[GRILLOnews • 06.12.02] Venerdì 6 dicembre il giudice Antonino Caponnetto ci ha lasciato. Aveva 82 anni. «il GRILLO parlante» desidera ricordarlo per la sua straordinaria attività di magistrato nella dura lotta contro la mafia e per l'infaticabile l'attività di educatore e maestro di vita che, dopo le tragiche morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha svolto nelle scuole di tutta Italia incontrando i ragazzi e promuovendo la difesa della legalità come strumento per l'affermazione della giustizia e della pace. La sua rettitudine, il suo impegno civile e la sua dolcezza restano un esempio ed un faro per tutti noi.

RICORDO DI ANTONINO CAPONNETTO/1 – CIAO, DALLA REDAZIONE DI GRILLOnews

Venerdì 6 dicembre il giudice Antonino Caponnetto ci ha lasciato. Aveva 82 anni. «il GRILLO parlante» desidera ricordarlo per la sua straordinaria attività di magistrato nella dura lotta contro la mafia e per l’infaticabile l’attività di educatore e maestro di vita che, dopo le tragiche morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha svolto nelle scuole di tutta Italia incontrando i ragazzi e promuovendo la difesa della legalità come strumento per l’affermazione della giustizia e della pace. La sua rettitudine, il suo impegno civile e la sua dolcezza restano un esempio ed un faro per tutti noi. 

Nato nel 1920 a Caltanissetta, Caponnetto entrò nel 1954 in magistratura. La sua carriera subì un’impennata nel 1983 quando, dopo l’uccisione per mano di Cosa Nostra di Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio istruzione di Palermo, Caponnetto chiese ed ottenne il trasferimento a quell’ufficio in prima linea nella lotta alla mafia. Con sé volle Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e con questo formidabile pool venne avviato il primo storico maxiprocesso contro Cosa Nostra dove s’inserirono le dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Quando decise di lasciare Palermo per tornare a Firenze indicò in Falcone il suo successore, ma il Csm, scatenando un vespaio di polemiche, gli preferì Antonino Meli. Quando nel 1990 si ritirò in pensione, venne insignito con il titolo onorifico di presidente aggiunto della corte suprema di Cassazione. Nel luglio del 1992 dopo l’omicidio di Paolo Borsellino che aveva seguito di due mesi quello di Giovanni Falcone all’uscita dalla camera ardente, Caponnetto aveva esclamato con voce rotta dall’emozione: «Non c’è più speranza…». Quella che segue è una sintesi di una toccante intervista realizzata nel maggio del 1996 da Gianni Minà per la serie televisiva «Storie» da lui stessi realizzata e trasmessa da Rai Due. L’intervista è pubblicata da Sperling & Kupfer e Rai-Eri. A seguire pubblichiamo la “preghiera laica ma fervente” pronunciata da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24 luglio 1992 a Palermo. Erano i giorni in cui il popolo di Palermo, straziato, furente, riconquistava la città ferita, la strappava al regime di occupazione mafioso; e nasceva dall’azione il concetto di una nuova Resistenza. Di questa Resistenza l’anziano magistrato che aveva guidato il pool antimafia, l’uomo fisicamente così fragile, visibilmente così ascetico, è stato in quell’ora tragica l’interprete, il profeta.