«Oltre Kafka. Gli scrittori tedeschi di Praga». Mercoledì 25 gennaio 2012, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza l’incontro-dibattito Oltre Kafka. Gli scrittori tedeschi di Praga. Intervengono Alessandro Fontanari e Fernando Orlandi. Introduce Paola Maria Filippi.
Angelo Maria Ripellino ci ha certamente lasciato uno dei ritratti più affascinanti e avvincenti di Praga, la città dei tre popoli (il ceco, il tedesco, l’israelitico), che per André Breton, era la capitale magica dell’Europa. Max Brod ha scritto che “La vecchia Praga austriaca era una città in cui non solo i singoli polemizzavano l’uno contro l’altro, ma in cui tre nazionalità erano in lotta reciproca: i Cechi come maggioranza, i Tedeschi come minoranza e gli Ebrei come minoranza in seno a tale minoranza. La situazione, poi, veniva aggravata dal fatto che era tutt’altro che pacifica la definizione stessa dell’Ebraismo (nazione o religione… e entrambe le cose) e che un numero crescente di Ebrei tendeva a unirsi all’elemento ceco”.
Praga ha coltivato una letteratura tedesca tutta particolare e alcuni dei suoi autori – Franz Kafka e Rainer Maria Rilke – sono già dei classici oramai estrapolati dal loro contesto. Ma la letteratura praghese di lingua tedesca (ma forse sarebbe più corretto dire di letteratura boema di lingua tedesca) non è solo Kafka, oramai vittima dei luoghi comuni, a partire appunto da quello “kafkiano”.
Gli inizi del Novecento, gli anni di Kafka, rappresentano una congiuntura letteraria davvero particolare, perché molte decine sono gli scrittori boemi di lingua tedesca che pubblicano letteratura di valore. La maggior parte di loro erano ebrei, provenienti da famiglie quasi completamente assimilate al mondo tedesco e ormai dimentiche delle proprie tradizioni ebraiche. Educati in scuole tedesche, sentivano di appartenere a tutti gli effetti all’ambito culturale tedesco.
La compresenza di tre popoli e tre diverse culture all’interno della città non poteva restare senza influenza sulla produzione letteraria.
Ha osservato Paola Maria Filippi che “questa ricchezza e varietà d’influssi e d’ispirazioni portò alla creazione di nuove tonalità e nuove direzioni, che non rimasero senza effetto sull’insieme della letteratura tedesca, tanto che la letteratura tedesco-praghese costituisce a tutt’oggi il più importante complesso di opere letterarie scritte in lingua tedesca al di fuori dell’ambito linguistico tedesco”.
In questo contesto, i tedeschi praghesi per primi diedero quindi voce a un’esperienza storica che all’epoca era ancora nuova al mondo borghese, e cioè l’esperienza dell’imminente decadenza di questo mondo e dei suoi valori.
La casa editrice Silvy, nella traduzione di Franco Stelzer, ha appena pubblicato i romanzi di due di questi scrittori, Oskar Baum (La porta verso l’impossibile) e Hermann Ungar (La classe).
Oskar Baum nacque nel 1883 nella città boema di Pilsen (l’attuale Plzen). La famiglia si trasferì ben presto a Praga, dove l’undicenne futuro scrittore perse la vita dopo un violento scontro con un coetaneo. Ebreo come molti degli scrittori boemi e praghesi di lingua tedesca Baum fu anche pianista, organista e critico musicale, uno dei più noti a Praga. Presidente dell’Associazione degli scrittori tedeschi, dopo l’occupazione nazista del 1938 tentò senza successo di emigrare. Morì nel 1941 a seguito di complicazioni dopo un intervento chirurgico.
Hermann Ungar nacque nel 1893 a Boskovice, una cittadina della Moravia, da una famiglia di ebrei benestanti. Studiò filosofia e diritto a Berlino e Monaco. Si laureò a Praga, e dopo aver lavorato presso uno studio di avvocati e poi in una banca, entrò nel 1920 nella carriera diplomatica, venendo assegnato alla legazione di Berlino. Richiamato a Praga nel 1928, l’anno successivo si dimise dal Ministero degli esteri per potersi dedicare esclusivamente alla letteratura. Morì a Praga il 28 ottobre 1929, a seguito di un attacco di appendicite che i medici scambiarono per una banale manifestazione di ipocondria.