LIBRI. «IL BIONDINO DELLA SPIDER ROSSA. CRIMINE, GIUSTIZIA E MEDIA», DI LAURA BACCARO E MAURIZIO CORTE

[Amedeo Tosi – 24.08.2018] I buoni motivi per ritornare a rileggere e raccontare una delle più clamorose vicende noir del dopoguerra italiano ci sono tutti. E non solo perché il tragico rapimento a Genova di Milena Sutter, il 6 maggio 1971, oggi verrebbe inquadrato come un femminicidio efferato. La vicenda della 14enne studentessa italo-svizzera e di Lorenzo Bozano -che sta tuttora scontando una condanna per omicidio- è presto diventata un caso emblematico di un paese, l’Italia, che solo più tardi avrebbe cominciato a fare i conti con la giustizia mediatica delle inchieste-show d’oggi, in cui avvocati e investigatori, magistrati e giornalisti, accusati e vittime cooperano e competono sotto un unico riflettore.

C’è da dire che l’assassino di Milena -che non si è mai dichiarato colpevole- non è mai stato biondo. E la sua scassata berlinetta era una spider solo nel gergo fantasioso di qualche cronista-strillone. E vien da chiedersi: è stato davvero un rapimento? Nessuno ha mai registrato la telefonata giunta a casa Sutter. E la «bambina» colpita da un destino così terribile era, di fatto, un’adolescente con le molte frequentazioni che non poteva non avere la figlia di un’importante industriale svizzero. É davvero stata strangolata? Così hanno detto i medici legali di allora dopo l’esame condotto su un cadavere rimasto molti giorni in mare. Medici che sono stati presi alla lettera dai magistrati e naturalmente anche dai cronisti di allora. Ma i medici legali di oggi avrebbero fatto di routine anche test tossicologici avanzati, e così via. E, si sa, che quando le domande e i dubbi si accavallano a ritmo serrato, e il tempo passa, fermarsi a mettere ordine ai fatti non è semplice. Soprattutto se inesattezze e informazioni errate comparse negli anni su Internet si stratificano e rendono opaca la visione d’insieme. «Abbiamo per questo aggiunto una cronologia, a fine libro, utile per collocare i fatti nel giusto ordine, un glossario su alcune vie di Genova e i nomi di alcuni dei protagonisti della vicenda», spiegano gli autori de «Il biondino della spider rossa. Crimine, giustizia e media» [Cacucci Editore, 2018], Laura Baccaro, psicologa giuridica, criminologa e docente di «Psicologia criminale», e Maurizio Corte, giornalista di lunghissimo corso e scrittore, oggi docente di «Giornalismo Interculturale e Multimedialità» all’Università di Verona.

Quattro le piste esplorate nel libro: da quella della «verità storica», che si concentra sui nodi critici del caso e sugli indizi contro Lorenzo Bozano, alla «verità della Medicina Legale», che indaga sulla causa del decesso; ed ancora, nella terza parte del libro, la «verità psicologica», dedicata a Bozano, quello di ieri e quello di oggi. Infine la «verità mediatica», che è poi quella che ha avuto maggior successo e popolarità fra la gente. In essa «si approfondisce un argomento –il ruolo dei media nei fatti giudiziari– vecchio quasi quanto il giornalismo, ma che oggi trova un suo peculiare significato: Internet rende di continuo presente ciò che un tempo -le pagine dei giornali e i filmati televisivi- veniva consegnato a polverosi archivi.

É inoltre doveroso segnalare: l’interessante nono capitolo, che fa storia a sé in quanto aggancia l’oggi e dà voce, in modo autorevole e lontano dalle luci mediatiche, all’amica del cuore di Milena Sutter, Isabelle, ascoltata a Padova da Laura Baccaro, in una serie di incontri; il sito web www.ilbiondino.org che ricostruisce alcuni aspetti del caso e il ruolo dei media nella vicenda. Una «vicenda che, per le ragioni disseminate in tutto il libro, può essere considerata ancora aperta al lavoro degli studiosi di più discipline», evidenziano gli autori. E aggiungono: «La Scienza ha ancora molto da dire: dalla Medicina Legale alla Criminologia, dalla Psicologia investigativa alla massmediologia. Inoltre i fatti accaduti 47 anni fa hanno un’influenza sul presente e sulla vita delle persone di oggi: dai famigliari della vittima a Bozano e alla sua condanna all’ergastolo».

«Quello che più conta e che più ci preme di questo libro -osservano infine Baccaro e Corte- è ribadire il primato della Scienza sulle versioni di comodo, dell’analisi critica sulle narrazioni che affascinano ma non informano; della ragione sulle pur ammalianti seduzioni del racconto; della mente libera sulle prigioni delle soluzioni informative che dimenticano le persone e i loro drammi».

Amedeo Tosi