[di Francesco Comina • 04.10.01] Gli "eretici" sono scesi in piazza, ieri, oggi e domani ancora sfileranno da soli, in gruppo, sventolando le loro bandiere con l'arcobaleno della pace, dei diritti e della solidarieta' fra i popoli. Un loro avversario li ha appena accusati. Sono loro i veri eretici dentro e fuori la Chiesa - ha detto il consigliere di Berlusconi don Gianni Baget Bozzo, un prete che ha cambiato molte bandiere prima di approdare alla fede neoliberale -, sono loro che contestano lo status quo ad essere fuori pista, lontano dalla Verita' espressa da questo sistema e - lo ha fatto intendere benissimo - da questo governo.

GLI ERETICI DELLA PACE

Forse pensava ai ragazzi di Genova, don Baget Bozzo, ai “deliri” di piazza che ora tornano a contestare le ragioni di una guerra in un mondo diviso fra “buoni” e “cattivi”. Le stesse parole di Wojtyla fatte rimbombare dall’Armenia: “No alla guerra, si’ alla pace fra i popoli”. Parole eretiche per il Vaticano, che senza ascoltarle aveva, in un primo tempo, dato via libera all’azione militare in Afghanistan, ma il giorno dopo il portavoce Navarro Valls rammaricato era corso a rettificare: “Noi non abbiamo dato il via libera a nessuna guerra…”.Ma gli eretici di Baget Bozzo si nascondono fra i poveri, fra i diseredati, fra i derelitti della storia che egli non ha mai visto e mai conosciuto (altre sono le sue frequentazioni). Sono suoi confratelli: don Oreste Benzi, don Vinicio Albanesi, don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi, padre Alex Zanotelli, mons. Luigi Bettazzi, mons. Loris Capovilla, mons. Giancarlo Bregantini. Eretici e contestatori di un modello di sviluppo rinchiuso nelle torri militarizzate del privilegio dove l’immagine di Cristo allevia la colpa di non essere fuori, la’ dove l'”eretico” di Nazareth ha vissuto e seminato il suo “Vangelo della pace”: “Ogni volta che entrate in una casa, dite pace a coloro che trovate in quella casa”. Ma se ci voltiamo indietro, la memoria si affolla di questi eretici, che sono l’immagine viva della Chiesa. San Massimiliano, patrono degli obiettori di coscienza. Nel terzo secolo, quando l’eresia cristiana era perseguitata dal “sistema” imperiale, il soldato Massimiliano in Africa disse ai suoi superiori: “Io non sparo, sono un credente”. Fu processato e mori’ sulla croce, come il suo Maestro. Padre degli eretici pacifisti e ambientalisti e’ stato Francesco d’Assisi. La sua denuncia del “secolo”, con il rifiuto del mercato, ha trovato il suo senso fuori dalle mura di Assisi, nel dissenso piu’ scandaloso dell’emarginazione, “peccatore” fra i lebbrosi. Qualcuno l’ha chiamato “folle”. Baget Bozzo lo accorperebbe fra i cristiani atavici senza senso. Eppure ha cambiato la storia. Dove arrivava portava la pace. Quando gli eserciti si muovevano per liberare la Terra Santa dai musulmani “infedeli” lui si intratteneva in rapporti di fraternita’ con il sultano di Damietta e questi lo riempiva di doni. Ancora oggi, davanti a Francesco credenti e non credenti se ne stanno muti in ascolto e Assisi e’ diventata una delle citta’ piu’ cercate al mondo: da Dario Fo a Leonardo Boff, da Pasolini, che vi medito’ il suo Vangelo secondo Marco, a Guenther Grass. L’eresia ha spezzato il cielo di Londra con il grido mortale di Tommaso Moro, ghigliottinato per essersi opposto al suo Re. Il giureconsulto fedele, che aveva sognato Utopia come societa’ perfetta, non ha retto al potere dell’impero e lo ha rifiutato radicalmente. E ancora, piu’ avanti, l’eresia di Bartolome’ de Las Casas in centroamerica, il conquistatore convertito dagli indios, che ha combattuto una lotta tenacissima contro la violenza del nuovo ordine neoliberista del mondo: un ordine che ha ucciso, massacrato, schiacciato e denudato i popoli. I movimenti per la pace e per i diritti, che sono scesi nelle piazze di Genova e che ora scendono nelle strade delle citta’ occidentali per dire no alla guerra, sono quei movimenti che hanno ben presenti sullo sfondo i grandi “eretici” del nostro tempo: Gandhi, Martin Luther King, Einstein, Dorothy Day, Luthuli. Conoscono la persecuzione degli ebrei e dei liberi pensatori durante la seconda guerra mondiale; leggono le memorie delle vittime, che non potevano rientrare nell’ordine del sistema: Bonhoeffer, Simone Weil, Etty Hillesum, gli studenti della Rosa Bianca, Josef Mayr-Nusser (tanto per fare solo pochi esempi di sommersi), ma anche l’eresia di coloro che si sono sottratti alla girandola del male, come il soldato altoatesino delle SS Leonhard Dallasega, che si e’ rifiutato di uccidere il parroco di Giazza don Domenico Mercante. Ancora sono accompagnati dalle testimonianze di chi ha avuto l’ardire di contrastare l’ingiustizia e la violenza dei sistemi dittatoriali in Brasile, Argentina, Salvador, Messico, Uruguay, Paraguay, quel sistema del terrore che aveva chiari e invadenti compromissioni con gli Usa. Ne sono morti a migliaia come ci ricordano le cronache dei sopravvissuti. Eppure oggi la lezione non e’ finita. La guerra torna continuamente a minacciare il futuro dell’umanita’, torna con il profilo d’acciaio dei caccia, con gli slogans bellicosi della forza, con l’individuazione del nemico da combattere, con la contrapposizione virtuale delle civilta’ secondo orchestrazioni gia’ viste. In questo mondo vivono e operano gli eretici pacifisti. Don Gianni Baget Bozzo li contrasta, mentre cercano di scrivere pace sulle carte storte della guerra. Ma intanto sono loro a segnarci la strada per il futuro, la strada del dialogo fra cristiani e Islam. In barba a Baget Bozzo e al cardinale Biffi, otto eretici cristiani in Algeria sono stati sgozzati. Ma le loro parole rimangono scolpite nel testamento spirituale del priore trappista frere Christian: “Se mi capitasse un giorno di cadere vittima del terrorismo, che sembra voler coinvolgere tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunita’, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese… E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Si’, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio”. [Questo articolo di Francesco Comina e’ apparso su “Il Mattino” di Bolzano