[GRILLOnews • 17.03.04] Sabato 20 marzo si terranno in tutte le capitali del mondo manifestazioni per la pace, contro l'occupazione dell'Iraq. Per chi tra di voi non potrà prendere parte all'appuntamento di Roma, e resterà quindi a Vicenza, ecco un programma di iniziative che avranno luogo in città. Perché sia davvero una giornata all'insegna della Pace...

VICENZA, 20 MARZO. LA CITTA’ IN PIAZZA, PER LA PACE

SABATO 20 MARZO SI TERRANNO IN TUTTE LE CAPITALI DEL MONDO MANIFESTAZIONI PER LA PACE, CONTRO L’OCCUPAZIONE DELL’IRAQ. PER CHI TRA DI VOI NON POTRA’ PRENDERE PARTE ALL’APPUNTAMENTO A ROMA E RESTERA’ QUINDI A VICENZA, ECCO UN PROGRAMMA DI INIZIATIVE PER UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DELLA PACE:

ORE 14.00: SIT-IN PACIFICO PRESSO LA CASERMA EDERLE (Viale della Pace), MANIFESTAZIONE VOLANTE DI IDEE, CONSEGNA DI UN COMUNICATO IN CASERMA.

ORE 15.30: SIT-IN PACIFICO PRESSO LA CASERMA CHINOTTO, MANIFESTAZIONE VOLANTE DI IDEE, CONSEGNA DI UN COMUNICATO IN CASERMA.

DALLE ORE 17.00 IN POI IN PIAZZA ESEDRA-CAMPO MARZIO: CONCERTO DELLE “VOCI CONTRO”, PROIEZIONE FILMATI SULLA GUERRA, SULLE MENZOGNE, E ALTRI FILMATI CENSURATI.
 
Per informazioni: [email protected]

Il 20 marzo, nel primo anniversario dell’invasione dell’Iraq da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna torneremo a riempire le strade di tutto il mondo per fermare la guerra, per chiedere la fine dell’ingiusta occupazione, e per sostenere il popolo dell’Iraq nella sua autodeterminazione politica senza condizioni. Questa guerra è già costata decine di migliaia di vittime civili e militari irachene, più di 500 vittime tra le truppe di occupazione, ha comportato distruzioni immani e devastazioni ambientali, ha bruciato miliardi di dollari. Le armi non si sono trovate. Gli attentati contro civili inermi si sono susseguiti in molte parti del mondo. Pace e democrazia non sono arrivate né in Iraq né in Medio Oriente. AD UN ANNO DI DISTANZA in Iraq la guerra continua a mietere vittime. La situazione umanitaria in Iraq continua ad essere terribile mentre crescono pericoli di scontro interno e minacce di balcanizzazione. Alla dittatura di Saddam Hussein si è sostituita una occupazione militare che trova crescenti resistenze, in diverse forme, da parte della popolazione. Invece di organizzare libere elezioni si nominano governi dall’alto, si privatizzano le ricchezze irachene e si abolisce il codice di famiglia facendo arretrare lo status delle donne. La ricostruzione non è nemmeno iniziata e già è una torta da spartire con i paesi “amici”. Oggi in Iraq regna il caos e con esso fame e malattie prendono il sopravvento. La disoccupazione e’ totale se non per coloro che accettano di arruolarsi al servizio delle forze d’occupazione. Sono state bandite dal paese tutte le organizzazioni umanitarie che esprimono il loro dissenso e contrarietà all’occupazione (per entrare nel paese occorre avere una certificazione dell’amministrazione militare americana), per non avere testimoni scomodi dei misfatti che vengono compiuti: uccisioni e repressione cruenta, maltrattamenti e torture nelle prigioni amministrate dai soldati della “libertà”.
A un anno di distanza in Medio Oriente la pace è più lontana che mai. In Palestina l’occupazione prosegue brutalmente, mietendo migliaia di vittime e rischia di diventare irreversibile con la costruzione del Muro. In Israele si susseguono attentati contro civili inermi, cresce l’insicurezza e la crisi economica. Il governo Sharon, applica la dottrina della guerra permanente, negando qualsiasi prospettiva negoziale e imponendo il terreno dello scontro militare. Il Muro è una vergogna che calpesta il diritto internazionale, segrega un popolo intero, espropria altra terra. Ad un anno di distanza il mondo è un luogo meno sicuro e più ingiusto. La dottrina della guerra “preventiva” ci minaccia tutti. Minaccia di guerra altri paesi e legittima le guerre e le occupazioni militari, dall’Iraq alla Palestina, all’Afganistan e alla Cecenia. Spinge al riarmo e alla militarizzazione e minaccia la democrazia in tutto il pianeta, dai paesi ricchi a quelli poveri. Rafforza, nel nord e nel sud del mondo, le culture che predicano lo “scontro di civiltà”, le guerre di religione, i tanti integralismi impegnati a distruggere i valori e le pratiche di convivenza. Rafforza il razzismo, la discriminazione contro i migranti e tutte le diversità e spinge verso l’omologazione sociale e culturale. Intanto, numerose “guerre dimenticate” continuano a provocare vittime, sofferenze e miseria in Africa, in Asia e in Sudamerica senza che nessuno intervenga per mettervi fine. La povertà e le ingiustizie aumentano nel nord come nel sud del mondo, figlie di un sistema neoliberista che la guerra preventiva perpetua che affama i più per arricchire i pochi – affratellando nella miseria e nello sfruttamento la maggioranza degli esseri umani nel pianeta. ANCHE IL GOVERNO ITALIANO è corresponsabile di tanto disastro. Un Governo che, al di fuori del dettato costituzionale, nonostante la grande contrarietà della popolazione italiana, ha deciso di appoggiare la guerra in Iraq e ha inviato truppe sotto il comando britannico nei luoghi in cui giacciono i campi petroliferi destinati all’Eni, assumendosi la responsabilità di esporle a rischi altissimi. Un Governo che, perpetuando lo strappo all’articolo 11 della Costituzione ha deciso di partecipare all’“Autorità Provvisoria” delle forze di occupazione condividendo così la responsabilità delle sue scelte politiche. Un Governo che ha esautorato il Parlamento dei suoi poteri a cominciare dalla concessione dell’uso dello spazio aereo, delle basi e delle infrastrutture per la guerra. Un Governo che ha lavorato per impedire una possibile unità europea che frenasse l’unilateralismo degli Stati Uniti e fermasse la guerra. Un Governo che ci ha ingannato: ha detto che i soldati servivano a proteggere gli aiuti umanitari, ma gli aiuti non si sono visti mentre il Pentagono si appresta ad assegnare a ditte italiane importanti contratti per la ricostruzione.
Le spese militari stanno aumentando non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Le risorse sottratte alle spese sociali servono a finanziare l’apparato militare statunitense ma anche il progetto di esercito europeo la cui dottrina militare si ispira alla medesima logica della guerra offensiva.
Insieme alle spese militari stanno aumentando le spese per la “sicurezza” intesa come fronte interno della guerra preventiva e tesa a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la militarizzazione della società. NOI SOSTENIAMO il diritto dei nostri fratelli e sorelle irachene a resistere alla occupazione reclamando il diritto alla pace, ai diritti sociali, alla democrazia, a governarsi da soli per decidere del proprio futuro, controllare le proprie risorse, ad ottenere risarcimento per quello che hanno patito sotto l¹embargo e la guerra, a vedere la propria terra libera da eserciti stranieri. L’Iraq deve tornare agli iracheni, la legalità internazionale deve essere ripristinata e perché questo avvenga è necessario innanzitutto che cessi l¹occupazione militare. Tutte le truppe occupanti devono essere ritirate. Chiediamo quindi che l’Italia rinunci a partecipare all’occupazione militare dell’Iraq e ritiri le proprie truppe.

Riferimenti per la manifestazione vicentina del 20 marzo:

RETE LILLIPUT:
FILIPPO MAGNAGUAGNO 3357266097 [email protected]

PUNTO ROSSO:
CRISTINA MUZZANA 3400666128 [email protected]

GRUPPO BILANCIO PARTECIPATIVO:
PAOLO MICHELOTTO 3470907427 [email protected]