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Dal 04.03.2021 – Scuola gratuita di attivazione politica: «Economie trasformative e pratiche di cura dei beni comuni» [iscrizione]

La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere limiti e fragilità del modello economico lineare basato sui passaggi «take, make, consume and dispose» (prendi, produci, consuma e scarta). Ancor più chiaramente si è evidenziato come l’Italia, in cui da molto tempo si è rinunciato a pianificare le attività produttive, tenendo conto delle prioritarie necessità delle popolazioni, dei limiti dell’approvvigionamento delle risorse primarie e della crisi climatica, un evento improvviso come il dilagare di una pandemia, pur previsto da enti di ricerca e istituzioni internazionali da decenni, possa portare i sistemi sociali e economici globali e locali al collasso.

Con i ripetuti lockdown, le serrate delle produzioni e il restringimento della socialità è ormai abbastanza chiaro a una maggioranza di abitanti del pianeta che siamo al centro di molteplici crisi permanenti e sovrapposte (finanziaria, economica, ecologica e di giustizia sociale) che aggrediscono sempre più pesantemente la convivenza umana e condizionano comportamenti e stili di vita. Ma abbiamo potuto constatare che queste crisi non sono subite e pagate allo stesso modo ai diversi livelli economici e sociali delle nostre comunità. Anche i diversi sistemi territoriali hanno reagito in modo diverso agli ostacoli della pandemia.

Alcuni fattori (molto spesso sottovalutati dalle politiche pubbliche) sono emersi come determinanti per una reazione sostenibile alla pandemia: il ruolo dello Stato, come indicatore, regolatore ed erogatore di risposte coordinate e servizi di prima necessità; la disponibilità dei servizi pubblici sufficienti a garantire una qualità della vita degna (salute, istruzione, previdenza sociale); la disponibilità a livello nazionale e territoriale di servizi e prodotti essenziali, a partire da quelli alimentari, per l’approvvigionamento d’emergenza, nel momento della rottura delle filiere internazionali, rivelatesi in tutta la loro precarietà; la presenza di reti sociali partecipate e reattive che si sono attivate sin dall’immediato per garantire un sostegno sociale e materiale a chi, soprattutto nelle prime settimane di incertezza dell’azione istituzionale, è rimasto senza reddito e senza risposte immediate.

Riconoscere, allacciare, rafforzare e promuovere una più ampia e consapevole partecipazione a queste reti di economia, a presidio dei beni comuni e dei diritti sociali e ambientali, sarà sempre più importante per riorganizzare città, territori e Paese anche alla luce della “lezione” del Covid-19, e per creare nuova e utile occupazione e socialità reagendo positivamente e collettivamente alle sfide delle crisi in corso e future.

Il corso, finalizzato a questi scopi prioritari, è organizzato dalle associazioni Fairwatch, MagVerona e Ares Venezia, Commonfare, grazie alla collaborazione dell’ARCS nell’ambito del progetto «P come Partecipazione: azioni di capacity building per uno sviluppo sostenibile partecipato» finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

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