L’EUROPA INVASA DA MIELE CINESE CONTAMINATO CON POLLINE OGM

[GRILLOnews.it – 19.07.2019] Cresce del 25% la dipendenza del vecchio continente dal prodotto importato, e la Cina fa la parte del leone con una quota del 40% staccando Ucraina e Argentina. L’attenzione per la qualità mette per ora al sicuro le produzioni nazionali: solo il 10% del miele importato dal paese del Dragone arriva infatti in Italia. E attenzione, in Cina è consentito l’uso del polline Ogm.

Tutti gli Stati membri dell’Ue sono invasi da miele proveniente dalla Cina. L’origine comunitaria rischia così di essere solo un ricordo per i consumatori del vecchio continente anche se in Italia le cose sembrano andare meglio. I dati sono stati diffusi da Eurostat, l’ufficio statistico comunitario, che ha dimostrato che su oltre 208.000 tonnellate di miele importato in Europa, il 39% -pari a circa 80.000 tonnellate– è di provenienza cinese.

Dopo la Cina, la classifica dei paesi esportatori di miele in Europa vede l’Ucraina con 41000 tonnellate -pari al 20% del totale-, seguita dall’Argentina con 25000 tonnellate -pari al 12 %-, quindi Messico con 21000 tonnellate e Cile con 8000 tonnellate.

Nel 2018, gli Stati membri dell’Ue hanno quindi importato 208000 tonnellate di miele da Stati non membri dell’Ue, per un valore di 452 milioni di euro. Al contrario, nel 2018, solo 21000 tonnellate di miele sono state esportate dagli Stati membri dell’UE al di fuori dell’UE. Queste esportazioni valevano 119 milioni di euro. Un dato che sembra vanificare la politica europea di sostegno al settore dell’apicoltura.

Le Germania è il maggiore importatore

Rispetto al 2013, le importazioni di miele dall’esterno dell’UE sono aumentate del peso del 25%. D’altra parte, il peso delle esportazioni dell’UE di miele verso paesi terzi è aumentata del 40%. Nel 2018, 60000 tonnellate di miele sono state importate in Germania da Stati membri non UE (il 29% delle importazioni extra UE di miele). Ciò rende la Germania il più grande importatore europeo di miele da paesi non UE, davanti al Regno Unito con 45000 tonnellate, seguito dal Belgio con 22000 tonnellate, Polonia con 21000 tonnellate e Spagna 17000 tonnellate. L’Italia ha importato dai paesi extra Ue circa 8700 tonnellate, di cui oltre 2.500 dalla Cina.

Le esportazioni comunitarie

Nel 2018, 137000 tonnellate di miele sono state scambiate tra gli Stati membri dell’UE. L’Ungheria ha esportato in altri Stati membri dell’UE 20000 tonnellate di miele nel 2018, e ciò la rende il più grande esportatore di miele intra-UE, seguito da Belgio (19000 tonnellate) e Spagna (18000 tonnellate), davanti alla Germania (16000 tonnellate) e Polonia (15000 tonnellate). Per quanto riguarda l’Italia le esportazioni comunitarie sono state di circa 4500 tonnellate e quelle verso paesi extracomunitari di poco meno di 700 tonnellate.

E attenzione, c’è un altro grave problema da affrontare. Il miele cinese non sempre è vero miele: a volte è un prodotto ricavato dallo sciroppo di riso o zucchero, oppure è trattato industrialmente, una pratica vietata dalla legge in Europa, ma che in Cina è molto praticata. E, guardate bene, riconoscere il miele falso non è affatto facile! Per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta.

Come riconoscere il miele made in Italy

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale. Mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta –continua la Coldiretti– deve riportare l’indicazione «miscela di mieli originari della CE». Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta «miscela di mieli non originari della CE», mentre se si tratta di un mix va scritto «miscela di mieli originari e non originari della CE».

Attenzione all’etichetta

Il problema è però che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente. Infatti nei biscotti e negli altri dolci, come il torrone, la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta. Un danno che va sanato poiché colpisce un settore, quello nazionale, che conta circa 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione in agricoltura, valutato da 3 a 3,5 miliardi di euro.

La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali -sono circa 2000 quelle che gestiscono più di 150 alveari- è di circa 33.5 kg/alveare, mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 kg/alveare.

Per quanto riguarda le vendite –conclude Coldiretti-, i piccoli apicoltori si indirizzano innanzitutto verso il conferimento in cooperativa (23,6%), i privati consumatori (22,0%) e i grossisti (20,8%), mentre la restante parte viene indirizzata al piccolo dettaglio tradizionale e specializzato che assorbe il 12,7%.