[di Sergio Paronetto • 10.12.01] Caro direttore, ragionando sul caso Taormina, Giuseppe D'Avanzo  ("La Repubblica" 6.12) si chiede quanto valga il destino processuale di Cesare Previti. Alle sue valide argomentazioni riguardanti la "delegittimazione della Magistratura" e lo  "schiaffo alla Costituzione",  vorrei aggiungere una considerazione. 

LA LOGGIA DEGLI AFFARI

 L’attuale assalto governativo all’indipendenza della Magistratura  continua le iniziative sul falso in bilancio, sulle rogatorie e sul rientro dei capitali (tra l’altro non previste dal programma del Polo). Tutta l’operazione è di lunga data. E’ orientata a demolire l’ostacolo principale all’emersione della “loggia degli affari”.  Sto pensando, ovviamente, alla famosa loggia massonica P2 o, meglio, alla sua attuale clonazione  governativa guidata da un uomo amnistiato per il reato di falsa testimonianza sulla data della sua affiliazione piduista (C.A. di Venezia sentenza n.97 del 1.10.1990) in base alla quale ha avuto finanziamenti “al di là di ogni merito creditizio” (Relazione Anselmi, 1984, p.120). Su tali argomenti, la bibliografia  è ampia. Tra tutti, ricordo un bel libro di Gherardo Colombo, significativamente intitolato “Il vizio della memoria”.  Un grande magistrato come Libero Mancuso, oggi nel mirino del ministro Castelli  per alcune dichiarazioni sui fatti del G8, in un’intervista rilasciata nel 1993 all’ “Europeo”, rispondendo a domande sulle similitudini tra il progetto di Forza Italia e il cosiddetto Piano di Rinascita (teorizzato nel 1976 da Licio Gelli), così affermava: “ricompaiono identiche strategie e persino i medesimi nomi di piduisti che maggiore vantaggio hanno tratto, come rileva la commissione P2, dall’intreccio tra sistema bancario, imprenditori di loggia colpiti da improvvisa fortuna, occupazione capillare delle più decisive cariche militari e politiche”.  Sempre nello stesso anno, egli aggiungeva: “Berlusconi di libera impresa non deve neppure parlare, perché ha costruito il suo impero sul favoritismo politico e godendo di crediti sproporzionati da parte della BNL e del Monte dei Paschi di Siena, i cui vertici erano iscritti come lui alla P2”. (Verona 7.12.2001, Sergio Paronetto)