[Caritas diocesana • 15.04.05] 376 le persone accolte a Vicenza nella struttura della Caritas diocesana e a cura di cinque parrocchie cittadine e del Vescovo. In aumento il disagio psichico fra gli stranieri senza fissa dimora, così come il lavoro nero. Cresce anche il numero di chi dona quanto necessario a far funzionare questo servizio...

CARITAS VICENZA. RICOVERO NOTTURNO D’EMERGENZA, UN INVERNO FRA DISAGI EMERGENTI E GESTI DI SOLIDARIETÀ

Ha chiuso i battenti lo scorso 31 marzo, con un gesto di condivisione rappresentato da una cena etnica preparata dagli ospiti, il ricovero notturno invernale d’emergenza gestito dalla Caritas diocesana presso Casa San Martino, in contrà Torretti a Vicenza.

La struttura, che da sette anni è il punto di riferimento per le persone che in città sono senza un posto dove dormire nelle rigide notti invernali, aveva aperto lo scorso 2 novembre e l’ospitalità si è dimostrata ancora una volta indispensabile a tal punto da non essere riusciti ad evitare quest’anno la morte di una persona e il danno grave per assideramento ad un’altra. Punti cardine del servizio sono stati anche questa volta la cura della vita, la promozione umana e l’educazione alla legalità. 
 
GLI OSPITI

Mediamente ogni notte 74 senzatetto hanno avuto un posto al caldo dove dormire grazie al ricovero d’emergenza, a cinque parrocchie cittadine e all’iniziativa del Vescovo Nosiglia: in tutto 11.035 pernottamenti, 634 dei quali presso strutture esterne a Casa S.Martino.
Sono state 376, in leggera flessione rispetto all’anno scorso, le persone accolte complessivamente: 48 gli italiani, 328 gli stranieri; 224 gli uomini e 152 le donne, buona parte delle quali provenienti dei paesi dell’Est Europa. Mediamente ogni ospite ha beneficiato di un tetto, un letto e un pasto per 29 giorni.

L’età degli ospiti ha oscillato fra i 19 e i 69 anni, con una media più alta per le donne (vicina ai 40 anni) rispetto agli uomini (età media 34).
I dati sulla provenienza degli ospiti evidenziano un agglomerato multicolore di 33 diverse nazionalità, con il gruppo romeno più numeroso fra gli uomini e quello moldavo fra le donne. 8 sono state le persone con problemi di alcolismo e dipendenza inserite in programmi riabilitativi, mentre nel corso dell’ospitalità hanno trovato una diversa soluzione abitativa almeno 22 persone.

Sono state invece 8 quelle espulse a causa del loro comportamento scorretto. 7 infine sono stati gli ospiti in favore dei quali è stato avviato e portato a compimento un percorso di rientro nel paese di origine per motivi di salute o di grave disagio personale.
   
STRANIERI, DISAGIO IN CRESCITA

Il costante monitoraggio delle situazioni personali degli ospiti, attraverso un operatore, conferma come negli anni precedenti il poco spazio all’ottimismo rispetto all’espandersi delle situazioni di disagio presenti sul territorio e che toccano un sempre maggior numero di cittadini stranieri: su 328 immigrati ospitati solo 7 erano le persone che avevano un lavoro al momento in cui hanno fatto richiesta di essere ospitati. E se è vero che durante il periodo di accoglienza ben 129 persone hanno trovato lavoro (49 uomini e 80 donne), è altrettanto vero che di queste solo 11, a quanto è dato a sapere, hanno trovato un’occupazione regolare. “Sono anche questi numeri a dirci che la situazione normativa attuale favorisce il lavoro in nero – denuncia il direttore della Caritas diocesana vicentina don Giovanni Sandonà – come dimostrano, anche, da un lato la realtà delle donne straniere che assistono i nostri anziani e dall’altro i dati dell’Inps che evidenziano un 70 per cento di aziende irregolari, come riportato in un articolo del Giornale di Vicenza dello scorso 14 dicembre. Non solo: di anno in anno notiamo fra gli stranieri che ospitiamo un incremento dei disturbi comportamentali. Una sofferenza che si affianca ad un altro allarmante segnale emergente: la facilità con cui anche stranieri che vivevano una vita normale si ritrovano espulsi da questa normalità semplicemente perché perdono il lavoro e quindi la possibilità di essere in regola, con gravi contraccolpi su tutti gli aspetti della propria vita”.
 
IL “RICOVERO DIFFUSO”

Cinque parrocchie del vicariato urbano (S.Giorgio, Cuore Immacolato di Maria, Unità Pastorale Riviera Berica, Maddalene e Madonna della Pace) e lo stesso Vescovo Nosiglia hanno offerto alcuni posti letto che hanno permesso di allargare le possibilità di accoglienza notturna che la chiesa vicentina è stata in grado di fornire nell’inverno appena concluso. E’ stata questa la risposta all’appello del Vescovo stesso, che il 7 settembre a Monte Berico aveva chiesto alle parrocchie della città di attivare spazi di accoglienza. D’intesa con la Caritas del Vicariato urbano, la Caritas diocesana ha accompagnato il servizio di queste realtà: sono state 65 le persone che così trovato un luogo dove dormire, permettendo un significativo ridimensionamento, da 286 a 52, del numero delle persone che non è stato possibile accogliere per mancanza di posti letto.
 
I VOLONTARI

Il ricovero notturno invernale è stato possibile solo grazie ai 1.045 volontari che si sono alternati nei servizi di accoglienza, presenza notturna, preparazione e distribuzione dei pasti nel periodo di apertura. 31 i gruppi di giovani e meno giovani che hanno preparato e servito le pietanze per gli ospiti. Questo ha permesso di garantire un pasto caldo per ben 133 volte in 150 giorni di apertura e l’apertura di Casa San Martino anche la domenica a pranzo. Vista la delicatezza del servizio e la complessità delle vicende umane che passano attraverso la struttura, la Caritas ha chiesto almeno un momento di formazione obbligatoria quale condizione per poter prestare servizio di volontariato presso il ricovero.
 
LA GENEROSITÀ DEI VICENTINI

Non sono stati solo i volontari a fare del ricovero una significativa esperienza di prossimità e solidarietà: vi hanno contribuito anche le più di 330 realtà fra parrocchie, ditte, enti, famiglie e gruppi (145 nell’inverno 2003/2004) che hanno donato generi alimentari e le 243 famiglie (33 l’anno precedente) che hanno messo a disposizione vestiario e coperte. In totale sono stati donati 19 tonnellate di alimenti e 303 litri di bevande: più del doppio di quanto raccolto un anno prima. “Ringraziamo tutti per aver reso possibile questa prossimità verso gli ultimi – conclude don Sandonà – e in particolare vogliamo ricordare l’impegno continuativo del panificio Morato che ci ha fornito gratuitamente dieci chilogrammi di pane fresco tutti i giorni, del panificio Zin con 30 chilogrammi di pane alla settimana, nonché i supermercati Emisfero e Prix di Vicenza, che hanno offerto, rispettivamente, 1.957 e 712 chilogrammi di generi alimentari. Ringraziamo anche tutti quelle aziende e quei negozi che saltuariamente ci hanno fornito alimenti freschi e conservati. Un grazie va poi all’azienda Ulss 6 di Vicenza che ha donato molte delle lenzuola monouso utilizzate al ricovero; alla Fondazione Monte di Pietà che ha contribuito per le spese delle utenze energetiche, delle pulizie e per l’assicurazione dei volontari; alla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e alla Regione Veneto che hanno finanziato soprattutto le attività di Casa San Martino: docce, lavanderia, laboratorio di interesse e segretariato sociale”.