[Giampietro Tosoni • 08.09.08] Racconto che partecipa al Concorso solidal-umoristico-letterario nazionale «Léggere nel verde». Giovanni, questo è il nome del nostro protagonista, era una di quelle persone che si possono dire nate nel posto sbagliato. Infatti Giovanni nel sangue aveva la montagna ma era nato e vissuto a  Milano centro...

VIVA LA MONTAGNA!


Racconto che partecipa al Concorso solidal-umoristico-letterario nazionale «Léggere nel verde». Il bando lo trovi qui.


VIVA LA MONTAGNA!

di Giampietro Tosoni

Un giorno stavo tornando a casa dal lavoro, quando ho incrociato sulla strada un incidente tra due automobili. Niente di grave, fortunatamente. Lo sguardo, però, era stato attratto dalla scena vista. Attorno alle due macchine incidentate, infatti, a parte la solita schiera di curiosi, c’erano due poliziotti e cinque alpini, tutti in divisa e con i loro scarponi da montagna. Nel vedere ciò, devo ammetterlo, ho sorriso. Ed ho pensato anche a questa storia che ora vi racconto.

Giovanni, questo è il nome del protagonista, era una di quelle persone che si possono dire nate nel posto sbagliato. Infatti Giovanni nel sangue aveva la montagna ma era nato e vissuto nel centro di Milano. Lui non era solo appassionato di montagna, così come molti abitanti della città che la domenica partono per la gita sui monti. Lui avrebbe voluto andarci a vivere. Nella sua piccola biblioteca, fin da bambino, la maggior parte dei volumi parlavano di montagna e il suo sguardo era perennemente rivolto verso la finestra della cucina, dove nelle giornate limpide, tra un palazzo e un altro, si intravedevano i profili delle Alpi.

Era finora riuscito a placare la sua insaziabile sete di montagna attraverso le gite domenicali con la famiglia, a volte dovendo sopportare i musi lunghi della sorella, stanca di andare una volta al mese (o più) in montagna, vacanze estive comprese. Dopo furibondi litigi riusciva talvolta a mediare tra una settimana in montagna e un’altra al mare.

Anni dopo, con un amico, si era iscritto al Cai (Club Alpino Italiano) di Milano e così durante i weekend riusciva a far visita alle amate località montane.

I genitori avevano sempre assecondato questa passione: pensavano fosse migliore e più salutare di altre cose strane. E speravano che, come per tanti altri, crescendo, la passione avrebbe trovato il suo giusto equilibrio. E che Giovanni si sarebbe così fatto la propria onesta vita. Di domenica, come altri milanesi, avrebbe potuto andare fuori porta a fare la sua giusta e meritata gita montanara.

Ma, come già detto, Giovanni le montagne le aveva nel sangue, e le prospettive dei genitori erano molto lontane dai veri desideri del figlio. Così come le gite domenicali del Cai erano solo un piccolo deterrente per placare l’immenso desiderio di montagne che Giovanni aveva.

Gli anni così passarono, finché arrivò il momento di prendere una decisione: terminate le scuole superiori, le intenzioni di proseguire con gli studi erano poche, anche perché il richiamo delle vette era sempre più impellente, e con gli studi l’attesa sarebbe stata troppo lunga. Pensò allora alla via più breve per poter conciliare futuro e montagna, senza creare traumi o fratture famigliari. Senza, insomma, abbandonare tutto e andare all’avventura in cerca di un lavoro in montagna. No, lui non era il tipo che amava il rischio. Anzi aveva paura che se fosse andato tutto storto avrebbe dovuto per sempre rinunciare ai suoi monti.

Così un giorno ne parlò con un suo amico, il quale gli prospettò una soluzione che era – secondo lui – la migliore. Ma come aveva fatto a non pensarci prima?, pensò nel suo intimo. Fare carriera militare nel corpo degli Alpini, ecco la soluzione: per sempre in montagna. E con la dignità di un futuro ben remunerato e rispettato, anche dai suoi genitori.

Presa la decisione, finalmente trovò una risposta al suo desiderio: marce, esercitazioni,  pattugliamenti, corsi… ma tutto in montagna. Finalmente!

Dopo qualche anno prese il diploma: ora era militare a pieno titolo e poteva iniziare la carriera nel Corpo Militare degli Alpini. I primi tempi andarono bene: fu distaccato in un paesino confinante con la Francia. E diventò sergente. Ma poi arrivarono i nostri giorni. Era già estate inoltrata quando arrivò un decreto ministeriale che così ordinava: «Il IV Corpo d’armata Alpino, in distaccamento presso la caserma del Comune di San Pietro è destinato per scopi di vigilanza ad affiancare la Polizia di Stato, per le ben note richieste di sicurezza etc… A prendere servizio con decorso da Lunedì prossimo, nella città di Milano fino a nuovo ordine. Firmato: il Comandante dello Stato maggiore dell’Esercito Italiano Gen…».

Quindi la nostra storia arriva ad oggi e ritrova il povero Giovanni triste, di nuovo lontano dalle sue amate montagne, intento a svolgere il proprio servizio in pieno centro cittadino: sorvegliare qualche cittadino straniero non comunitario, vera minaccia e pericolo per  gli abitanti di Milano, secondo il Governo italiano.

É un giorno afoso di fine estate. Giovanni, con il cuore pieno di nostalgia, è di pattuglia in un parco cittadino quando il suo sguardo incrocia quello di Omar, un cosiddetto ‘irregolare’ che viene dal Perù. Là Omar ha dovuto lasciare tutto: la sua famiglia, i suoi affetti, la sua vita in un paesino sperduto tra le Ande. Omar è seduto su una panchina, lo sguardo disilluso,  il cuore gonfio di rabbia e disperazione. Ad un tratto i loro sguardi si incrociano e per un istante le loro vite così lontane e diverse si accomunano. Entrambi però non sanno di avere già qualcosa in comune, qualcosa che li rende così simili, così vicini da sembrare fratelli: un amore sviscerato per la montagna che hanno dovuto abbandonare, il cuore triste e il desiderio che i loro sogni possano prima o poi realizzarsi nella vita.

Giampietro Tosoni