Nel testo si ricorda come «il diritto di migrare e quello di restare sono entrambi ugualmente negati per un’ampia parte di popolazione mondiale». Ma le migrazioni non sono sempre dettate da guerra e povertà e i Paesi del Sud del mondo sono anche terra di destinazione e di “rifugio” della gran parte di coloro che scappano. Un intrigo di cause e di flussi molto più complesso di quello che solitamente viene rappresentato: movimenti interni e diretti all’estero, regolari e irregolari, volontari e forzati, circolari o definitivi.
L’Africa, cui è dedicato il focus di questo Dossier, è l’emblema di tutto questo. «Il continente africano, generalmente poco gettonato dai mezzi di informazioni italiani -si legge-, è oggi più che mai al centro dell’attenzione mediatica e del dibattito politico europeo non tanto per le persone che vi vivono e le loro tragiche vicissitudini, di cui l’Europa non è esente da pesanti responsabilità storiche dirette e indirette, ma per quelle che fuggono da esso. È come se per l’Europa, i confini di questo vasto e multiforme continente fossero quelli dei gommoni che salpano dalle coste nordafricane, ultima tappa di un viaggio estenuante di persone che scappano da dittature, guerre, disuguaglianze, crisi ambientali».
La migrazione extra-continentale dall’Africa è un fenomeno in aumento. Inoltre, le destinazioni stanno subendo una diversificazione geografica notevole. Dal 1980 a oggi il numero di migranti africani extra-continentali è triplicato [da 5,5 milioni ai 16 milioni del 2015].
Contrariamente a quanto si possa credere, in Europa, però, i corridoi migratori seguiti dagli africani sono diversi e toccano quasi tutte le regioni del mondo. Secondo le ultime statistiche, il corridoio dall’Africa verso l’Asia è quello maggiormente in crescita: 4,2% di persone in più all’anno [2 milioni di persone in più nel 2015]. «Eppure nel nostro continente il sempre più diffuso atteggiamento culturale e politico di paura e chiusura è in contraddizione con tale complessità –si afferma- e finisce per acutizzare anziché contrastare la lesione dei diritti fondamentali delle persone che migrano e di quelle che restano, la naturale circolarità delle migrazioni, lo sviluppo umano dei Paesi più impoveriti. Un cambio di rotta è necessario per riconoscerci tutti nuovamente cittadini dello stesso mondo. Senza divieti di accesso».
Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, l’Africa non è il continente più mobile, gli spostamenti non sono sempre dettati da povertà o guerre e da sempre è anche terra di destinazione. Nel 2015, dei 244 milioni di migranti presenti nel mondo, il 43% è nato in Asia, il 25% in Europa, il 15% in America Latina-Caraibi, mentre solo il 14% proviene dall’Africa. La migrazione nella regione riguarda circa 34 milioni di persone, ovvero il 2,8% della popolazione totale del continente. Ciò nonostante, l’Africa è seconda, dopo l’Asia, in termini di aumento annuo della percentuale di stock di migranti: 2,7%. Gli spostamenti non avvengono in modo uniforme e omogeneo da tutte le zone dell’Africa. La zona del Nord Africa si distacca particolarmente dal resto del continente in quanto a migrazione, seguita, nell’Africa sub-sahariana, dalla regione dell’Africa occidentale e da quella dell’Africa orientale. Molto spesso i flussi avvengono all’interno della stessa regione o area geografica: il 52% dei migranti africani, ovvero 18 milioni di persone, non oltrepassa i confini continentali.
Queste cifre narrano di un fenomeno complesso, variegato, non decifrabile correttamente con gli occhi centrati sui soli flussi verso l’Europa. L’obiettivo del dossier Caritas è proprio quello di indagare meglio le caratteristiche delle migrazioni in Africa, approfondendo particolarmente la regione saheliana dell’Africa occidentale, area di snodo sia per una parte consistente dei flussi nel continente sia per quelli verso l’Europa.
Fonte: «Redattore Sociale» del 07.12.2016