LIBRI. «LEONI D’AFRICA. PADRI (E PADRONI) DEL NOVECENTO NERO» DI PIER MARIA MAZZOLA

[GRILLOnews • 05.04.09] L’immenso patrimonio di diversità che caratterizza e impreziosisce l’Africa raccontato attraverso i ritratti dei leader che nel ‘900 hanno condotto i rispettivi popoli a una liberazione attesa da secoli. Nei «Leoni d’Africa. Padri (e padroni) del Novecento nero» (Epoché edizioni) Pier Maria Mazzola e altri giornalisti presentano al lettore una realtà variegata, dove agli elementi biografici (Steve Biko, Senghor, Bourguiba, Agostinho Neto, Kenyatta, Sankara, Ki-Zerbo, Idi Amin, Mobutu…) si uniscono quelli storico-sociali e culturali del continente.

A cura di

Pier Maria Mazzola

LEONI D’AFRICA.

PADRI (E PADRONI) DEL NOVECENTO NERO

Epoché Edizioni

Anno: Novembre 2008

233 pagg. – 15,00 euro

ISBN: 9788888983394

L’immenso patrimonio di “diversità” che caratterizza e impreziosisce l’Africa raccontato attraverso i ritratti dei leader che nel ‘900 hanno condotto i rispettivi popoli a una liberazione attesa da secoli.

Nei «Leoni d’Africa. Padri (e padroni) del Novecento nero» (Epoché edizioni) Pier Maria Mazzola e altri giornalisti presentano al lettore una realtà variegata, dove agli elementi biografici si uniscono quelli storico-sociali e culturali del continente composto dal più alto numero di Stati (53).

DA NKRUMAH A MANDELA: I VENTI LEADER CHE HANNO CAMBIATO IL VOLTO DELL’AFRICA

Steve Biko, Senghor, Bourguiba, Agostinho Neto, Kenyatta, Sankara, Ki-Zerbo, Idi Amin, Mobutu… sono altri protagonisti che, nel bene e nel male, hanno segnato gli ultimi decenni di storia del continente. L’eco della loro opera e del loro pensiero ha travalicato i confini nazionali e quelli temporali. I migliori tra loro hanno ispirato altri leader e popolazioni in cerca di dignità, indipendenza e riscatto.

Ogni capitolo di «Leoni d’Africa» si chiude con uno sguardo d’insieme sulla situazione attuale dei Paesi di volta in volta considerati, così da offrire uno spunto di riflessione sulla complessità di un continente in grande fermento.

«I leader politici che erano diventati in fretta delle leggende viventi (oppure dei martiri), soprattutto negli anni Sessanta creatori di mitologie, e anche nei Settanta, avrebbero in seguito rivelato, sotto la lente dell’analisi storica, molte crepe. Insufficienze di analisi o di competenze o di mezzi, oppure eccessi di ambizione o smania di controllo della società -oltre alle manovre di forze ostili vetero o neocoloniali- hanno sporcato e in alcuni casi tragicamente deturpato il volto inizialmente luminoso di molti di quei leader» si legge nell’introduzione del libro.

Ed ancora: «Pensiamo a come Sékou Touré esattamente cinquant’anni fa abbia dato una scossa di orgoglio alla colonna vertebrale di tutta l’Africa, con il suo niet alla proposta di semi-indipendenza di De Gaulle, e a come la sua Guinea sia poi in fretta precipitata nello squallore di un gulag. Per Lumumba, la fine prematura lascia in sospesa una domanda: che ne sarebbe oggi del Congo se la sua gestione del potere non fosse stata spietatamente interrotta dopo soli sei mesi? Chi è convinto che Lumumba ne avrebbe fatto un modello per tutto il continente, e chi sospetta che avrebbe avuto una sorta analoga a quella dei suoi vicini. Forse aveva ragione Ryszard Kapuscinski: “Patrice Lumumba non ha avuto il tempo di diventare una leggenda come Che Guevara. É diventato un simbolo”».

Quelli proposti nel libro sono dunque dei miti, sì. Ma dei miti dal volto umano, talvolta anche nei significati più tristi sottesi a questo aggettivo. Si tratta, comunque, di personaggi parlando dei quali non possiamo dimenticare le avverse condizioni ambientali in cui essi maturarono e agirono. Alle prese con eredità coloniali che avevano lasciato il segno.

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