[Greenpeace • 30.05.2001] Greenpeace ha inviato alcune lettere alle maggiori catene di distribuzione alimentari e generi per la casa, chiedendo un preciso impegno a non acquistare più prodotti di cellulosa fabbricati con materie prime provenienti dalla distruzione delle ultime foreste primarie, a richiedere lo stesso impegno ai propri fornitori e a promuovere soluzioni alternative compatibili con  l'ambiente.

Ambientalisti: una Campagna per le foreste

I destinatari della missiva sono: 1-Conad; 2-Esselunga; 3-Pam-Superal 4-Gruppo Rinascente Sma; 5-Unes; 6-Standa Comm.; 7-Sidis-Interdis; 8-Despar Italia; 9-Iperfamilia; 10-Gs-Carrefour; 11-Bennet.Greenpeace ha lanciato la campagna foreste in Italia lo scorso 16 febbraio, abbordando nel porto di Livorno la nave norvegese “Star Harmonia” carica di cellulose provenienti dalla distruzione delle ultime foreste pluviali temperate del Canada. Da allora si è rivolta alle aziende affinché, nel rifornimento di materie prime, adottino da subito politiche di rispetto delle foreste primarie. Il 24 marzo scorso alcuni volontari di Greenpeace hanno svolto azioni di informazione e sensibilizzazione al pubblico in alcuni supermercati attraverso i prodotti di marca Regina, Delicarta, Nicky, Florex, Alis e Tiffany. Delicarta, a cui ci siamo rivolti da diversi mesi, si e’ dimostrata finora reticente a venire incontro alle nostre richieste di modificare la sua politica acquisti per evitare di utilizzare questa cellulosa. Su sollecitazione di Greenpeace, Coop Italia si e’ invece già impegnata a certificare l’esclusione dai prodotti a marchio di cellulosa proveniente da pratiche distruttive per le foreste primarie, a sensibilizzare i propri fornitori su questo problema affinché estendano questo divieto sui prodotti a loro marchio, a promuovere soluzioni alternative, quali l’incremento di carta riciclata con tecnologie pulite e l’esplorazione verso l’adesione al sistema di certificazione FSC per prodotti in legno ed in cellulosa, ottenendo così ampi consensi da parte dei consumatori. Si tratta di un importante passo, che dimostra come sia possibile anche per chi opera nel mercato, unire valori etici, salvaguardi ambientale e affari, venendo incontro alla richiesta sempre più forte, da parte dei consumatori, di prodotti che non danneggino  l’ecosistema.


(Fonte: Greenpeace)