07.09.2013 – Soave (Vr) – Poesia e musica «E cielo e terra si mostrò qual era»

Il Coro Polifonico di Monteforte, diretto dal Maestro Mauro Zuccante, vi invita a Soave (Vr) sabato 7 settembre 2013 alle ore 20,45 nel Cortile del Palazzo del Capitano (sede del Municipio di Soave), alla serata «E cielo e terra si mostrò qual era». Musiche di Zuccante e testi di Giovanni Pascoli.

«E cielo e terra si mostrò qual era», proposto dal PolifonicoMonteforte per la prima volta il 23 giugno 2013 a Monteforte d’Alpone, è un percorso poetico-musicale scandito dallo scorrere delle stagioni. Il contenuto poetico è tratto dall’operaMyricae di Giovanni Pascoli. Le liriche ruotano intorno a tematiche agresti.

«Sono frulli d’uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane», dice lo stesso poeta. La selezione poetica è ordinata nel tempo. Dodici poesie, ciascuna delle quali associata ad un mese dell’anno. In alcuni casi il nome del mese è esplicitato nel titolo della poesia (Canzone d’Aprile, Sera d’Ottobre, Novembre). Altrimenti, si è scelto di collocare un testo in un mese ritenuto temporalmente, ma alquanto arbitrariamente, affine (Nevicatain gennaio, Viole d’inverno in febbraio, e così via).

Il piccolo, umile e mitizzato mondo bucolico, che prende forma in questo apocrifo calendario pascoliano, è carico di significati simbolici. La lettura musicale delle poesie si propone di superare la soglia del bozzettismo. Scoprire la sostanza delle cose, accedere al mistero che avvolge la vicenda tragica dell’uomo, attraverso i segni della natura. Come si dice nel titolo, insomma: «E cielo e terra si mostrò qual era». «Cerco sempre di intonare le mie liriche come se dovessero essere cantate…», confidava Pascoli ad un’amica.

Il canto, quindi, esprime oltre la recitazione. Il compositore alle prese con la trasposizione musicale dei testi poetici di Giovanni Pascoli non compie un’opera di invenzione, ma di svelamento. Mi spiego. Il flusso poetico del verso pascoliano scorre in un «alveo fonico» già predisposto al canto. Non è solo questione di rime e di regolarità di accentuazioni metriche. C’è una complessa «sinfonia verbale» di suoni ed echi, che alcuni critici hanno definito fonosimbolismo.

C’è una «corrente sotterranea» di assonanze, consonanze, ripetizioni, onomatopee, che alludono alla corrispondenza tra il respiro poetico e quello musicale. Il giovane Pier Paolo Pasolini chiamava «musica delle parole» il poetare pascoliano. La mutevole ed infinita polifonia del mondo evocata nelle Myricae viene parafrasata da un collettivo vocale. Non è dunque una voce solitaria che narra, ma quella di un coro. L’espressione corale estende la tragicità della vicenda del singolo individuo alla dimensione universale dell’umanità. E ciò – se si vuole – conforta.

Ingresso libero.