PORDENONE, 25 MARZO 2007. XI VIA CRUCIS PER LA PACE

Domenica 25 marzo 2007 si terrà l’undicesima edizione della «Via Crucis per la Pace Pordenone – Base Usaf di Aviano». Beati i Costruttori di Pace, Pax Christi, ACLI, Emergency ed altri vi invitano a partecipare. La partenza avverrà alle ore 14 dal sagrato della cattedrale di San Marco, con il saluto e l’introduzione del Vescovo di Pordenone, mons. Ovidio Poletto, mentre l’arrivo al campo antistante la pista della Base Usaf è previsto intorno alle 18. Un bus-navetta sarà a disposizione per riportare a Pordenone i manifestanti.

Appello – Invito alla partecipazione

LA GLORIA DI DIO E’ L’UOMO VIVENTE

L’undicesimo percorso della Via Crucis Pordenone-Base Usaf di Aviano potrebbe sembrare un segno ripetitivo che si consuma in una ritualità prevedibile, mentre i drammi della storia continuano. Per noi e per chi accoglierà il nostro invito a parteciparvi, questo momento di riflessione e di preghiera si propone di rimotivare la sensibilità, la spiritualità e l’impegno per costruire con la nonviolenza attiva un mondo di giustizia, di pace, di fraternità, mettendo sempre in primo piano lo stile e il tenore del nostro modo di vivere.

Il riflettere e pregare in cammino verso la base Usaf di Aviano, emblema dell’intreccio mondiale sempre più terribile e mortale fra i poteri forti dell’economia e dell’uso delle armi, intende essere un segno, anche se piccolo, del cammino che migliaia di comunità, bambini e bambine, giovani, donne e uomini compiono ogni giorno nella resistenza, nella progettualità, nella dedizione fino al dono della vita stessa. È il cammino degli impoveriti, degli oppressi, delle vittime che diventano protagonisti di una storia umana.

Vorremmo che questa Via Crucis sia un percorso di fede dentro la storia, insieme a quel Dio che ascolta il grido dei poveri, prende a cuore la loro condizione, li ama di un amore preferenziale per animarli nel cammino della liberazione e della vita; insieme a quel Gesù di Nazaret che è venuto ad annunciare e attuare la buona notizia per i poveri, a proclamare beati i nonviolenti, e figli e figlie di Dio i costruttori di pace.

Non pretendiamo nessuna esclusiva nell’interpretazione del Vangelo, ma le nostre coscienze sono persuase che non possa esserci sequela autentica di Gesù di Nazaret se ai poveri non si riserva un amore preferenziale. Per questo, attualizzando l’affermazione di s. Ireneo “la gloria di Dio è l’uomo vivente”, il vescovo martire Romero dice: “La gloria di Dio è che il povero possa vivere”.

La nostra spiritualità non può essere disincarnata dalla storia, non può accontentarsi solo di una ritualità feriale o occasionale. Deve essere invece la dedizione a spendersi per umanizzare la storia, perchè appassionati dal Vangelo e dalle vicende delle persone e delle comunità. Se la gloria di Dio è che il povero possa vivere, il disonore di Dio sono le morti per fame, sete, violenze, guerre, discriminazione e sfruttamento, distruzione dell’ambiente vitale

Nella Chiesa, nelle diverse fedi religiose, nella politica, nella società si denunciano troppo poco le armi come strumenti di morte nella loro produzione, commercio, utilizzo. Accanto alla base di Aviano, ampliata ed efficiente, piena di armi omicide di tutti i tipi, ora si vuole aggiungerne un’altra a Vicenza. Dietro a una distorta idea di sicurezza che vuole giustificare la potenza di queste installazioni, si nasconde solo la prepotenza, la pretesa di assurgere a controllori del Pianeta nell’accaparramento delle risorse e delle ricchezze, nella difesa di un sistema di dominio, di oppressione, di privilegio e di consumo disumanizzante e distruttivo; nella repressione dei movimenti popolari, nelle guerre che in modo sempre più evidente sono irrazionali, omicide, distruttive, strade senza ritorno.

La costruzione e il commercio delle armi sono invece un furto ai poveri e la premessa della loro uccisione, perchè diventano il proficuo investimento di pochi prendendo il posto di pozzi d’acqua, produzione degli alimenti necessari per la vita: scuole, case, luoghi di lavoro, ospedali e farmacie…

Preghiamo camminando su queste nostre strade per chiederci quanto siamo stati noi per primi incoerenti e rassegnati se abbiamo permesso e permettiamo di perpetuare un sistema di dominio, di oppressione, di privilegio e di consumo che appare – e in modo particolare a chi prende seriamente il Vangelo di Gesù di Nazaret – disumanizzante, perchè organizza e gestisce la guerra, “avventura senza ritorno“, e modo irrazionale e distruttivo di gestire i conflitti che insorgono tra le nazioni.


Camminiamo
convinti che al di fuori dei poveri non ci può essere salvezza per l’umanità, nel senso che solo condividendo la loro sorte e vivendo con loro il cammino della giustizia e della pace possiamo contribuire a rendere più umana la storia.

Camminiamo con tutte le comunità e i popoli del Pianeta, con le donne, gli uomini, i bambini/e stranieri presenti fra di noi, costretti da condizioni di vita ingiuste e precarie, da guerre, da violazione continua dei diritti umani a partire dai loro paesi.

Camminiamo con le persone che in questa società sono messe ai margini da pregiudizi, meccanismi sociali, ortodossie religiose astratte, lontane dai drammi e dalle speranze delle persone.

Camminiamo in sintonia con il sogno di migliaia di comunità, di milioni di persone di diverse ispirazioni, fedi religiose, percorsi storici, di un mondo di convivenza fra le differenze.

Camminiamo con le diverse spiritualità, emanazioni dell’unico Spirito, per liberarci dall’ossessione dell’avere e del consumare, per riscoprire il senso profondo della de-crescita e della semplice e festosa convivialità; per risentire nel profondo l’importanza del silenzio, della contemplazione, del dialogo cuore a cuore, dell’amore e dell’amicizia; per sperimentare la relazione con tutti gli esseri viventi, l’intero creato.

Camminiamo in compagnia del viandante di Emmaus che ci conforta con la sua presenza, la sua parola incoraggiante, il gesto eloquente dello spezzare il pane della condivisione e della fraternità. Il cammino è il segno della scelta da rinnovare quotidianamente, della nonviolenza attiva che costruisce nuove relazioni fra le persone, con il denaro, con il potere, con la legge, con le istituzioni, con la politica.

Al nostro camminare vogliamo aggiungere un gesto concreto di solidarietà: troppe sono le popolazioni, i territori, le comunità travolte dalla violenza, provate dalla tragedia della guerra che anche da Aviano è partita. A queste comunità deve essere data la possibilità di ricostruire un tessuto sociale ed economico fondato sulla solidarietà, sulla fratellanza, concreto antidoto alla violenza, seme di pace.

Per questo, aderendo all’iniziativa della Chiesa in Concordia-Pordenone, vogliamo partecipare al gemellaggio che unisce la Caritas diocesana alle comunità di Vajevo (Serbia) contribuendo concretamente al progetto ‘donne sole’ che punta a dare una autosufficienza economica a coloro che hanno subito più di tutti le conseguenze della guerra, donne e bambini, attraverso la costruzione di una esperienza lavorativa di tipo cooperativo e socio/assistenziale.



Camminiamo con fiducia ragionevole, con speranza consapevole
: non con l’entusiasmo facile di un momento e di una stagione; nè con la stanchezza e l’avvilimento arrendevoli per mancanza di risultati visibili e riscontrabili. La speranza è quella dimensione profonda che si esprime contro ogni evidenza contraria; che si alimenta alla Parola del Signore che non tradisce perchè resta fedele a se stesso; alle testimonianze esemplari di tante donne e di tanti uomini; alla nostra interiorità.

La speranza si nutre nei frammenti di speranza già concretizzata… La nostra Via Crucis è un segno di speranza che nutre la nostra speranza…

Per informazioni organizzative:

0434578140 – 0432560699 – 3492200890