[GRILLOnews • 28.01.01] Maria, giovane maestra che lavora in una bidonville di Buenos Aires, vive insieme a sua madre Diane, in una grande casa. Per vivere affittano le stanze ad uomini soli. Una mattina alcuni agenti dell'esercito, in borghese, prelevano la ragazza e la conducono in un luogo di tortura. E' un garage abbandonato nei cui sotterranei si nasconde un vero e proprio quartier generale dove operano poliziotti e militari. Maria riconosce nell'uomo che la interroga, Felix, un suo ex-inquilino. Tra di loro nasce un ambiguo rapporto di complicità e forse d'amore, fino a che Maria viene "trasferita"…

Garage Olimpo

Dopo quasi 23 anni, qualche cortometraggio, molte sceneggiature e un unico film (Alambrado nel 1992), Marco Bechis decide di parlare – in terza persona – della propria esperienza di desaparecido e di raccontare, con il linguaggio che gli è più congeniale, quello cinematografico, il dramma che ancora oggi continua a sconvolgere l’Argentina. 30.000 sono ad oggi i fantasmi, i desaparecidos che non sono più tornati e che pesano sulla coscienza (?) di uomini che al potere ci sono ancora, o che vivono indisturbati la loro vita di nonni o di pensionati, come il generale Videla. Era il 1977, Marco Bechis aveva 22 anni ed insegnava in una scuola elementare, quando fu prelevato da alcuni soldati e portato in un luogo molto simile a Garage Olimpo, chiamato Club Atletico. Vi rimase pochi mesi e poi, argentino atipico – madre cilena e passaporto italiano – fu liberato ed esiliato in Italia. Per molti, come la Maria del film, essere trasferiti significava invece essere lanciati da un aereo in oceano aperto. La crudeltà della vicenda, le torture, la violenza non sono però in primo piano in questo film. In risalto è il legame tra la prigioniera e il suo aguzzino, ovvero il rapporto che si può crudelmente instaurare tra chi detiene il potere e chi lo subisce. Marco Bechis preferisce narrare, raccontare, approfondire psicologicamente i personaggi di cui parla, piuttosto che fare un film-documentario. Grazie a una fotografia sporca e cattiva e alla macchina in spalla, sono i particolari a ferire di più: la radio gracchiante e ad alto volume che copre le urla dei torturati, il tavolo da ping pong davanti alle celle dei prigionieri, la quotidianità e la banalità dei gesti normali dei militari che timbrano il cartellino prima di imbracciare gli elettrodi e torturare a morte i prigionieri; ciò che inorridisce di più, infine, in questo film oscuro e claustrofobico, è la violenza psicologica esercitata attraverso l’attesa del nulla in cui vengono lasciati gli “ospiti”, e una raffinata strategia della paura messa a punto dagli aguzzini nei minimi particolari. Celle strette e umide, bende sugli occhi, allusioni ai familiari, telefoni che squillano invano e domande, domande, domande… Per contrasto la città fuori: solare, caotica, viva. Normale. L’incomunicabilità tra i due mondi è interrotta solo da alcuni degli “impiegati” che lavorano nel Garage e vivono una vera e propria doppia vita: rispettabili fuori, spietati e crudeli nei sotterranei del locale. Ma la Storia diventa qui, per scelta del regista, la storia di una relazione: Maria e Felix, Maria contro Felix, Felix innamorato di Maria, Maria che gli si affida con malinconica rassegnazione, Felix chissà, solo più crudele degli altri… Entrambi vittime, seguiranno il loro destino fino in fondo: lei andrà a morire, lui a vivere… Niente happy end, naturalmente. Il film di Bechis non rivela niente di nuovo rispetto a quello che tutto il mondo conosce ormai sul periodo della dittatura dei Generali in Argentina, ma si inserisce in un dibattito più che mai aperto adesso, grazie a nuovi processi, alle madri e alle nonne di Plaza de Mayo, grazie al caso Pinochet e alla pressione della comunità internazionale. Garage Olimpo, come La notte delle matite spezzate di Hector Oliveira o come La storia ufficiale di Luis Puenzo e Sur dell’esiliato Fernando Solanas, aggiunge un altro tassello alla tragedia che si è consumata in Argentina alla fine degli anni ’70, mentre molti continuavano a vivere normalmente, non sapendo e facendo finta di non sapere. Garage Olimpo è, come ha detto il regista stesso, “la storia dei barbari moderni”. 


Note: GARAGE OLIMPO di Marco Bechis (110′ min – Italia/Argentina 1999). Per saperne di più: www.garageolimpo.it