[Ferruccio Melappioni • 27.02.04]  Intervista al valdagnese Padre Solideo Poletti dal 1998 nei sobborghi di Bucarest. Il "Progetto Speranza" risponde ai bisogni sociali e religiosi...

ROMANIA. MISSIONE COME RISPOSTA AI GIOVANI SENZA FUTURO

“Per il mio futuro spero che il Signore mi doni pace e serenità; poi vorrei terminare i miei studi universitari. Sogno di costruirmi una famiglia ed avere molti figli, qui dove sono nata”. Così S., animatrice rumena dell’oratorio Giuseppino di Popesti ci ha confidato le sue speranze per la vita.
Nei sobborghi di Bucarest, dove ha sede la missione, abbiamo incontrato il direttore P.Solideo Poletti, il quale ha ospitato un gruppo di giovani italiani nell’agosto del 2003. Il motivo è il “Vara Impreuna”, una sorte di Grest estivo che vede la partecipazione di tantissimi bambini di Popesti, animati dai ragazzi rumeni e da volontari italiani. I missionari sono arrivati nel 1998, per dare una risposta ai giovani immigrati rumeni che in Italia bussavano alle porte dei loro istituti, chiedendo soldi o cibo.
“In questi quattro anni – esordisce p. Solideo, nativo di Valdagno (Vi) e per molti anni direttore dell’Istituto di Montecchio Maggiore (Vi) – ci siamo inseriti un po’ alla volta nel tessuto sociale locale. I nostri sforzi sono serviti ad inculturarci per conoscere e capire le attese e speranze della gente. Dal 2001 sono iniziate le attività vere e proprie, in concomitanza con la costruzione della struttura che ora serve da oratorio e in futuro da scuola-bottega”.

Quali i vostri progetti e a chi sono rivolti?

Il nostro progetto “speranza” è un tentativo di rispondere ai bisogni sociali, educativi e religiosi di questa gente, condizionata per più di 40 anni dall’ideologia comunista. Ai giovani offriamo un ambiente dove possono imparare, giocare, pregare, crescere insieme aiutandosi reciprocamente.

Il vostro fondatore aveva uno sguardo missionario?

Nel 1800 non c’era questa visione missionaria, perciò nel carisma non c’è un chiaro riferimento alla missione. Nel 1920 si è cominciato a guardare alla missione come risposta alle necessità dei giovani più poveri, a cui teneva il nostro fondatore, S.Leonardo Murialdo.

Il tuo stile d’educatore è cambiato qui in missione?

Educare qui è simile all’Italia. Certe problematiche giovanili sono uguali, come il consumismo sempre più presente e la ricerca di falsi ideali. Questi giovani sono attratti e incuriositi da tutto ciò che è modernità perché non hanno sofferto le fasi della caduta del regime. Di quegli anni non ricordano nulla perché erano troppo giovani. I loro genitori stanno soffrendo maggiormente questa fase di riorganizzazione statale ed economica.

In che modo date una professionalità ai ragazzi rumeni?

Il nostro obiettivo è di cedere tutto tra 20-30 anni alle istituzioni locali. Per quel tempo contiamo di aver avviato un centro professionale che dia un futuro a questi giovani; il nostro obiettivo è di far sì che essi diventino non semplici lavoratori ma imprenditori di se stessi, in modo di generare mentalità nuove in grado di creare lavoro.

Ora che prospettive di lavoro ci sono qui?

Vicino a noi ci sono diverse fabbriche la cui proprietà è Italiana. Vi lavorano mediamente 200-300 operai, i quali vedono in questo lavoro l’unica opportunità di guadagnare qualcosa. Gli stipendi sono bassi, 75 euro al mese, secondo contratto per otto ore al giorno e sei giorni la settimana. L’impossibilità ad alzare questi stipendi nasce dalla necessità di rendere minimi i costi, per competere nel mercato globale. Le commesse partono dall’Italia ed è da lì che stabiliscono se il prodotto conviene o no continuare a produrlo qui, in base ai costi tra cui gli stipendi. E’ un gioco al ribasso che è pagato da questa povera gente.

Che cosa si può utilizzare dell’Italia in Romania e viceversa?

La parrocchia in Romania non ha uno spazio per i giovani. Qui oltre alle funzioni festive e qualche nozione di catechismo, non si è mai pensato ai giovani. Non c’è il senso della famiglia e del tempo per i pasti come momento di condivisione. Si mangia quando capita e quando ce n’é. Il sistema comunista ha azzerato l’idea della solidarietà e dell’associazionismo. A quel tempo si lavorava tutti ma poco, ognuno pensando alla propria sussistenza. Qui nei giovani si deve creare l’idea del volontariato fatto per il bene di tutti. Si deve ricreare una fiducia nell’apparato statale e sul proprio futuro; infatti i soldi che hanno li spendono subito, non hanno il senso del risparmio. Una caratteristica di questi giovani però è la loro facile e semplice capacità di accogliere tutti anche i ragazzi più in difficoltà; caratteristica che a volte in Italia si stenta a vedere. Mi auguro che i giovani italiani sappiano conoscere e valorizzare quella “ricchezza”, umana, culturale e religiosa che sono gli immigrati.

Ferruccio Melappioni

ZOOM ROMANIA-ECONOMY

Capitale: Bucarest oltre 2 milioni di abitanti

Principali città: Brasov, Bacau, Timisoara, Iasi; Cluj-Napoca

Popolazione: 23 milioni; 90% rumena, 7% ungherese, 1%tedesca, 2% tzigana

Geografia: 80% dei Carpazi è all’interno dei suoi confini politici e scorre il 38% del Danubio

Stipendio medio: 2,5 milioni di Lei = 80 Euro

1 kg di pane: 8000 Lei = 0.25 Euro

Blue jeans: 500 mila Lei = 13 Euro

Pizza: 50 mila Lei = 2 Euro

Ticket bus: 5 mila Lei = 0,16 Euro

Fiat Punto: 300 milioni di Lei = 9676 Euro

Libro testo per studente: 100 mila Lei = 3 Euro

Appartamento centro Bucarest: 6 miliardi di Lei = 193.550 Euro