiche.
La seconda ondata di scontri che ha fatto almeno 40 vittime, è stata registrata invece intorno a Gambella, nella parte occidentale del Paese al confine con il Sudan, teatro già di violenze nel dicembre 2003 che portarono ad un rapido esodo di massa di migliaia di Anuak verso il Sudan.
In questo caso gli scontri sono scoppiati a Dimma, a circa 800 km da Addis Abeba, campo profughi che ospita circa 18.700 esuli dalla guerra civile sudanese.
Fonti umanitarie sostengono che momenti di tensione si erano già verificati alla fine di gennaio, ma soltanto ora si è giunti ad un vero e proprio regolamento di conti tra fazioni avverse di Anuak, Nuer e abitanti degli altipiani. Le notizie restano però estremamente scarne e si attendono i prossimi giorni per capire veramente cosa sia successo.
Ricordiamo che circa 2 mesi fa, analoghi episodi di violenza nella regione di Gambella erano stati presentati come semplici scontri di natura etnica, rivelandosi poi più tardi come dei massacri veri e propri ai danni degli Anuak, perpetrati con il sostegno attivo dell’esercito etiope. (Federico Flora).