[GRILLOnews • 08.02.03] Le terre confiscate ai boss di Cosa Nostra cominciano a dare buoni frutti. Dopo anni di abbandono i campi delle zone di Corleone, Monreale, San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi vengono coltivati secondo i dettami dell'agricoltura biologica dai ragazzi della cooperativa sociale ''Placido Rizzotto'', fornendo un grano ricco di proteine, ideale per la produzione di pasta artigianale...

ARRIVA LA PASTA ANTI-MAFIA: ALLA COOP

Le terre confiscate ai boss di Cosa Nostra cominciano a dare buoni frutti. Dopo anni di abbandono i campi delle zone di Corleone, Monreale, San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi vengono coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica dai ragazzi della cooperativa sociale ”Placido Rizzotto”, fornendo un grano ricco di proteine, ideale per la produzione di pasta artigianale. E’ nata cosi’ la prima pasta ‘anti-mafia’ che da marzo sotto il marchio «liberaterra» si potra’ acquistare nei supermercati coop di tutt’Italia.
Acquistando gli spaghetti ”liberaterra” si potra’ contribuire al sostegno del progetto varato da Libera (www.libera.it), l’associazione presieduta da Don Luigi Ciotti che si pone come obiettivo il recupero dei beni confiscati ai mafiosi. La pasta artigianale ‘liberaterra” e’ lavorata a mano nell’antico pastificio di Corleone da esperti maestri che seguono una tradizione secolare, la pasta viene trafilata al bronzo e lasciata poi essiccare per più di 40 ore. Il risultato e’ un prodotto unico per gusto e qualità nutrizionali, ma soprattutto un simbolo importante di impegno e rinascita voluto da un gruppo di giovani che ha accettato con passione questa scommessa, dimostrando che combattere il potere della mafia e’ davvero possibile. «Si tratta di un fatto di grande significato morale e politico», ha commentato il giornalista Franco Nocella, presidente della Feder Mediterraneo, “che impone un attento esame dell’utilizzo di tutti i beni confiscati alla mafia e alla camorra: nel Comune di Castel Volturno, in provincia di Caserta, per esempio, i beni confiscati ai boss sono tuttora al centro di transazioni commerciali. Chiediamo al governo una verifica generale e una forte iniziativa tesa a rendere produttivi i beni in questione così come è avvenuto in Sicilia”.