[di Alfredo Somoza • 17.11.03] A Cancún il tema del turismo è entrato marginalmente nel dibattito del 5° Vertice Ministeriale del WTO. La riflessione sulla liberalizzazione di questo importantissimo settore del terziario è stata avviata con un documento a firma del Segretario generale dell’OMT Francesco Frangialli. L’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo, l’associazione che a dicembre diventerà Agenzia Specializzata delle Nazioni Unite per il turismo) ha lanciato un concetto utilizzando un titolo ad effetto: “la liberalizzazione turistica dal volto umano”...

UNA LIBERALIZZAZIONE DEL TURISMO DAL VOLTO UMANO? LO SPECCHIO DI CANCUN

A Cancún il tema del turismo è entrato marginalmente nel dibattito del 5° Vertice Ministeriale del WTO. La riflessione sulla liberalizzazione di questo importantissimo settore del terziario è stata avviata con un documento a firma del Segretario generale dell’OMT Francesco Frangialli. L’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo, l’associazione che a dicembre diventerà Agenzia Specializzata delle Nazioni Unite per il turismo) ha lanciato un concetto utilizzando un titolo ad effetto: “la liberalizzazione turistica dal volto umano”. In un Vertice dominato dal tema dell’agricoltura e caratterizzato da forti tensioni tra i diversi blocchi di paesi che hanno portato ad un fallimento di fatto, le tematiche del turismo, che fanno parte del pacchetto dei servizi inclusi nella trattativa Gats (l’accordo sul commercio dei servizi) non sono state affrontate. Di cosa si trattava? Nient’altro che di sottolineare che il turismo, per espandersi ulteriormente, soprattutto nei paesi meno avanzati, deve darsi come priorità la lotta alla povertà, l’equità e lo sviluppo sostenibile. Concetti cari alle associazioni che da anni denunciano un modello turistico che invece è patrimonio di grandi gruppi transnazionali del Nord, che non ha contribuito a creare un reddito duraturo e distribuito equamente tra le popolazioni coinvolte e che ha provocato pesanti guasti all’ambiente. Come a Cancún appunto. Nella città messicana si può constatare facilmente cosa non funziona nell’industria turistica: grandi alberghi di proprietà straniera, spreco di risorse idriche per rifornire turisti (3 milioni all’anno), piscine e campi da golf, mentre gli abitanti fuori dalla Zona Hotelera hanno rifornimento idrico per poche ore al giorno e alcuni non sono nemmeno raggiunti dall’acquedotto gestito dalla multinazionale francese Suez. Il personale del settore turistico, sottopagato, grazie alle mance riesce a pagare i beni di prima necessità a prezzi da primo mondo, la splendida costa  è interamente cementificata e la laguna in via di attrofizzazione per via delle discariche. L’indotto del turismo sui piccoli e medi commercianti è minimo perché la maggioranza dei turisti soggiorna con la formula “all inclusive” pagata nei paesi di provenienza. Per questi motivi una delle richieste contenute nel documento dell’OMT: “identificare e ridurre le cosiddette fughe di benefici del turismo verso i tour operator dei paesi del nord, visto che questo fenomeno minimizza gli effetti positivi del turismo nello sviluppo economico e sociale”, è senz’altro lungimirante. Purtroppo si scontra con la logica che sottende alla stessa Organizzazione Mondiale del Commercio che ha sempre favorito, con le politiche di apertura di mercato, i grandi gruppi in grado di spostare capitali e soprattutto turisti dai paesi ad alto reddito verso i PVS non investendo nel tessuto produttivo e sociale del paese ospitante oltre a quel poco necessario per le loro attività. Forse il turismo dovrà aspettare a lungo prima di essere oggetto di discussione a livello mondiale, perché non ritenuto prioritario, ma arrivato il momento i suoi protagonisti non potranno più dire di nono sapere cosa non è più sostenibile. Basta aver fatto due passi a Cancún.


(Alfredo Somoza è presidente dell’AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile)