LIBRI. «LA PAPAIA DI SENAN» DI PAOLO VALENTE

Le favole raccolte in questo libro sono originarie del Benin, un piccolo paese dell’Africa Occidentale. Nei villaggi del Benin si veglia fino a tardi. Attorno ai fuochi e alle lampade a petrolio gli anziani raccontano le storie udite dai loro genitori e nonni, in una magica catena orale che, dai tempi ancestrali, unisce le generazioni e rievoca la mitica età dell’armonia tra uomini, animali e piante.

LA PAPAIA DI SENAN

Favole dal Benin

di Paolo Valente – pp.  64  –  Anno  2006 –   10,00 euro

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Nei villaggi del Benin si veglia fino a tardi. Attorno ai fuochi e alle lampade a petrolio gli anziani raccontano le storie udite dai loro genitori e nonni, in una magica catena orale che, dai tempi ancestrali, unisce le generazioni e rievoca la mitica età dell’armonia tra uomini, animali e piante. Quando il cielo era tanto vicino che lo si poteva toccare con le dita, il gallo chiamava la pioggia, il caprone parlava, lo scimmione si truccava per conquistare la ragazza più bella, e la piccola Senan, trovando una papaia matura, diceva “la regalerò alla mamma”. In Benin si parlano oltre quaranta lingue e ci sono diverse decine di etnie. I racconti presentati in questa raccolta provengono dalle culture lokpa, ditammari, bariba, peul, fon, mina.

LA PAPAIA DI SENAN

Introduzione di  Paolo Valente

Le favole raccolte in questo libro sono originarie del Benin, un piccolo paese dell’Africa Occidentale. Il Benin si affaccia a sud sul golfo di Guinea ed è bagnato dall’Oceano Atlantico. A nord ci sono le montagne. Ovunque si estendono la boscaglia, la foresta, i campi coltivati e fa molto caldo. Le città principali sono collegate da lunghe strade diritte. Ogni tanto, al lato della via, si vede partire un sentiero dal fondo di terra rossa. Se ci si incammina per quel sentiero prima o poi si arriverà ad un villaggio.

Ci sono diversi tipi di villaggio in Benin. Le case possono essere raggruppate, oppure sparse su di un territorio più ampio. Le capanne tradizionali, costruite con mattoni cotti al sole, fango, legno e paglia, sono a pianta circolare, quadrata, rettangolare, a seconda delle usanze. Nel nord, dove abitano popoli di muratori (i “betammaribe” o “somba”), le case sembrano dei piccoli castelli, con tanto di torri, che non sono torri, ma granai.

In molti di questi villaggi non arriva ancora la corrente elettrica. Quando cala la notte brillano solo i fuochi dei focolari o le luci delle lampade a petrolio. La sera, malgrado il buio, la gente del villaggio ha ancora molte cose da fare. Gli anziani però trovano il tempo di raccogliersi attorno ad uno dei fuochi, chiamano i bambini e raccontano le storie che hanno sentito dai loro genitori e dai loro nonni. Queste favole si tramandano di generazione in generazione e servono a passare del tempo insieme, a divertirsi e soprattutto ad imparare qualcosa gli uni dagli altri.

Esprimono la saggezza e l’umorismo di questi popoli. Ogni narratore, dopo essersi guardato intorno e aver capito chi si trova davanti, aggiunge qualcosa di suo, e così ho fatto anch’io.

In Benin si parlano più di quaranta lingue. Ci sono diverse decine di etnie, ognuna con le sue tradizioni, ma anche con molti tratti in comune. I racconti di questo libro derivano in particolare dalle culture lokpa, ditammari, bariba, peul, fon e mina.

Devo ora ringraziare chi mi ha aiutato in questo lavoro. In primo luogo Alpidio e Carmen Balbo, che mi hanno preparato la strada e seguito passo passo. Poi (ne dico alcuni per tutti) gli abitanti del villaggio di Gougninou, i giovani e i docenti del Seminario Notre-Dame de Fatima di Parakou, i ragazzi del Centro Notre-Dame de Refuge di Konmigia, la comunità di mons. NestorAssogba a Bohicon, Kélani Tessi A. Rogatien di Parakou. Infine Sara, Francesco, Marco e Anna che mi hanno aiutato nella selezione dei racconti. (Paolo Valente)

L’AUTORE

Paolo Valente è nato a Merano dove vive e lavora ([email protected]). Giornalista e scrittore, è stato direttore responsabile del settimanale altoatesino «Il Segno». Ha svolto numerose ricerche sulla storia della sua terra, portandone in luce alcuni aspetti nascosti o rimossi. Ha raccontato la vita avventurosa di un cappellano degli operai («Un prete in miniera», EDB, Bologna 1993) e la passione che muove i giovani volontari («Che fatica, che gioia», EGA, Torino 2003). In ambito narrativo ha pubblicato «Il maestro di Cordés» (Praxis 3, Bolzano, 1997), «L’orchetto volante» (Panorama, Trento 2001), «Di là del passo», «L’aquila dei velsci» e «Come un’eco lontana» (Raetia, Bolzano 2003), «La città sul confine» (OGE, Milano 2006) Ha raccolto e dato voce alle testimonianze delle popolazioni dei paesi del Golfo di Guinea (due edizioni de «L’albero dai fiori rossi», EMI, Bologna 2004 (1^ edizione), Bologna 2006 (2^ edizione) «Der Rote Korallenbaum», EMI, Bologna, 2005) e questa raccolta di favole del Benin.