RICORDANDO L’ABBÉ PIERRE. FINALMENTE LE «GRANDI VACANZE»

La lotta dell’Abbé Pierre continua, da un capo all’altro della terra! Alle 5,25 di lunedì 22 gennaio 2007 ha finito la sua vita terrena questo vecchio prete che ha speso la sua vita a difendere i diritti dei più deboli. Ha iniziato le ‘grandi vacanze’, com’era solito dire parlando della sua morte. Emmaus Italia, con i suoi 13 gruppi presenti sul territorio del nostro paese, insieme agli altri 314 gruppi sparsi in 39 paesi nel mondo, rende omaggio al vecchio prete, straordinario esempio di impegno e di provocazione, a fianco dei più poveri e dei più emarginati. Negli ultimi anni all’Abbé Pierre piaceva ripetere in ogni occasione: «Continuiamo». Anche per questo tutti i gruppi del Movimento Emmaus, come lo fanno del resto da diverse decine d’anni, continueranno nel proprio lavoro di azione e di testimonianza dalla parte degli ultimi, degli oppressi, dei dimenticati, dei senza tetto, senza documenti, senza pane, senza tutto…

Abbé pierreIn Italia, come in Francia, Scandinavia, Belgio, Svizzera, Spagna, Inghilterra, Germania, Olanda, Romania, Bosnia, così come in Africa, in America latina ed in Asia, Emmaus continuerà a lottare contro tutte le forme di esclusione e di ingiustizia. Nell’ambito dell’alfabetizzazione, della sanità, degli alloggi, della difesa dei diritti della Persona, dell’economia solidale, sempre con e per i più poveri, sempre, o nella maggioranza dei casi, con azioni autofinanziate dal proprio lavoro di raccolta e recupero di materiale usato. E, seguendo l’esempio del suo fondatore, il Movimento Emmaus continuerà nella propria azione di denuncia e pressione politica.

Ricordiamo in proposito quanto disse l’Abbé Pierre nel marzo del 1971 a Firenze, nel Salone dei 500, gremito di gente: «Fate bene a commuovervi di fronte a tanti bambini che muoiono di fame nel mondo. Facciamo bene a dare, per loro, ai missionari o ad altri, la nostra offerta… ma ricordiamoci: se non siamo decisi, contemporaneamente, a mettere a disposizione non solo i nostri soldi, ma tutto il nostro impegno politico e la nostra ‘collera d’Amore’ perché a questi bambini sia garantito di vivere nel pieno rispetto di tutti i loro diritti fondamentali di Esseri umani, nella giustizia e nella pace, allora vi dico che saremmo stati meno crudeli a lasciarli morire in giovane età, senza costringerli a vivere disperati in condizione di miseria e di sfruttamento».

Grazie a quanti vorranno unirsi a noi per continuare insieme questo impegno per un mondo di umanità, di giustizia, di solidarietà e di pace.

LA STORIA

Tutto era nato da uno strano incontro. Da una parte un prete. Non un prete qualsiasi. L’Abbé Pierre ne aveva fatta di strada dal giorno in cui, con il permesso della Santa Sede aveva lasciato il convento dei Cappuccini dove «si aiutavano i poveri, ma non si era poveri», per buttarsi allo sbaraglio in mezzo alla gente della sua Francia. Glielo aveva insegnato suo padre. Per stare con i poveri occorre avere una sorta di arte. Suo padre, barbiere, passava ogni domenica a fare la barba e i capelli gratuitamente ai più poveri della città. Un giorno il rasoio era andato un po’ oltre e aveva fatto una ferita al ‘cliente’ di turno. Quello si era ribellato e aveva offeso il barbiere che, gratuitamente, lo stava servendo. «Vedi – aveva detto suo padre al figlio che lo accompagnava – è difficile fare davvero la carità ai poveri».

Henry Grouès, questo è il nome di battesimo dell’Abbé Pierre, se lo era sempre ricordato. Anche quando, emozionato dopo una visita ad Assisi, era entrato nei Cappuccini. Era stato questo insegnamento del padre a spingerlo, poi, a lasciare il convento e a buttarsi in mezzo alle strade. E di avventure la vita gliene avrebbe riservate tante. Soprattutto durante la seconda guerra mondiale, quando era diventato partigiano, con il nome di Pierre e aveva dovuto improvvisarsi guida alpina per accompagnare gli ebrei fuori dai confini della Francia occupata dai nazisti. Un fatto di questa avventura gli resterà nella memoria. Un ragazzo ebreo era andato da lui impaurito. Doveva scappare. E in fretta. Aveva paura. L’Abbé Pierre gli aveva assicurato che avrebbe combinato tutto. Nel frattempo avrebbe dovuto stare nascosto, in attesa che gli fossero procurati nuovi documenti. Due giorni di attesa. Troppi. Quando l’Abbé Pierre lo andò a prelevare per accompagnarlo al confine, lo trovò impiccato. Quante volte dirà in seguito che «i poveri non possono aspettare».

Finita la guerra era stato eletto deputato. Una carica di prestigio che gli permetteva di avere anche una certa dote di fondi. Certo non per se stesso, ma per fare cose utili ai poveri. Aveva deciso così di costruire un albergo per la gioventù, per aiutare l’inserimento dei giovani pi poveri nella società. Poi quell’incontro. Un galeotto, George, di lui sappiamo solo il nome. Era tornato a casa dopo tanti anni di galera. La voglia di riabbracciare i figli, di rivedere la moglie. Aveva trovato la moglie con un altro uomo e i figli che non lo conoscevano. La sua vita non aveva alcun senso. Tanto valeva farla finita. Dall’ospedale dove era stato ricoverato dopo l’ennesimo tentativo di suicidio, il personale decide di chiamare l’Abbé. Nessuno era riuscito a dare una mano a George. Lui voleva morire e basta. Quando l’Abbé Pierre si trovò davanti al letto di quest’uomo, ebbe un’intuizione. Non cercò affatto di consolarlo. Nessuna consolazione sarebbe bastata. Fu, anzi, impietoso: «Vedi, gli disse, io non ho nulla da darti. Vuoi suicidarti. Fai come vuoi. Ma prima di suicidarti, ti chiedo di pensare a una proposta. Io ho tante cose da fare, c’è tanta gente che ha bisogno. Vuoi darmi una mano?».

Era bastata questa parola per rimettere in piedi George che, da allora in poi, sarà per quindici anni il suo primo collaboratore. É proprio in quel giorno del 1949 che nasce Emmaus. Due uomini. Un prete e un ex galeotto che decidono di sfidare la povertà e la miseria. C’è gente senza casa. Parte una campagna di costruzione di case per i senza tetto. Ma i soldi non bastano mai. L’Abbé Pierre va davanti ai locali notturni a chiedere l’elemosina, giunge perfino a presentarsi a un quiz a premi alla radio. Ma i soldi non bastano mai. «I poveri hanno fretta, non possono aspettare».

Frattanto ai primi due si erano aggiunti altri e fu proprio uno di loro, una sera in cui pareva che tutto dovesse fallire per mancanza di soldi, a tirare fuori l’idea. «Tanti di noi, disse, per vivere, vanno alla discarica dell’immondizia per cercare di riciclare quello che c’è di buono».

IL MOVIMENTO EMMAUS

Prende così corpo questa compagnia di riciclatori, fatta di gente esclusa dalla società, che, riciclando rifiuti, non solo riesce a mantenersi, ma anche a creare quel tanto di ricchezza che permette loro di aiutare gli altri. Quante case per i senza tetto. Nessuno lo sa. L’Abbé diviene l’uomo più popolare della Francia. É chiamato in ogni parte del mondo a parlare di questa sua esperienza. Nascono tante comunità. Oggi sono 314 gruppi sparsi in 39 paesi nel mondo. Anche in America latina, in Africa, in Asia. Tutti quelli che vogliono entrare sono accolti. Non viene chiesto nulla. Neanche il documento d’identità. Ad ognuno è chiesto solo di lavorare, secondo le sue capacità. Decine di migliaia di persone sono passate in questa istituzione. La maggior parte fatta di persone che non hanno avuto fortuna, che non hanno lavoro, che non vengono accettate dalla società. Ad Emmaus possono arrivare, trovare un letto, una casa. Ed Emmaus non chiede nulla, neanche alle istituzioni che spesso sono costrette a spendere capitali enormi per assistere i bisognosi. Si tratta di poveri fieri della loro povertà e ricchi della dignità del loro lavoro.

La compagnia degli stracciaoli di Emmaus si è ingrandita. E continua la sua opera di sempre. Ogni mattina si parte con i furgoni per andare a recuperare ciò che la gente vuole buttare. Si selezionano i materiali. Ciò che è buono viene rivenduto nei mercatini. Chi bussa alla porta è accolto. Senza nessuna domanda. E l’Abbé Pierre il vizio di sognare ha continuato a permetterselo. Tanti grandi di questo mondo non possono. I loro non sarebbero sogni ma incubi. Incubi i sogni dei potenti, dei ricchi, di quelli che hanno speso la vita solo per se stessi. Sogni grandi e pieni di speranza quelli di chi ha speso la vita per gli altri. La scomparsa terrena dell’Abbé Pierre è una grave perdita per tutti noi e una grande eredità di saggezza, di spiritualità, di sogni e progetti capaci di varcare il futuro e di diventare realtà. Sogni e progetti scaturiti dalla sua domanda: «… e gli altri?». Una domanda consegnata a noi e a tutti quelli che l’hanno conosciuto, perché diventi anche la nostra inquietudine e il nostro impegno.

Graziano Zoni

Eugenio Melandri

Graziano Zoni è presidente di “Emmaus Italia”, un’associazione onlus di collegamento e di aiuto reciproco fra gli organismi operanti in Italia che si riferiscono al Movimento Emmaus dell’Abbé Pierre, fondato in Francia nel 1949. Vive a Firenze.

Eugenio Melandri, giornalista e sociologo, ex parlamentare europeo è direttore del mensile Solidarietà Internazionale e coordinatore nazionale di «Chiama l’Africa».

Fonte: Solidarietà Internazionale (Febbraio 2007)