[da "il Manifesto" • 30.07.02] Il Sole 24 ore di domenica 21 luglio, riportava in prima pagina il risultato di uno studio dell'Agenzia delle entrate sulle stime dell'evasione in Italia. In un corsivo molto duro veniva tra l'altro scritto: "Sarà forse vero che lo studio sull'evasione fiscale condotto dall'Agenzia delle entrate non aggiunge nuovi elementi all'analisi quantitativa di questo fenomeno...

TREMONTI, IL FENOMENO

Il Sole 24 ore di domenica 21 luglio, riportava in prima pagina il risultato di uno studio dell’Agenzia delle entrate sulle stime dell’evasione in Italia. In un corsivo molto duro veniva tra l’altro scritto: “Sarà forse vero che lo studio sull’evasione fiscale condotto dall’Agenzia delle entrate non aggiunge nuovi elementi all’analisi quantitativa di questo fenomeno… Ma leggere, nero su bianco, che ogni anno circa il 20% della ricchezza prodotta in Italia sfugge all’erario rimane un mistero difficile da capire. E da digerire visto che …si tratta di un evasione d’imposta di alcune decine di miliardi di euro all’anno… Ma di fronte ai dati elaborati dall’Agenzia non si può restare in silenzio… tanto più quando i tam tam su un imminente condono fiscale si fanno più insistenti.”
L’ipotesi del governo di procedere a un “condono tombale”  si fa sempre più forte, dice il Sole 24 Ore. L’articolo che segue è stato scritto per il Corriere della sera del 25 settembre 1991 dall’attuale ministro dell’economia Giulio Tremonti, definito da Eugenio Scalfari su La Repubblica di sabato 6 luglio, il Fenomeno che “…ci sta portando alla catastrofe finanziaria anche se sono in pochi quelli che l’hanno capito”.

Il condono, un suicidio fiscale
GIULIO TREMONTI *
In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge. Dunque, il governo starebbe per cedere: cedere con fermezza ma cedere. Non è neppure il caso di avviare una discussione sulla morale fiscale di un governo che fa ora ciò che appena ieri ha fermamente escluso, perché immorale. E’ piuttosto il caso di passare oltre, per vedere se un condono fatto in questo modo ed in questo momento sia soltanto una scelta di cinismo fiscale, per tirare a campare, o qualcosa di più o di peggio: una scelta di suicidio fiscale. Ebbene, ragionando sulle evidenze è chiaro che si tratta di una scelta del secondo tipo. Per la massa enorme degli evasori le probabilità di essere verificati sono minime (lo dicono le Finanze), le conseguenti liti tributarie si possono tirare in lungo senza costo (lo dicono ancora le Finanze), infine i condoni sono cadenzati ogni decennio: `73, `82, `91. Vuol dire che il rapporto fiscale si basa su questa ragione pratica: farla franca, confusi tra milioni di evasori; farla lunga, coltivando con calma la lite; farla fuori, con poche lire di condono. A differenza che nel resto d’Europa non c’è più, con questo condono, certezza di tassazione con saltuari condoni, ma certezza di condoni con saltuaria tassazione. In questo sistema smontato e rovesciato, in cui a dettare legge sono proprio i fatti fuorilegge, l’evasione e la furbizia, non bastano i correttivi tecnici che dovrebbero consentire al governo di cedere con fermezza: non bastano la messa a regime dei coefficienti per commercianti ed artigiani, l’abolizione del segreto bancario, la riforma dell’amministrazione. Quella di reintrodurre i coefficienti di redditività, per indurre commercianti ed artigiani a dichiarazioni verosimili, è una tesi a lungo sostenuta sul Corriere, tanto che il documento governativo non solo la realizza, ma usa queste stesse parole. Tuttavia lo fa con ritardo incolmabile: quella sui coefficienti doveva e poteva essere un’operazione iniziale e non terminale, passaggio di graduale risanamento, non posticcio alibi di condono. Neppure l’eliminazione del segreto bancario è un passaggio risolutivo: che risulti, l’autorità giudiziaria non ha infatti mai negato l’accesso ai conti degli evasori. Solo che, a differenza della Guardia di Finanza, l’amministrazione finanziaria ne ha fatto un uso limitatissimo. Dunque, si tratta soprattutto di una norma-messaggio, messaggio comunque debole, rispetto a quello forte trasmesso con il condono. La riforma dell’amministrazione finanziaria è infine, in questa fase, negativa. Nel 1971 si è fatta la riforma delle imposte, senza quella dell’amministrazione. Ora si fa il contrario ma così si finirà soltanto per accrescere la popolazione dei pubblici parassiti. Senza contare che, attuata in un momento di crisi fiscale gravissima, così si destabilizza il fisco. Dall’unità d’Italia manca il precedente di una politica tributaria come questa, una politica che è riuscita a fare due cose opposte: legittimare l’esplosione di spese coperte da entrate inventate, far cadere le entrate da autoliquidazione, che presuppongono una fiscalità autorevole e non ridicolizzata da continue improvvisazioni e contraddizioni. A questo punto una sola cosa è certa, che questo governo tira a campare, ma il prossimo scompare sotto il disastro della finanza pubblica.


fonte: il manifesto