[GRILLOnews • 21.04.02] Coerenza e programmazione. Sono due dei mattoni sui quali deve poggiare la sanità del futuro, una sanità che invece la maggioranza di governo sta costruendo a colpi di «inganni» e «pasticci». Non ha usato mezzi termini l’ex ministro Rosy Bindi nel suo appassionato intervento che ha concluso la conferenza, organizzata dall’Ulivo, sul tema «Rilanciare la sanità pubblica veronese per un futuro all’altezza delle tradizioni».

ROSY BINDI: LA SANITA DI OGGI? SOLO PASTICCI

Un incontro sollecitato anche dal documento degli 11 primari veronesi ospedalieri e universitari che recentemente hanno stigmatizzato le decisioni che la Regione intende prendere in tema di sanità. All’appuntamenno, coordinato dal senatore Luigi Viviani e introdotto da Ottavio Contolini del gruppo sanità dell’Ulivo, hanno preso parte anche Gustavo Franchetto, vicepresidente del Consiglio regionale; Margherita Miotto della commissione Sanità della Regione, Roberto Buttura e Luigi De Mori del gruppo Sanità dell’Ulivo.
Una visione complessiva della situazione italiana, quella dell’onorevole della Margherita dalla quale è emerso uno scenario preoccupato e preoccupante, proprio perché – ha detto Bindi – il governo dice di voler «qualificare la sanità, renderla più efficiente, liberarla dagli errori compiuti dal centro-sinistra, affrancarla dalle ultime vecchiezze, rilanciare il diritto alla salute», salvo poi mettere in atto tutta una serie di misure (vedi i ticket) che vanno nella direzione del privilegio per pochi e della privatizzazione spinta.
«Obiettivi questi», ha continuato l’ex ministro della Sanità, «che la maggioranza intende perseguire con provvedimenti opposti a quelli presi sin qui. Se ciò fosse possibile, si potrebbe anche parlarne, ma una terza via non esiste. Il Sistema sanitario nazionale è ancorato ad alcune coerenze, all’interno delle quali sono sicuramente necessari dei cambiamenti». L’importante è che essi vengano realizzati, laddove necessario, con l’unico fine di tutelare al meglio la salute pubblica e non, come invece accade, «per coprire la loro cattiva gestione della sanità».
L’attuale ministero, secondo Bindi, sta commettendo una serie di evidenti errori. L’ultimo, in ordine cronologico è l’opportunità – per i medici – di esercitare la libera professione senza alcun vincolo e il ripristino dei contratti a tempo limitato. Un colpo di spugna alla precedente riforma con il quale, dunque, si cancella il principio di esclusività del rapporto di lavoro. Non si capisce perché però – ha detto l’ex ministro – un’azienda pubblica che abbia delle ottime professionalità le debba condividere con le strutture private. Non è certo in questo modo, comunque, che si risolve l’annosa questione delle liste d’attesa.
Un piano sanitario degno di questo nome, ha continuato si poggia almeno su un paio di concetti: la sostenibilità del sistema, che oggi non è garantita e per la quale ci si deve battere magari ricorrendo anche a misure impopolari se l’obiettivo è una qualificazione del Sistema sanitario nazionale, usufruibile da tutti. Un altro aspetto fondamentale dal quale non si può prescindere è la programmazione sui vari livelli di responsabilità. E allora è necessario capire «come si intenderà far fronte a un futuro, non così lontano, nel quale il 25% della popolazione avrà superato l’età a rischio-non autosufficienza e avrà bisogno di strumenti adeguati» nel nome di un’integrazione tra società e sanità che non può essere sottovalutata. Così come non si può permettere «che la maggioranza distrugga i migliori frutti della sanità del Veneto, quelli che furono seminati ancora ai tempi della migliore Dc».
Oggi, invece – lo hanno ben ricordato sia Miotto che De Mori (quest’ultimo snocciolando una serie di dati interessanti) – la Regione procede a colpi di riduzione di posti-letto (le strutture pubbliche veronesi potrebbero perderne 610 mentre le realtà private solo 65), di tagli che creano ulteriori problemi senza risolvere quelli cronici, come le lunghe file davanti ai Pronto Soccorso. Certo è che, come ha rilevato Buttura, negli anni a venire si dovrà tenere sia del costante invecchiamento della popolazione sia del fattore immigrazione: due elementi che impongono scelte nel segno della qualità e della qualità degli investimenti in tecnologie, strutture e personale. Personale che a, tutti i livelli, deve puntare sulla formazione e l’aggiornamento. Un’altra sfida da vincere è quella di un’opportuna integrazione socio-sanitaria, che eviti sprechi e sperperi e non porti a un finto federalismo il quale, lungi dal salvaguardare i diritti, rischi di creare cittadini di serie A e serie B.
I temi cruciali e i timori, insomma, sono tantissimi. Ma a che punto è il piano sanitario in Regione? Franchetto ha spiegato che le audizioni in V commissione regionale, quella della Sanità, sono ormai ultimate. Sono stati ascoltati enti locali e dirigenti di aziende ospedaliere e Ulss. Da questi colloqui è emerso che il piano sanitario non piace perché va a toccare una serie di presidi sanitari ed ospedalieri che si ritiene abbiano tuttora un ruolo importante nei territori. Forti critiche riguardano poi i tagli di posti-letti in strutture come quelle di Verona, già sature in alcune divisioni come la Medicina e la Geriatria. Il tutto senza che che vi siano strutture alternative sul territorio. I dubbi stanno facendo breccia anche in una parte della maggioranza, al punto che proprio domani i capigruppo in Regione si riuniranno per trovare una soluzione.