[di SERGIO FINARDI • 07.08.03] LIBERIA: Ricca di risorse, la regione è tra le prime importatrici d'armi del mondo. Libero mercato Gli armamenti vengono scambiati con un traffico illegale di diamanti, legname e vari altri minerali rari...

LIBERIA – WEST AFRICA

L’odierna vicenda liberiana è il portato di una situazione regionale che non è stata mai realmente affrontata nel suo complesso, né dai paesi che ne fanno parte, né tantomeno dai paesi ex coloniali. I dati di fondo di tale situazione sono: l’instabilità strutturale della bilancia di potere (militare, economica, demografica) tra i paesi dell’area africano-occidentale; il retaggio di una storia millenaria altrettanto conflittuale di quella tra gli stati della regione europea; la catastrofe sociale generata da un ceto politico che – formatosi nei paesi ex colonialisti o negli Stati uniti – ha saputo coniugare il peggio della cultura politica europea e neo-europea con il peggio della tradizione africana. Regione etnicamente complessa, l’Africa occidentale ha subito nel corso dei secoli sia artificiose omogeneizzazioni che partizioni coloniali arbitrarie da cui sono nati i 15 stati in cui oggi è divisa. Con una popolazione complessiva di 254 milioni di abitanti (di cui 134 in Nigeria) sparsi su un immenso territorio di 6 milioni di kmq (quasi due volte l’India), la regione è oggi uno dei più grandi e problematici insiemi geopolitici mondiali, chiave per l’accesso ad importanti risorse minerali, sia all’interno che sulla costiera, ricca di depositi di petrolio e gas naturale. Un elenco solo sommario delle risorse minerali significative della regione include oro (in Burkina Faso, Costa d’Avorio, Ghana e Mali – rispettivamente 2° e 3° produttore africano -, Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania e Niger); diamanti (Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania, Sierra Leone); arsenico (Ghana, 3° produttore mondiale); bauxite (Guinea 2° produttore mondiale e primo per riserve, Guinea-Bissau); rocce fosfatiche (Senegal e Togo); uranio (Liberia, Mauritania, Niger, 2° produttore africano); petrolio e gas naturale (significative in Costa d’Avorio e Nigeria, 1° produttore africano, 2,2 milioni di barili/giorno, quanto l’Iraq nel 2002, e 24 miliardi di barili di riserve, poco meno di quelle libiche; riserve di gas naturale quasi pari a quelle algerine); ferro (Mauritania); infine in vari paesi manganese, molibdeno, rame, platino, terre rare (elementi strategici per molti prodotti militari e high-tech), stagno, sale, argento, zinco, nickel, piombo e columbo-tantalite (circuiti per cellulari). Senza dimenticare importanti produzioni primarie quali il caffè, il cacao, il cotone, vari olii e fibre vegetali, legno pregiato (quest’ultimo oggetto di forti attività illegali) e, non da ultimo, la pesca, 1,8 milioni di tonnellate annue di pescato, pari all’1,4% del mondo. La regione, tuttavia, ha esportazioni legali totali pari a nemmeno 20 miliardi di dollari l’anno e un prodotto regionale lordo che non superava i 76 miliardi di dollari nel 1999, per il 46% formato dalla Nigeria. Anche calcolando che il prodotto sia oggi sui 100/110 miliardi di dollari, non si supera il livello dell’Egitto, che ha però meno di un quarto degli abitanti. I primi cinque paesi per prodotto sono poi anche i primi per spesa militare (3 miliardi di dollari annui, di cui 2,4 spesi dalla Nigeria) e, con l’inclusione del Burkina Faso, contano per il 93% del totale. A segnalare invece una diversa distribuzione del tasso di conflittualità delle varie parti della regione, la gerarchia della forza militare (199 mila attivi totali a «guardia» di 6 milioni di kmq!), ove sono prevalenti Nigeria (79 mila attivi), Mauritania (16mila), Costa d’Avorio (13mila), Liberia (12/15mila), Senegal e Burkina Faso (10mila) e Sierra Leone (6mila).
Se dunque i dati ufficiali della forza e della spesa militari sono modesti (e sarebbero modestissimi se si togliesse la Nigeria), da dove emergono invece le decine di migliaia di armati e le tonnellate di armi sofisticate che è possibile osservare nelle aree di conflitto e in particolare in paesi come Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone e Guinea? La spiegazione sta in una forte mobilitazione di milizie civili armate, con una tragica ed alta presenza di soldati-bambino, sostenute da contingenti di mercenari e da due mercati principali d’armi: l’uno derivato dall’accumulo nel tempo di armamenti e munizionamento arrivati «legalmente» (e spesso a titolo gratuito o a prezzi di realizzo) dai maggiori paesi produttori e poi passati da una milizia all’altra; l’altro formatosi grazie ad un intenso traffico illegale (spesso protetto da vari servizi segreti, non solo africani) e sostenuto da un’altrettanto intensa economia illegale, in particolare stupefacenti (che girano liberi tra le milizie, il che spiega in parte le loro nefandezze), diamanti, minerali rari e traffico di esseri umani verso le regioni ricche del Nord Africa e dei paesi industrializzati.
Secondo la documentazione certa (ma sicuramente parziale) disponibile, tra il 1991 e il 2003 quei due mercati di armi sono stati alimentati da un numero impressionante di paesi, sia con transazioni tra governi, sia con trasferimenti da industrie e mercanti privati. E’ tragico confrontare i dati sui «generosi» trasferimenti di armi e i dati Unesco sulla scolarizzazione primaria della regione (dal 60/70% di Togo, Ghana, Benin, Mauritania, Gambia e Senegal; al 40/50% di Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali e Guinea; al 20/30% o meno di Nigeria, Burkina Faso, Liberia, Niger e Sierra Leone) e sull’analfabetismo (tra il 25 e il 40% in Ghana, Nigeria e Togo; dal 45 al 60% in Liberia, Costa d’Avorio e Mali; dal 60 all’80% in Guinea-Bissau, Benin, Senegal, Gambia, Burkina Faso e Niger, senza contare che per le sole donne tali tassi sono molto maggiori).
Altrettanto tragico è pensare che a «pacificare» l’area saranno inviate quelle stesse truppe nigeriane che, in precedenti simili missioni sono diventate in Liberia il centro e la protezione di traffici illegali di ogni genere, e i marines di una nazione che ha appena aggredito e devastato un paese in violazione di ogni diritto internazionale.
Chi ha armato i paesi dell’Africa occidentale Chi ha armato le forze militarie para-militari dell’Africa occidentale
Ecco, paese per paese, chi ha armato i miliziani attivi nell’Africa occidentale. Benin: Francia, Russia, Stati uniti.
Burkina Faso: Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera. Costa d’Avorio: Francia, Italia, Portogallo, Sudafrica, Spagna, Svizzera e Stati uniti. Gambia: Gran Bretagna, Polonia e Romania. Ghana: Australia, Brasile, Cuba, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Russia, Slovacchia, Spagna, Sudafrica e Venezuela. Guinea: Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, e ai ribelli guineiani Liberia e Burkina Faso.
Guinea-Bissau: Francia e Portogallo. Liberia: Belgio, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Kyrgyzstan, Libia, Moldova,
Slovacchia e Ucraina e, ai ribelli liberiani, Costa d’Avorio e Francia (Pnlf), Guinea e Stati uniti (Lurd).
Mauritania: Italia e Spagna. Mali: Russia e paesi est-europei. Niger: Corea del Sud, Francia, Italia e Portogallo. Nigeria: Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Israele, Norvegia, Stati uniti, Svezia, multinazionali petrolifere. Senegal: Brasile, Francia, Germania, Italia, Portogallo e Stati Uniti, e ai secessionisti Libia. Sierra Leone: Bielorussia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Ucraina e Stati Uniti; ai ribelli: Burkina Faso, Liberia, Togo, Francia, Polonia, Portogallo e Romania (a cura di Sergio Finardi)