Sabato 29 giugno 2013 alle ore 10,30 nel Piazzale della Vittoria a Monte Berico, davanti alla statua dello scultore Antonio Tantardini – Il Genio dell’Indipendenza (1871) – Emilio Franzina pronuncerà un’orazione civile nel luogo che ricorda la difesa di Vicenza fatta dai suoi abitanti nel 1848 contro l’assalto degli occupanti austriaci, anche in memoria della strenua resistenza opposta dai vicentini di cent’anni dopo, fra il 1943 e il 1945, durante la seconda guerra mondiale, agli occupanti tedeschi e, ai giorni nostri, all’occupazione militare americana del suolo cittadino sancita dall’inaugurazione in programma per martedì 2 luglio della base militare straniera costruita su 700.000 mq. di territorio sottratto con sostanziale violenza e con danni materiali ingenti alla nostra comunità.
L’apertura ufficiale della base rappresenta dunque non una festa ma l’ennesimo oltraggio inflitto a una città già offesa e ferita più volte in passato. Ed è un insulto tanto più grave quanto più viene ad aggiungersi con accresciuta arroganza alle inaudite violenze che hanno scandito le tappe di una vicenda miserabile e senza dubbio umiliante quali il divieto di poter svolgere una consultazione popolare sulla accettabilità della base straniera da parte della popolazione, il rifiuto di far osservare in Italia il rispetto delle leggi italiane a cominciare dalla Costituzione e persino di attivare, come previsto ed anzi imposto da una di tali leggi, la tecnica Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A) del manufatto bellico americano la cui costruzione ha infatti prodotto, fra le altre cose, la distruzione del reticolo dei drenaggi preesistenti nelle falde acquifere sottostanti, dando un potente impulso alle alluvioni degli ultimi tre anni.
L’idea che si trova al centro della iniziativa è che a Vicenza si debba considerare d’ora in avanti il 2 luglio di ogni anno come giorno di lutto cittadino dinanzi alla protervia americana e contemporaneamente come pegno di una opposizione che vogliamo continui ad esistere e ad accrescersi anzi, con il passare del tempo, nei suoi confronti.
Nessuna autorità civile o religiosa, invitata in prima persona o come delegata, dovrà ignorarlo e men che meno partecipare all’infausta cerimonia della cosiddetta inaugurazione pena la taccia d’infamia che meritamente spetta a tutti coloro i quali si rendano, per qualsiasi motivo, traditori e nemici della propria patria, piccola o grande che sia.
Per i pochi che non lo conoscessero, Emilio Franzina è ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi di Verona dove insegna anche Storia e istituzioni delle Americhe. É Presidente onorario dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ed ha molto lavorato e lavora tuttora anche all’estero, specie in America Latina, come studioso e visiting professor.
Oratore carismatico e coinvolgente, ha scritto e pubblicato molte opere sia sul tema delle migrazioni internazionali (già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso con libri come «La grande emigrazione» o come «Merica! Merica!») e sia di storia veneta e vicentina. A Vicenza, anzi, ha dedicato uno dei suoi primi libri più impegnativi e corposi, edito nel 1980 da Neri Pozza, ossia «Vicenza. Storia di una città 1404-1866». Nel 2007, con il suffragio di ventimila vicentini contrari all’installazione in città della base USA, oggi Africom e grottescamente ribattezzata Dal Din, è stato eletto nel Consiglio Provinciale di Vicenza dov’è rimasto sino al 2012 sotto l’insegna di «Vicenza Libera» a rappresentare le ragioni di tutti quei vicentini che non si sono piegati nè mai si piegheranno alla prepotenza americana.