LA SPERANZA DEL NATALE

[Mons. Bruno Fasani – 23.12.2021] Ancora una volta il mistero del Natale bussa alle nostre coscienze. Abbiamo tutti la chiara consapevolezza che il mercato si è impadronito della festa. Sfacciatamente. Come se le logiche mercantili del mondo volessero approfittare degli scampoli di fede che sopravvivono, per fare i loro commerci. Ma è inutile strapparci le vesti. Da che mondo è mondo c’è sempre stato qualcuno pronto a fare gli affari con le cose di Dio. Basterebbe ricordare Gesù quando, entrando nel tempio, ribaltò i banchi e cacciò fuori tutti gli ingordi che del luogo avevano fatto il loro mercato.

Se è vero che le luci degli affari rischiano di offuscare la cometa del Mistero, è altrettanto vero che un cristiano degno di questo nome, prima di inutili e qualche volta ipocriti moralismi, dovrebbe andare ad esplorare il proprio cuore e domandarsi: quanto posto c’è perché Gesù possa entrare a casa mia? Il rischio è quello che anche il cristiano spenga il Natale, riducendolo semplicemente a una memoria. Bella, romantica, perfino commovente. Ma una storia, che colpisce la mente e la fantasia, senza lasciare traccia nella vita.

Vivere il Natale è invece tornare a credere nell’oggi di Dio. Un oggi dove Dio dice cose nuove. Parole che magari conosciamo nella forma, perché le abbiamo sentite tante volte in chiesa o leggendo il Vangelo, ma che sono sempre nuove quando si ascoltano nella fede, perché sentirsi dire «ti amo» non è mai la stessa cosa, neppure in un rapporto di coppia. Ti amo detto in un momento di felicità può essere il sintomo di un sentimento emotivo, detto in un momento di fatica o di sofferenza acquista tutto un altro significato.

Stiamo attraversando il deserto di una pandemia che sembra non finire più. Ebbene cosa ha da dirci di originale il Signore in questo 2021? Credere che Gesù è presente tra noi vuol dire ascoltare cosa ci sta sussurrando. Probabilmente vuole aiutarci a diventare più saggi. Eravamo convinti che la scienza e la tecnica avrebbero salvato il mondo. Come dei cavalli senza briglie, li avevamo cavalcati pensando che il mondo sarebbe stato nelle nostre mani. Poi è bastato un virus, scappato come un ladro dalle gabbie della natura, o dai laboratori del male degli uomini, per mettere in ginocchio la scienza e farci scoprire la nudità delle nostre fragilità. Ci siamo trovati nudi nella fragilità fisica della malattia e della morte, della sofferenza economica che ha generato tante povertà, delle solitudini dentro gli ospedali senza la pietà dell’amore dei propri cari o quella di tante case, diventate mondi isolati per paura di infettarci. Attraverso la natura il Signore ci sta insegnando che non siamo invincibili perché abbiamo le chiavi della scienza. Siamo semplicemente umani. Fragili nella nostra umanità.

Ma il Signore ci sta dicendo anche che non siamo soli. Quegli angeli che dicono ai pastori: «Gloria a Dio e pace agli uomini amati dal Signore», sono gli stessi angeli che parlano in questo Natale. Presenza misteriose che vogliono risvegliare l’ottimismo del cuore, sapendoci amati e perciò non abbandonati. Amati nonostante le nostre miserie, perché Gesù non è venuto e non viene tra gli uomini per passare loro accanto, ma per prendersi sulle spalle le loro fatiche. Credere in questo è fare Natale vero, a dispetto delle luci e dei mercati, con le loro promesse piene di illusioni.

Mons. Bruno Fasani

[fonte: «Padre Filippo oggi n.52 – dicembre 2021]