[di ORSOLA CASAGRANDE • 29.05.02] In aumento le espulsioni di piccoli «violenti» dalle scuole, soprattutto elementari. I più colpiti sono i neri. Il via libera di Blair Gli insegnanti avevano chiesto più rigore, e il governo ha reso più semplici le esclusioni per i piccoli più indisciplinati. Che sono aumentate del 19% in un anno.

GRAN BRETAGNA, TOLLERANZA ZERO PER I BAMBINI

Aumentano i bambini espulsi, temporaneamente o in maniera permanente, dalle scuole del Regno unito. E soprattutto aumentano gli espulsi nelle scuole elementari. In totale nell’anno scolastico 2000/2001 sono rimasti a casa 9.210 bambini, espulsi in maniera permanente. L’anno precedente erano stati espulsi in 8.323. Il dato è allarmante, anche se è la conferma di una tendenza piuttosto diffusa nelle scuole britanniche, quella a risolvere i problemi attraverso metodi repressivi. Non a caso, infatti, erano stati proprio gli insegnanti a chiedere di poter fare un uso più diffuso delle espulsioni anche nelle scuole elementari. Puntualmente la cosa si è verificata e nello scorso anno scolastico è stato espulso il 19% in più degli studenti tra i cinque e gli undici anni: 1.460 bambini costretti a casa soprattutto per problemi comportamentali. Le statistiche rivelano che i bambini neri hanno sette probabilità in più dei loro compagni bianchi di essere espulsi, mentre i bambini di origine indiana sono stati i meno colpiti dal provvedimento repressivo. L’aumento delle espulsioni è in parte da attribuire alla decisione del governo di rendere più semplice ricorrere al provvedimento di esclusione per quei bambini che non rispettano la disciplina o hanno comportamenti poco idonei all’ambiente scolastico o hanno atteggiamenti violenti nei confronti dei coetanei e degli insegnanti. Poiché dunque le espulsioni erano arrivate a un «livello accettabile», il governo ha di fatto dato il via libera agli insegnanti, che ora ricorrono in maniera sistematica a uno strumento che teoricamente avrebbero dovuto progressivamente eliminare. Quello delle espulsioni è soltanto un tassello nel complesso mosaico del rapporto scuola-bambini e più in generale adulti-minori in Gran Bretagna. E’ di pochi mesi fa la sentenza dell’Alta corte che sancisce l’illegalità del ceffone (o della cintura) al bambino disobbediente. Una sentenza che ha scatenato un dibattito ben poco edificante sulla necessità di metodi violenti per impartire la disciplina ai figli. Le pagine dei giornali inglesi poi hanno dato ampio risalto, l’anno scorso, al caso finito in tribunale dell’insegnante che aveva «stretto un po’ troppo» il collo dell’alunno «violento». I genitori degli alunni espulsi hanno cominciato a reagire alla punizione, impugnandola e portandola all’attenzione dei tribunali: il 90% dei ricorsi arriva all’udienza anche se c’è stato un calo nelle sentenze favorevoli agli alunni, passate dal 36.7% al 31.9%. La ministra all’istruzione, Estelle Morris, cerca di smorzare i termini della questione ricordando che «l’espulsione è e deve rimanere l’ultima risorsa per gli insegnanti e i presidi». Sottolineando che «l’introduzione nelle scuole statali di insegnanti di sostegno sta cominciando a dare i suoi frutti», Morris ricorda anche che «il nostro compito è sostenere gli insegnanti vittime di abusi e violenze da parte degli studenti ma anche garantire che questi studenti continuino il loro percorso scolastico e non finiscano in strada». Ed è proprio su questo che i critici di quello che è ormai un facile ricorso alle espulsioni contestano: non è vero, dicono, che i ragazzi espulsi hanno l’opportunità di continuare la scuola. Molto spesso abbandonano e basta. Ma gli insegnanti e le associazioni che li rappresentano concordano nel dire che «l’aumento delle espulsioni riflette l’aumento di comportamenti violenti degli alunni». Affermazioni che contrastano con quelle di molti insegnanti di sostegno, per i quali non si pone abbastanza l’accento sui problemi legati a comportamenti violenti da parte di alcuni studenti. Quanto poi alla delicata questione di bambini di tre anni accusati di «comportamenti violenti» e nei confronti dei quali l’anno scorso l’associazione degli insegnanti e dei lettori ha chiesto di poter usare l’allontanamento, le critiche che vengono da chi ha il compito di aiutare l’insegnante di ruolo sono molte. Di fronte alle denunce degli insegnanti delle materne che dicono di essere stati vittime di «attacchi fisici, sputi, attacchi verbali» da parte di bambini di tre o quattro anni viene il sospetto che il problema sia più di capacità di gestione di alcune situazioni da parte degli insegnanti. Quando poi a suffragio di questa idea per cui bambini anche molto piccoli sono molto più violenti che in passato si porta la loro esposizione ai media che trasmettono violenza, oltre che a un sistema educativo familiare inadeguato, i dubbi sul sistema scolastico non possono che aumentare. Alle richieste di tolleranza zero anche nelle scuole fa eco la disponibilità di numerosi medici di prescrivere ai bambini «iperattivi» la controversa droga Ritalin. Che secondo molti medici riduce i bambini a piccoli robot dal carattere ritirato, depresso, letargico.