[di Mons. Valentinetti • 06.10.02] Né giusta, né umanitaria, né preventiva: la guerra non può essere accettata.  Il movimento cattolico Pax Christi, proseguendo la propria riflessione sulla guerra, ha diramato oggi una riflessione curata dal Consiglio nazionale insieme a mons. Tommaso Valentinetti che solo qualche giorno fa è stato nominato Presidente. Oltre che l’immoralità della guerra, viene sottolineata la violazione del diritto internazionale che si compirebbe con un attacco contro la popolazione irachena. In particolare, il testo insiste sulla lotta al terrorismo che sarebbe resa più efficace se si decidesse di sostenere il processo di pacificazione in Palestina piuttosto che di estendere il conflitto anche ad altre aree del Medioriente. La nota, lanciata in occasione della festa liturgica di S. Francesco d’Assisi, fa eco ad alcune recenti prese di posizione del magistero ecclesiastico e si pone in continuità con l’appello che Pax Christi ha lanciato il 28 agosto scorso e che ha raccolto ampio consenso e più di 3000 adesioni, di cui 77 parlamentari e 33 vescovi. Di seguito il testo del documento. (FONTE: PAX CHRISTI, 04 ottobre 2002)

PAX CHRISTI: IL TERRORISMO NON SI VINCE CON LA GUERRA

Né giusta, né umanitaria, né preventiva: la guerra non può essere accettata.  Il movimento cattolico Pax Christi, proseguendo la propria riflessione sulla guerra, ha diramato oggi una riflessione curata dal Consiglio nazionale insieme a mons. Tommaso Valentinetti che solo qualche giorno fa è stato nominato Presidente.
Oltre che l’immoralità della guerra, viene sottolineata la violazione del diritto internazionale che si compirebbe con un attacco contro la popolazione irachena. In particolare, il testo insiste sulla lotta al terrorismo che sarebbe resa più efficace se si decidesse di sostenere il processo di pacificazione in Palestina piuttosto che di estendere il conflitto anche ad altre aree del Medioriente. La nota, lanciata in occasione della festa liturgica di S. Francesco d’Assisi, fa eco ad alcune recenti prese di posizione del magistero ecclesiastico e si pone in continuità con l’appello che Pax Christi ha lanciato il 28 agosto scorso e che ha raccolto ampio consenso e più di 3000 adesioni, di cui 77 parlamentari e 33 vescovi. Di seguito il testo del documento. (FONTE: PAX CHRISTI, 04 ottobre 2002)
 
IL TERRORISMO NON SI VINCE CON LA GUERRA
 
Mons. Valentinetti, presidente di  Pax Christi – movimento cattolico internazionale per la pace, si è trovato in questi giorni a riflettere insieme al Consiglio nazionale sui venti di guerra che soffiano nuovamente nella direzione del Golfo. Ne è risultata la nota che segue.
 
Alla guerra hanno dato aggettivi diversi, per renderla più accettabile: guerra giusta, guerra umanitaria, lotta al terrorismo, guerra preventiva. Ora siamo di fronte ad un’altra possibile guerra.
Non possiamo farci chiudere la bocca da chi ha scelto e vuole convincerci che la guerra, anche se a malincuore, è necessaria e inevitabile. Il nostro riferimento, come cristiani, resta il Vangelo come Parola di vita e di pace; resta la persona di Gesù Cristo: uomo di verità, di giustizia, di libertà, di amore e di perdono. Gesù non ha mai usato la violenza neanche per legittima difesa (“Rimetti la  spada nel fodero” Mt 26,52).
A tutti coloro che si richiamano a Lui e al suo Vangelo chiediamo di non adattare la profezia e la forza del Vangelo ai calcoli e alle opportunità del momento. Sono certamente un segno di speranza i ripetuti appelli di questi giorni da parte di Giovanni Paolo II, dei Vescovi Italiani e di altre Nazioni (Gran Bretagna, Stati Uniti), di movimenti, gruppi, associazioni, comunità religiose, parrocchie e singoli credenti “contro la guerra”.
Pax Christi ha già rivolto un appello ai Parlamentari, lo scorso mese di agosto, per ‘Fermare la macchina della guerra’.  Non vogliamo qui riprendere quanto già detto anche in riferimento alla Costituzione Italiana, ci sembra però importante ricordare che il terrorismo va combattuto difendendo il diritto, togliendo quindi le motivazioni che offrono spazi di giustificazione pretestuosa al terrorismo. Per questo riteniamo importante non allargare il conflitto anche all’Iraq, ma impegnarsi a risolvere, ad es., la questione Palestinese.
Mentre da una parte vediamo tristemente radicata la tragica illusione di poter vincere il male con un male più grande, il terrorismo con un’ennesima guerra, dall’altra vediamo crescere segni e gesti di grande speranza, di rifiuto della violenza, da parte di comunità religiose, di parrocchie e di singoli credenti, come la proposta del voto di nonviolenza, fatta dal Capitolo delle Suore FMA.
E’ vitale il riferimento, oltre che alla Parola, anche a tutti i recenti interventi autorevoli del Magistero della Chiesa: il Concilio con la Gaudium et Spes al n. 80 ‘Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio  e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato’; la Pacem in terris, 1963, in cui si afferma che ritenere la guerra adatta a sanare i diritti violati ‘alienum est a ratione’ (è fuori dalla ragione); Giovanni Paolo II, Angelus del 21 ottobre 2001 “Nel nome di Dio ripeto ancora una volta: la violenza è per tutti solo un cammino di morte e di distruzione, che disonora la santità di Dio e la dignità dell’uomo”  ; Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio 2002 ‘Mai più violenza!  Mai più guerra!  Mai più terrorismo! In questi interventi la condanna della guerra è chiara ed esplicita e non ammette cedimenti. Come dice Gesù il vostro parlare sia ‘sì sì, no no’. San Francesco, oggi celebrato in Italia e nel mondo come grande uomo di pace, ci ricorda di leggere il Vangelo ‘sine glossa’. Anche la condanna della guerra sia dunque ‘sine glossa’, una condanna ferma, chiara e coraggiosa. La guerra resta sempre ‘avventura senza ritorno’. Vogliamo concludere riprendendo l’invito del papa, per questo mese di ottobre ad “affidare alla preghiera del Rosario la grande causa della pace”, e invitando tutti coloro che sono contro la guerra ad esporre la bandiera della pace (o un lenzuolo bianco con la scritta no alla guerra) alle finestre e balconi delle proprie abitazioni, per rendere visibile il proprio no alla guerra.