Per il ciclo «Incontri d`autore», giovedì 6 dicembre alle ore 20,45 presso la Libreria Bonturi, in Corso Venezia a San Bonifacio, Renzo Favaron accompagnato da Luca Donini al sassofono, presenterà il suo ultimo libro «Ieri cofà ancuò» (ed. La Vita Felice)
Renzo Favaron è nato a Cavarzere nel 1959, vive e lavora a San Bonifacio (Vr). Dopo un’iniziale plaquette in lingua, uscita nel 1989, intitolata «Voci d’interludio», nel 1991 pubblica in dialetto veneto «Presenze e conparse», con prefazione di Attilio Lolini. Del 2001 è il romanzo breve «Dai molti vuoti». A partire dal 2002 pubblica alcune minuscole plaquette presso le edizioni Pulcino-Elefante. Nel 2003 pubblica «Testamento», un’altra raccolta di poesie in dialetto, con prefazione di Gianni D’Elia; nel 2006 «Di un tramonto a occidente» e nel 2007 «Al limite del paese fertile», venti anni di poesia in lingua accompagnate da tre cartelle di Alberto Bertoni. Il racconto «La spalla» è del 2005. La’utore è presente in varie riviste letterarie e antologie. Ed ha collaborato con la rivista «il Verri». Sue poesie sono state pubblicate in tiratura limitata dalle edizioni «Quaderni di Orfeo» e «Il ragazzo innocuo». Del 2009 è in «Cualche preghiera», con postfazione di Giancarlo Consonni, e vincitore del premio Salvo Basso. Segue nel 2011 «Un de tri tri de un», che raccoglie venti anni di poesia in dialetto, con note di Giovanni Tesio e Lorenzo Gobbi.
IL LIBRO – Molte le tonalità e molti i temi che il poeta tocca in questa raccolta dal titolo emblematico e provocatorio: «Ieri cofà ancuò». Poesie in dialetto e alcune in lingua: il senso metafisico del tempo, innanzi tutto, ovvero il sentimento che il tempo passato, come già affermava Eliot, altro non è se non un eterno presente. Di qui l’affollarsi dei visi venuti dal passato o «da lontan», che fa affiorare esseri cari e perduti con sentimento profondo di elegia. La scatola del tempo e della memoria appare spesso scossa da tensioni opposte: il senso dell’inutilità di tutto, la consapevolezza di non dire che «parole fruae», l’aggirarsi per regioni dove la vita non «è niente», tutto ciò apre tuttavia, e più spesso di quanto possa sembrare ad una prima lettura, alla luce. In un dialogo continuo tra spinte ideali e fango terrestre, la poesia di Renzo Favaron è attraversata da vibrazioni oscure. Eppure, di là da ogni riflessione amara, in questa poesia compaiono ripetuti e inaspettati sprazzi di luce, un’adesione immediata alla natura intorno, dentro di noi rimane la parola «nostos», che vuol dire ritorno alla casa e anche ritorno alla terra, ovvero dolcezza insieme di ricordo e di rimpianto che, se solo la poesia sa placare, continua a respirare in una mai sospesa, inestinguibile nostalgia.
L’incontro è promosso dalla Libreria Bonturi con il patrocinio del Comune di Sanh Bonifacio e la collaborazione della Consulta Giovanile.
Ingresso libero.