Il Centropace del Comune di Bolzano vi invita venerdì 20 gennaio 2012 alle ore 18 presso la Sala di Rappresentanza del Comune, all’incontro: «Caccia F-35. 15 miliardi di euro per fare la guerra a chi?».
Interverranno: Renato Sacco (Pax Christi Italia) e Giorgio Beretta (Rete per il Disarmo)
«Un nuovo aereo da guerra? Certo! Si chiama Joint Strike Fighter, più semplicemente JSF 35. Se ne sentiva proprio la mancanza! Il progetto ne prevede l’assemblaggio all’aeroporto militare di Cameri (Novara). Sul territorio ci si sta mobilitando da quando si è saputo di questo accordo».
É quanto si leggeva su Mosaico di pace, nel lontano dicembre 2006. Sono passati più di 5 anni, a che punto siamo?
Proprio in queste ultime settimane diversi quotidiani a livello nazionale hanno dato molto risalto alla notizia della folle spesa per gli F35 ! E non possiamo che esserne contenti. Ben venga che se ne parli il più possibile. Che ci si possa rendere conto di questa spesa folle. Sono intervenuti anche diversi politici. Su Mosaico ne abbiamo parlato tante volte dedicando editoriali e copertine. La Rete Italiana per il Disarmo lavora, con capillare documentazione, perché si fermi questo progetto di aereo d’attacco, non di difesa, che costerà all’Italia oltre 15 miliardi di Euro. L’Italia si è impegnata ad acquistare 131 caccia bombardieri F35. Il costo di ognuno è di circa 150 milioni di Euro. Numerosi gli appelli, i comunicati, gli incontri per richiamare l’attenzione a questo progetto e per chiedere che venga sospeso. Lo avevano fatto, nel gennaio 2007 anche il Vescovo Presidente di Pax Christi, mons. Valentinetti e il Vescovo di Alessandria e delegato per la pastorale sociale piemontese, mons. Charrier: “Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica sorta recentemente sul nostro territorio piemontese relativa all’avvio dell’assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri (Novara). Riteniamo che la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi”. Ma intorno sembrava esserci il deserto, o quasi, nonostante le migliaia di firme raccolte online (www.disarmo.org/nof35) e anche nei vari banchetti, davanti alle chiese, da Pax Christi. “Oltre ai 15 miliardi – si legge in un comunicato di Rete disarmo del 3 gennaio – il vero costo per progetti aeronautici sarà da due a tre volte maggiore della semplice fattura di acquisto. Per questo viene ribadita la richiesta che non si firmi il contratto di acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35 e si possano destinare le ingenti risorse così risparmiati ad interventi sociali e di sostegno al mondo del lavoro così colpito dalla attuale crisi economica.” ‘Si. ma bisogna pagare una penale molta alta!’, ci veniva risposto. Ora non tiene più neanche questa motivazione, infatti “l’uscita del nostro Paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione.… Il Governo italiano potrebbe quindi decidere senza penali di non procedere all’acquisto dei 131 caccia ipotizzati… lo stesso Pentagono ha espresso forte preoccupazione per i problemi tecnici, i ritardi e costi crescenti a dismisura di un progetto che avrebbe dovuto essere già a pieno regime”. Questo è il momento di una forte indignazione e mobilitazione per dire STOP agli F35!
Non è mai troppo tardi.
É vero che molti giornali prima ma non avevano mai parlato degli F35. Ben venga che ne parlano ora, se tutto ciò aiuta a rendere coscienza. Non è mai troppo tardi. É vero che molti politici prima avevano completamente ignorato gli appelli, e a volte avevano esplicitamente appoggiato questo progetto. Ma ora possono chiedere un dibattito in Parlamento.
Anche per i politici non è mai troppo tardi. Anche lo stesso Ministro Di Paola potrebbe ricredersi. Lo avevamo, a dire il vero, già incontrato nel 2001 per consegnargli quanto scritto dall’allora Presidente di Pax Christi, mons. Diego Bona sulla scelta di costruire la portaerei Cavour, progettata in vista proprio degli F35. In quel breve incontro l’ammiraglio Di Paola ci aveva detto: ‘abbiamo opinioni diverse’. Anche oggi, sulle spese militari e in particolare sugli F35 certamente abbiamo opinioni diverse. Ma le opinioni si possono cambiare, soprattutto se sollecitate da molti cittadini, associazioni e gruppi che chiedono con forza di operari tagli, ma alle spese militari e non ai servizi sociali e alle pensioni.
Anche per il Ministro non è mai troppo tardi.
E anche la Chiesa potrebbe far sua con più coraggio questa campagna per bloccare gli aerei F35. Dopo l’intervento già ricordato dei due vescovi di pax Christi e della pastorale Sociale nel 2007 e del Vescovo di Novara, mons. Corti, non si sono sentite altre voci. C’è da augurarsi che crescano anche nel mondo ecclesiale gli appelli e l’impegno per sollecitare un dibattito pubblico in Parlamento per fermare questo progetto di morte. Che anche nelle parrocchie si rilanci la raccolta di firme. Anche per la Chiesa non è mai troppo tardi.
Nel lontano 1967 Paolo VI, nella Populorum Progressio al n. 53 diceva: “Quando tanti popoli hanno fame… ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”.
Dai, forse siamo ancora in tempo.