[AT - Unimondo • 04.01.04] Nonostante le sanzioni internazionali, alla viglia della guerra in Iraq la Siria riforni di armi Saddam Hussein. Lo ha rivelato nei giorni scorsi una dettagliata inchiesta del Los Angeles Times. L'inchiesta mostra come il traffico di armi tra Siria e Iraq sia stato diretto da una società di proprietà di Bashar Assad, cugino di Saddam...

ARMI. NEL 2003 LA SIRIA LE FORNI’ A SADDAM. E L’ITALIA ALLA SIRIA

Nonostante le sanzioni internazionali, alla viglia della guerra in Iraq la Siria riforni di armi Saddam Hussein. Lo ha rivelato nei giorni scorsi una dettagliata inchiesta del Los Angeles Times. L’inchiesta mostra come il traffico di armi tra Siria e Iraq sia stato diretto da una società di proprietà di Bashar Assad, cugino di Saddam. La società Ses International Corporation, guidata da Assad e controllata da altri importanti esponenti del partito Baath siriano, avrebbe regolarmente trasferito armi all’Iraq nel periodo tra il 2000 e il 2003. Nel traffico sono direttamente coinvolte diversi personaggi di punta del regime di Damasco e gli ultimi 50 contratti, per un valore di decina di milioni di dollari, sarebbero stati firmati tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo 2003 a pochi giorni dall’inizio dei bombardamenti Usa su Baghdad.

In particolare l’inchiesta mostra come nei mesi precenti l’intervento Usa vi stata da parte di Saddam una “disperata ricerca in almeno una dozzina di nazioni di missili balistici, missili contraerei, artiglieria, pezzi di ricambio per aerei da combattimento MIG, carroarmati, sistemi radar e esplosivi”. L’articolo ricorda inoltre come nel marzo scorso l’amministrazione Bush aveva accusato la Siria di aver inviato “visori notturni e altro materiale bellico” all’Iraq, ma che gli stessi ufficiali statunitensi “non erano a conoscenza delle dimensioni del traffico illecito di armi tra i due paesi”.
 
“Quello che il giornale Usa ha mancato di investigare è se tra le armi passate a Saddam dalla Siria non vi siano anche i sofisticati sistemi di visori notturni di puntamento per carri armati T72 che lo scorso anno l’Italia vendette alla Siria” – commenta Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell’export di armi italiane. “Sarebbe ora necessario che si aprisse un’inchiesta parlamentare anche in Italia e mi auguro che qualche parlamentare voglia finalmente tirarsi su le maniche e cominciare a guardare da vicino alla faccenda”.

In un articolo dello scorso maggio Beretta aveva documentato come la Relazione 2003 della Presidenza del Consiglio sull’export di armi italiane, riportava che nel 2002 fossero state autorizzate dall’Italia vendite di armamenti alla Siria per un totale di oltre 18 milioni di euro. Si tratta di 17 esportazioni che fanno parte di una mega commessa da 266.379.656 euro (515 miliardi di lire) firmata nel 1998 e mai interrotta nonostante le continue accuse di violazioni al governo siriano: e tra questi appunto i sistemi di visori notturni di puntamento e di controllo del tiro per carri armati T72 di fabbricazione sovietica. “E’ inaccettabile che nei giorni in cui il segretario statunitense alla Difesa Donald Rumsfeld accusava la Siria di aver esportato visori notturni di puntamento all’Iraq, nessuno in Italia si sia chiesto se tra essi non vi fossero anche quelli venduti a Damasco dal nostro Paese che, oltretutto, sono prodotti da un’azienda controllata dallo Stato, le Officine Galileo della Finmeccanica” – conclude Beretta.


Altre fonti: Los Angeles Times