[Autori vari • 02.01.04] L'estremo oriente è un'area in continua espansione per l'esportazione italiana di armi. Il Governo Berlusconi due anni fa ha autorizzato 5 esportazioni di armi alla Cina per oltre 3 milioni di euro e, se non bastasse, lo scorso anno ne ha rilasciate 7 per un valore complessivo di ben oltre 22,8 milioni di euro...

ARMI. BERLUSCONI CHIEDE LA REVOCA DELL’EMBARGO DI ARMI ALLA CINA, MA L’EUROPA DICE “NO”

L’estremo oriente è un’area in continua espansione per l’esportazione italiana di armi. Il Governo Berlusconi due anni fa ha autorizzato 5 esportazioni di armi alla Cina per oltre 3 milioni di euro e, se non bastasse, lo scorso anno ne ha rilasciate 7 per un valore complessivo di ben oltre 22,8 milioni di euro.
La Francia di Chirac è un altro grosso esportatore di armi e fa affari d’oro con i paesi del Medio-Estremo oriente. Poco importa se i loro clienti siano paesi dilaniati da lotte intestine o abitudinari delle violazioni di diritti umani. Ancora meno se siano soggetti a regimi spietati o soggiogati da tiranni sanguinari. Il commercio delle armi non può fermarsi.
Così nell’ultimo incontro conclusivo della Conferenza del Consiglio dell’Unione a Bruxelles, il Presidente di turno Silvio Berlusconi ha accolto la proposta di Chirac di riesaminare le condizioni per rimuovere il blocco di armi verso la Cina, paese che secondo un documento votato il 18 dicembre dall’Europarlamento (373 voti a favore, 32 contrari e 29 astensioni) resta “insoddisfacente” sul piano del rispetto dei diritti umani. Infatti nel paese del Sollevante continuano le violazioni delle libertà fondamentali assieme a torture, maltrattamenti e detenzioni arbitrarie.
Mentre l’Assemblea dell’Unione ha invitato i 15 paesi membri a mantenere l’embargo e a non allentare le restrizioni nazionali alle vendite di armi in Cina, Berlusconi ironizza sulla questione. “Per fortuna hanno avuto il comunismo per tanti anni, altrimenti chissà dove sarebbero arrivati con il loro sviluppo economico…”-ha dichiarato il premier italiano in conferenza stampa. Poi ha concluso con un augurio: “Che Dio ce la mandi buona!”.
Intanto se da un lato le industrie produttrici di armi, Beretta in testa, invocano la relazione 2003 della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulle operazioni autorizzate per l’esportazione di materiali di armamento, per ricordare all’Europarlamento che la realtà è ben diversa e l’embargo in buona sostanza non viene rispettato, sette paesi di buona volontà (Brasile, Cambogia, Mali, Macedonia, Costa Rica, Finlandia e Olanda) hanno aderito alla campagna per un Trattato sul commercio delle armi.
L’embargo sarà rispettato oppure, come al solito, prevarrà la logica del “così si è sempre fatto”e gli interessi particolari sul buon senso e sulle istanze dell’assemblea?
In fondo la Cina è un paese che di rosso conserva solo la bandiera e ha un’anima così capitalistica da sollevare le attenzioni di un anticomunista intrepido come il Cavaliere. (Fabio Dell’Olio)

Vi proponiamo ora, l’articolo pubblicato sul sito di Unimondo, in merito alla decisione del Parlamento EU di non revocare l’embargo di armi alla Cina, alle considerazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e alle dichiarazioni di Giorgio Beretta (Campagna per il controllo dell’export di armi italiane) in merito alla vendita di armi italiane alla Repubblica Popolare Cinese.

UE: no a revoca embargo armi alla Cina, ma l’Italia gliele vende

(19 dicembre, 2003) A margine della chiusura della prima parte del Consiglio europeo a Bruxelles, il presidente di turno dell’Unione europea Silvio Berlusconi aveva chiesto, su proposta della Francia, la revoca dell’embargo di esportazioni di armi alla Cina. Il Parlamento Europeo, in un documento approvato a larga maggioranza, si è però opposta alla revoca dell’embargo poichè secondo l’Europarlamento la situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare cinese ”resta insoddisfacente, in quanto le violazioni delle libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie”. L’assemblea ha quindi invitato tutti i paesi membri a mantenere l’embargo e a non allentare le restrizioni nazionali alle vendite di armi alla Cina.
“La decisione, più che condividibile, dell’Europarlamento è da anni smentita dalla realtà dei fatti” – dichiara Giorgio Beretta della Campagna di pressione alle banche armate. “Il Governo Berlusconi due anni fa ha autorizzato 5 esportazioni di armi alla Cina per oltre 3 milioni di euro e, se non bastasse, lo scorso anno ne ha rilasciate 7 per un valore complessivo di ben oltre 22,8 milioni di euro. Il che fa della Cina il settimo paese per totale di esportazioni d’armi italiane fuori dai paesi Nato. Sono tutti dati ufficiali della “Relazione 2003 del Presidenza del Consiglio dei Ministri sulle operazioni autorizzate per l’esportazione di materiali di armamento” che sottolinea che “quella dell’estremo oriente è un’area in ‘continua espansione delle esportazioni italiane’. Forse il presidente Berlusconi non ha mai letto la Relazione pubblicata dal suo stesso Governo” – conclude Beretta.

Risultano intanto sette i paesi che hanno aderito alla campagna per un Trattato sul commercio delle armi lanciata da Amnesty International, Oxfam e International Action Network on Small Arms. A pochi mesi dal lancio Brasile, Cambogia, Mali, Macedonia, Costa Rica, Finlandia e Olanda hanno infatti dichiarato il proprio supporto alla stesura del Trattato. [RB]

Altre fonti
Campagna di presione alle banche armate, Campagna Control Arms

EXPORT DI ARMI ITALIANE
La Relazione 2003 sull’export di armi italiane (dal sito del Parlamento)
Dati e analisi (da Campagna banche armate)
Analisi dell’export 2003