NO F-35. LETTERA DEI GENITORI DI UN MILITARE MORTO PER LO STATO


Lettera aperta al Governo, Parlamento e Partiti italiani.

Egregi Onorevoli e membri del GOVERNO, PARLAMENTO e PARTITI Italiani, apprendiamo con sgomento e indignazione dai quotidiani nazionali che il 7 e 8 aprile 2009 le Commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole al «Programma pluriennale relativo all’acquisizione del sistema d’arma Joint Strike Fighter JSF», il faraonico progetto che il Governo intende lanciare mediante la produzione e acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico e basi operative. Costo stimato: oltre 13 miliardi di euro, nel periodo 2009-2026.

A ciò va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara) di un centro europeo per la produzione, manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi: costo di 605,5 milioni di euro. E va aggiunto, anche, un altro miliardo di euro già investito per la fase di sviluppo. I cacciabombardieri JSF (meglio conosciuti come F-35) sono aerei d’attacco capaci di portare, se serve, anche ordigni atomici e che costituiranno la nuova linea tattica di Aeronautica e Marina nella prima metà di questo secolo.

Tutto ciò a dispetto delle tanto decantate “Missioni di pace” esportate in paesi del M.O. dove trovasi tuttora oltre 13.000 soldati italiani. Ma non siamo in tempo di pace? E l’Italia non ripudia più la guerra? A fronte di tutto ciò, il giorno 8 maggio 2009 con una delegazione del CO.GE.MIL. Comitato di Genitori di Militari caduti in tempo di pace, vittime del servizio (della ex leva), arrivati da tutta Italia e ricevuti dalla Presidenza della Camera dei Deputati a Roma (assente il Presidente) per richiedere ancora una volta l’approvazione di una legge risarcitoria in favore dei familiari di militari caduti in servizio, ma come sempre accade ormai da oltre trenta anni, ancora una volta ci viene ribadito la «mancanza di copertura finanziaria» per un equo risarcimento ai nostri figli soldati caduti per la patria in servizio “obbligatorio”; comunicazione che delude e irrita la delegazione al punto che una mamma di 73 anni (e che da 20 conduce questa battaglia) viene colta da infarto cardiaco e viene ricoverata d’urgenza presso l’Ospedale Gemelli di Roma dove resta ricoverata otto giorni.

Vi scriviamo questa lettera perché per noi cittadini qualunque e genitori di un militare caduto per lo Stato, riteniamo che tale trattamento verso i nostri figli morti, siano azioni di crudele indifferenza e di grave inciviltà nazionale.

Anna Cremona e Angelo Garro

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