[di Greta Blu • 21.07.02] Vorrei dare un nuovo significato alla parola "male" perché lo immagino che si modernizza, si insinua e vive secondo i canoni dettati dal tempo che passa, dalla gente che si impegna, che si evolve. Come un Blob. Il male ha il volto dei bimbi abusati, bimbi sventurati, bimbi fratelli. Il male si adegua, e vince. Non basta tutto l'amore di questo mondo: lo vorrei con tutta me stessa, tutti lo vorremmo, ma sappiamo che così non é. Ha soltanto fatto un salto di qualità. I bimbi su internet...

UNDICESIMO COMANDAMENTO: NON TOCCATE I BAMBINI

Vorrei dare un nuovo significato alla parola “male” perché lo immagino che si modernizza, si insinua e vive secondo i canoni dettati dal tempo che passa, dalla gente che si impegna, che si evolve. Come un Blob. Il male ha il volto dei bimbi abusati, bimbi sventurati, bimbi fratelli. Il male si adegua, e vince. Non basta tutto l’amore di questo mondo: lo vorrei con tutta me stessa, tutti lo vorremmo, ma sappiamo che così non é. Ha soltanto fatto un salto di qualità. I bimbi su internet. Violentati nel corpo, nell’anima, ed uccisi. Per sempre. Scheletri ed occhi azzurri. Capita che si lavori per tutela l’infanzia e ci si imbatta in un sito pedofilo: a me è successo, la mia prima volta, dopo mesi di ricerche e ore in rete. E’ successo, non chiedetemi come. Una pagina web come un supermercato, sapete? Tutte bambine, 4-5 anni, non di più. Lì, in vendita, in vetrina. Senza sorriso.
Come può un bambino non sorridere? Un bambino deve sorridere, deve farlo, gli è dovuto. Ho chiuso gli occhi e pensato a cosa dovevo fare. Frassi mi dice che capisce il mio stato d’animo (non li conta più i siti pedofili che ha visto, lui). Mi dice che lui li fa vedere, a quelli del suo gruppo, perché devono rendersi conto con che cosa hanno a che fare. Non puoi sconfiggere il tuo nemico se non lo conosci, non è così? Mi dice che un giorno questa battaglia la vinceremo, e cambieremo tutti mestiere.  Come vorrei credergli. “Certo” rispondo io, “non può piovere per sempre”. Trascorro la notte con quegli occhi in vetrina puntati contro. Mi dico che non è possibile, che a nulla serve quello che sto e che stiamo facendo. Mi dico che sono stanca di libri, di statistiche, percentuali, numeri, scuole, siti, leggi, dolore, dolore, dolore.  Il libro di Frassi: lo conosco a memoria, ormai. I bambini delle fogne vivono con i topi, a Bucarest. E in Brasile? I bambini passano la notte in spiaggia, ombre che scompaiono, piccoli a fianco di adulti. Via così, fino al mattino. E via così in ogni angolo del mondo schiavo dei pedofili.  Intere vie, nei paesi asiatici, sono illuminate dalle luci di locali di lusso o di infime bettole; dai riflessi di preziose lampade poste sopra i tavoli delle hall degli hotel a cinque stelle, o dallo spioncino di misere pensioni. Lì dentro, fra quelle mura, gestori e camerieri compiacenti nascondono nelle camere bambini addomesticati e bambine pronte a soddisfare decine di clienti, anche 40 fino all’alba, per poi ricominciare. Senza sosta, senza pietà. Alcuni di loro hanno solo 6-7 anni. Spesso, la loro volontà è piegata da un inferno di violenze ininterrotte. Violenze compiute da maschi reclutati dall’industria del sesso che, violentando i piccoli fino all’anima, frantumano la considerazione che essi hanno di se stessi, ottenendone la totale sottomissione. Non importa se questi piccoli muoiono dentro, non interessa a nessuno se vengono esposti dietro ampie vetrate ed adulti, di ogni età e nazionalità, li abusano in una stanzetta sul retro del pub. Loro hanno un prezzo e sono lì a disposizione di chi offre più denaro. Fa lo stesso, se si tratta delle coste filippine o di quelle brasiliane o cubane. Fa lo stesso se si tratta delle vie di Pietroburgo o di quelle Mosca o di Praga. La violenza non cambia, forse i motivi: per moltissimi piccoli è la fame e la disperazione che li costringono ad affittare se stessi; per altri, sono stati gli adulti a decidere. I genitori che, sapendo o no la verità, li hanno venduti per alcune centinaia. Oppure, affamati predatori si sono recati nei villaggi dove vivono o nelle fogne che li ospitano e li hanno attirati, con dei pasti caldi e qualche spicciolo, per poi rapirli. Da qui, ad una vita di soprusi: educati al sesso da prostitute abili nel mestiere, ammassati in pochi metri quadrati, magari incatenati. In fin dei conti, i soldi che il business della pedofilia assicura, giustificano tutti i maltrattamenti a cui i minori sono sottoposti, per fino il rinchiuderli in ampi stanzoni ed esaminarli come animali al macello, prima di cederli al migliore offerente. Cinque milioni di dollari, tanto fattura l’industria del piacere, non sono uno scherzo. Chiamatelo turismo sessuale, questo, o pedofilia, come volete. Rimane sempre un crimine contro l’infanzia. La nostra vergogna. Il cervello, a leggere queste cose, è come se in un certo modo volesse proteggerti, renderti immune: ti riempie gli occhi di lacrime, tanto da impedirti di proseguire e rende l’atmosfera adatta all’occasione: il battito del tuo cuore, carico di orrore e rabbia, l’unico rumore che senti. E ti chiedi il perché. Perché sei lì. Ti aggrappi alle frasi che leggi: “…così da poter regalare al bambino un mondo diverso nella tua fantasia. Senza orchi ne’ mostri ne’ draghi alati. Ma semplicemente il sogno di una vita normale”. Draghi alati. Troppi, e troppo alati. Leggete anche voi questo libro, leggetelo. Ci metterete così poco tempo. Ma dopo, tutto cambia, vi sentirete diversi. Io scrivo favole ma in momenti come questo mi chiedo a cosa servono. Mi tornano in mente quelle bambine su internet, quelle foto che non erano della prima comunione. Butto gli occhi sulla copertina del libro: un bambino col sacchetto della colla, come per noi la tazza del caffè. Mi domando cosa avranno mai visto, quegli occhi. Sembra non abbiano riflesso nulla, dentro. Tutto buio. Nero. Sempre Bucarest, l’ultimo girone dell’infanzia violata. “La parte migliore del mondo è l’anima di un bambino, ed ogni bambino ha bisogno di una favola, perché è egli stesso una favola. Quando muore un bambino… anche le favole muoiono. Possa Dio farle rinascere in ogni Bucarest del mondo.” Il male chiama il male: un dittatore, da solo, non può nulla, ha bisogno di complici. Il dittatore, malato, ha bisogno di altri malati. Occorre aprire gli occhi e pensare “e se avessimo curato fin da bambino quel dittatore?”. Con lui avremmo curato le nostre stesse malattie. Questo si legge. Sapete di cosa abbiamo bisogno?  Abbiamo bisogno di pugni nello stomaco. Forti. Decisi. Per farci risvegliare dal torpore in cui viviamo. Vorresti fossero tutti figli tuoi, quei piccoli sventurati. Vorresti chiamarli tutti per nome, che per un bambino è importante, uno ad uno, e dire loro “hei, che ne dite di leggere insieme il Piccolo Principe?”. Quanto lo vorresti, regalare loro un mondo pulito, dignitoso. Così la tua coscienza tacerebbe per sempre. La realtà è un’altra, altro che storie, altro che principi. Sapete? “Quei” bambini non piangono mai. Non possono scegliere, non sanno quale è la differenza. Non sanno cosa c’è al di là di un uomo chino su di loro, non sanno che ci sono mani aperte e pulite oltre a quelle sporche di chi ruba la loro innocenza. Non lo sanno. Noi grandi dobbiamo trovare il tempo per fermarci un attimo a riflettere che i problemi degli altri sono i nostri problemi. E mi dico che i bambini che vivono nella parte buia del mondo, lo zero del mondo, sarebbero ben felice di sentirsi raccontare una favola. Pensate poter raccontare loro “C’era un volta, tanto tempo fa…”. Sarebbe festa grande, per loro. Già, ma non sono qui e noi, che quel mondo lo vogliamo salvare, noi guerrieri della luce, ci guardiamo attorno e tentiamo di dispensare amore almeno qui, a casa nostra, e già avremo fatto molto.

LETTERA APERTA. 
Mi chiamo Maria Angela Berretti e sono il presidente della Associazione Aquilone Blu Onlus, che si occupa di combattere il fenomeno degli abusi sull’infanzia e della pedofilia. Da tempo lavoriamo per proporre una cultura che veda il bambino come soggetto di diritto, e non come oggetto. Questa lettera aperta vuole comunicare il nostro sdegno, mio  e dei volontari di Aquilone Blu Onlus,  nei confronti delle persone che utilizzano la morte di Samuele Lorenzi per fare spettacolo. Ci riferiamo a tutti i protagonisti che direttamente hanno scelto di adoperare Samuele Lorenzi,  ma anche a tutti coloro che, indirettamente, hanno prestato il fianco a questa immorale spettacolarizzazione. Oltre allo sdegno profondo, io e gli associati tutti di Aquilone Blu proviamo in questi giorni una stanchezza profonda ed una tristezza infinita, vedendo ciò che una famiglia  “normale”  può fare ai suoi figli: alla memoria di quello che non c’è più, mettendo in piazza la sua morte e al nascituro, ponendo sulle sue spalle un fardello pesantissimo: quello di fare da ponte fra la morte di Samuele ed il futuro della famiglia. Ci chiediamo infine, come possiamo combattere il fenomeno del maltrattamento ai minori, come possiamo contrastare la cultura del bambino visto come oggetto, se nella società attuale  è permesso ed approvato un comportamento come quello che da parte della famiglia in primis stiamo vedendo in questi mesi. Con tanta tristezza (Maria Angela Berretti, Presidente di Aquilone Blu Onlus – In difesa dei bambini).