LA VIOLENZA SULLE DONNE


«Una donna non si tocca nemmeno con un fiore», ma questo famosissimo detto sembra venga molto spesso dimenticato. «La violenza sulle donne è un problema mondiale non ancora sufficientemente riconosciuto e denunziato», evidenzia l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un rapporto del 2002. Questo fenomeno è definito nella Dichiarazione per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne dell’ONU del 1993 come «qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata».

Le statistiche dell’Unione Europea rilevano che in Europa la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni ed in Italia si ritiene che ogni tre morti violente, una riguarda donne uccise da un marito, un convivente o un fidanzato.

Lo dicono i dati della prima (ed unica) indagine dell’ISTAT sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne del 2006, voluta dal Ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. È emerso che oltre 14 milioni di italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita. Quasi il 70% degli stupri arrivano dal partner e oltre il 90% non è mai stata denunciata.

Solo nel 25% dei casi la violenza è stata ad opera di sconosciuti, mentre l’età media delle vittime è spesso sotto i 16 anni (il 6,6% del totale). Dai dati raccolti risulta che 6.743.000 sono le donne vittime di violenza fisica o sessuale (32% del totale), 5 milioni di violenze sessuali (24%), quasi 4 milioni di violenze fisiche (19%). Oltre 6 milioni sono le donne che hanno subito solo violenza psicologica dal partner attuale e 1.100.000 le vittime di stalking-comportamenti persecutori, di questi il 70% da partner o ex partner.

Sono molto diffusi anche i soprusi tra le mura domestiche, ma che spesso non vengono percepiti come tali. Solo il 18% è consapevole che quello che ha subito è un reato. La violenza psicologica è stata subita da oltre 7 milioni di donne, 43% con il partner attuale. Questo tipo di violenza si esprime con l’isolamento o il tentativo di isolamento, il controllo, la violenza economica, la valorizzazione, le intimidazioni.

Un importante opera di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne l’ha svolta Rai3, trasmettendo il mercoledì in prima serata «Amore criminale» presentata da Camila Raznovich, trasmissione giunta alla quarta edizione, che presenta i casi più aberranti di delitti avvenuti in Italia, soprattutto in ambito familiare, contro le donne. Rai3 offre un importante servizio pubblico.

VENETO

Sulla rielaborazione dei dati nazionali, nel 2008 la Commissione Regionale Pari Opportunità ha pubblicato «La violenza sulle donne – il Veneto si confronta», inserendo anche i dati raccolti dall’EURES per conto delle forze dell’ordine e degli archivi giudiziari. Il quadro è alquanto oscuro: in Veneto la violenza sulle donne è pari al 34,3% delle persone in età tra i 16 e 70 anni, oltre il dato nazionale (32%). Il 20% ha subito violenze fisiche, il 26% violenze sessuali.

La rilevazione è partita da Verona e la Regione sta lavorando per estendere a tutto il proprio territorio la metodologia sperimentata, a partire dalle segnalazioni del Pronto Soccorso. I dati presentati riguardano la violenza dentro e fuori la coppia, la gravità delle violenze e come vengono percepite, la percentuale di denunce (molto bassa), le fasce di età e le categorie più colpite che sono soprattutto donne separate o divorziate (64%) e le donne dirigenti, imprenditrici e libere professioniste (50%). Il ricco Veneto mostra anche un inatteso dato negativo: fra le violenze psicologiche all’interno della coppia c’è anche quella economica (36,2%), cioè si impedisce alla donna di conoscere il reddito familiare o di usare il proprio denaro.

VERONA



Anche in questo caso sono pochi e di difficile reperimento: l’ONVD (Osservatorio Nazionale Violenza Domestica) nel 2007 ha pubblicato i dati relativi ai primi sei mesi di tale anno sulle violenze registrate a Verona: attorno a 1000 sono i casi documentati di violenza domestica, circa 6 al giorno; l’emerso rappresenta forse il 20% del totale; oltre il 70% delle violenze sono contro le donne; 7 persone a Verona sono morte nel 1° semestre 2007 tra le mura domestiche, tutte di nazionalità italiana. 2 sono stati i tentati omicidi.

Per arginare questo fenomeno è attivo il Centro Antiviolenza Petra del Comune di Verona, promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità. Il Centro offre i servizi di ascolto telefonico, accoglienza in sede, sostegno psicologico e sociale, accompagnamento nella costruzione di progetti individuali per un’uscita consapevole dalla violenza, consulenza legale, garanzia di anonimato e riservatezza alle vittime, gratuità.

Anche Petra ha presentato i dati raccolti sui casi che si sono presentati al centro: si riferiscono ad un campione di 307 donne che si sono a loro rivolte da luglio 2004 ad agosto 2008. Sono stati suddivisi tra quelli relativi al «soggetto maltrattante» e quelli delle «vittime»: nel 58% dei casi il maltrattante è il marito, seguono l’ex compagno (12%), il compagno (10%), il convivente (5%).

Questi soggetti possiedono un diploma di scuola media inferiore nel 32% dei casi, diploma superiore nel 23%, professionale (10%) ed una laurea nell’8%, segno che la violenza è trasversale e non riguarda solo i soggetti meno scolarizzati. Il maltrattante è una persona che lavora (66%),  disoccupato (11%), pensionato (9%). Il tipo di maltrattamento nella maggior parte dei casi è psicologico (40%), poi fisico (32%), economico (17%) e sessuale (9%).

La persona che si è rivolta a Petra per richiesta di aiuto è nel 69% dei casi italiana, straniera il 31%. La maggioranza delle donne vittime sono coniugate (55%), nubili (22%) o separate (20%). Nell’82% dei casi c’è la presenza di figli in famiglia. Nella maggiore parte dei casi denunciati la posizione economica della donna è non autonoma (56%), autonoma in parte (23%) e autonoma solo nel 12%: la mancanza di risorse proprie comporta maggiore sottomissione e rassegnazione delle donne a subire violenza. Sarà per questi motivi che le operatrici di Petra valutano che la denuncia all’Autorità di Polizia venga effettuata solo nel 28% dei casi, mentre ben il 69% di essi rimane sconosciuto alle forze dell’ordine.

IL FENOMENO STALKING

«Finalmente è legge!» ha esclamato il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna il 19 marzo 2009, quando sono state approvate al Senato le norme anti-stupro che inaspriscono le pene contro chi compie reati sessuali e introducono il reato di stalking o «atti persecutori». Gli atti persecutori sono molestie o minacce ripetute, tali da turbare le normali condizioni di vita della persona e metterla in stato di insicurezza e timore per sé stessa. Possono essere telefonate e/o sms di minacce o insulti, comportamenti ossessivi per attenzioni non richieste, appostamenti fuori dal luogo di lavoro o sotto casa, danneggiamenti a cose di proprietà (la macchina, la cassetta della posta, la porta di casa, ecc.), minacce alle persone unite da legami affettivi (genitori, sorelle, amiche, nuovi compagni, ecc.).

Da quest’anno è possibile ottenere una forma di tutela presentandosi alla Polizia o ai Carabinieri e raccontando quanto succede: la persona molestatrice sarà chiamata ed ammonita, ma senza che si instauri un procedimento penale. Il procedimento penale si apre d’ufficio nei casi in cui il molestatore sia stato precedentemente ammonito, se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di un disabile, se il reato è connesso con un altro delitto. Se la vittima richiede comunque che sia aperto un procedimento penale, ha la possibilità di presentare querela entro sei mesi dai fatti.  La Polizia o i Carabinieri operano in collaborazione con le associazioni e i centri antiviolenza, in un lavoro di rete utile per la protezione di chi subisce violenze, aggressioni o stalking.

Per tutti i casi di violenza contro le donne, il Ministero delle Pari Opportunità dal 2006 ha attivato un’azione sperimentale per l’emersione e il contrasto di questo fenomeno: è il Progetto Arianna. È stato anche istituito il numero verde Antiviolenza Donna 1522, attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno gratuitamente sia da telefono fisso che da cellulare. Il servizio è disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Il 1522 fornisce una prima risposta ai bisogni delle donne oggetto violenza, con informazioni utili ed orientandole verso i servizi socio-sanitari esistenti nelle località più vicine alle vittime.

Graziana Tondini