La celebre filosofa ungherese Agnes Heller sarà a Verona dal 4 all’8 di aprile su invito della casa editrice «Il margine» di Trento e del Centro per la Pace del Comune di Bolzano per lavorare, insieme ai curatori Francesco Comina e Luca Bizzarri, alla stesura di un libro – in preparazione per l’autunno – che ricostruisce la storia di questa grande pensatrice ebrea che ha resistito ed è sopravvissuta prima al nazismo (il padre morto ad Auschwitz e lei costretta, insieme alla mamma, a vivere l’incubo del ghetto di Budapest) poi al regime comunista sovietico per aver seguito la via del marxismo eterodosso del maestro György Lukacs (costretta ad emigrare negli anni Settanta ha insegnato per oltre trent’anni fra l’Australia e New York) e oggi all’attuale governo nazionalista e populista del presidente ungherese Viktor Orban (la Heller è diventata il punto di riferimento morale della opposizione al governo in carica, portatore di un modo assolutistico di pensare alla politica che ricorda – sono parole della stessa Heller – la strategia bonapartista).
Nel corso della prima giornata del suo soggiorno veronese la Heller terrà un incontro pubblico alle ore 20,30 nella sala consiliare di Sommacampagna sul tema «I bisogni reali nel tempo della crisi economica», sollecitata dal coordinatore del Centro per la Pace del Comune di Bolzano e giornalista, Francesco Comina e dallo scrittore Paolo Bertezzolo. Appuntamento organizzato in collaborazione con la locale «Sommacampagna popolare».
Sempre mercoledì alle 17,30 incontrerà gli studenti del liceo linguistico «Enrico Medi» di Villafranca nella sala conferenze della Biblioteca civica.
Nata a Budapest nel 1929 Agnes Heller è sfuggita adolescente alle deportazioni naziste. Nel 1949 diviene allieva e amica del filosofo György Lukács, e ne condivide i tormentati rapporti con il partito comunista successivo alla rivolta del ’56.
Durante il regime di Kádár, la Heller viene progressivamente privata della possibilità di insegnare, di viaggiare all’estero e di pubblicare i suoi libri. Nel 1968 protesta duramente contro l’intervento sovietico in Cecoslovacchia. Le vicende della «Scuola di Budapest» da lei fondata (composta anche, tra gli altri, da Mihály Vajda e György Márkus) vengono rese note all’opinione pubblica occidentale dalla lettera di Lukács al Times Literary Supplement del 1973.
Nel 1977 Heller lascia infine l’Ungheria per l’Australia, e quindi per New York, ove insegna tutt’ora presso la New School.
A seguito della caduta del Muro di Berlino, la Heller ha fatto ritorno in Ungheria, pur non rinunciando al suo insegnamento in America. Il pensiero della pensatrice ungherese si inserisce in un primo tempo nella linea di interpretazione lukacsiana del pensiero di Marx, analizzandone il nesso tra bisogni e valori (il libro «La teoria dei bisogni» è stato uno dei testi più letti e discussi negli anni Settanta anche in Italia e una delle opere filosofiche più importanti del ‘900). In seguito al trasferimento in Occidente, la filosofa ungherese concepisce tre grandi progetti: una filosofia della Storia, una teoria dei Sentimenti e una teoria della Morale. Da alcuni anni la Heller porta avanti una riflessione sul tema dell’etica che è sfociata nel suo ultimo libro in italiano dal titolo «La bellezza della persona buona».