[Forum Palestina • 12.06.03] Il boicottaggio dell'economia di guerra israeliana è stato lanciato - ormai da quasi due anni - in primo luogo da gruppi e personalità progressisti ebraici negli Stati Uniti e nella stessa Israele. Anche Neta Golan, a Roma per la manifestazione del 9 marzo 2002, ha rilanciato questa campagna civile per la fine dell'occupazione militare e coloniale della Palestina; da quella data, la campagna per il boicottaggio ha iniziato a prendere piede in varie forme su scala internazionale, oltre i confini del mondo arabo, dove i prodotti israeliani sono all'indice da sempre e dove - più in teoria che in pratica, per la verità - dovrebbe essere in vigore un boicottaggio ufficiale promosso dalla Lega Araba...

BOICOTTAGGIO DELL’ECONOMIA DI GUERRA ISRAELIANA

Il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana è stato lanciato – ormai da quasi due anni – in primo luogo da gruppi e personalità progressisti ebraici negli Stati Uniti e nella stessa Israele. Anche Neta Golan, a Roma per la manifestazione del 9 marzo 2002, ha rilanciato questa campagna civile per la fine dell’occupazione militare e coloniale della Palestina; da quella data, la campagna per il boicottaggio ha iniziato a prendere piede in varie forme su scala internazionale, oltre i confini del mondo arabo, dove i prodotti israeliani sono all’indice da sempre e dove – più in teoria che in pratica, per la verità – dovrebbe essere in vigore un boicottaggio ufficiale promosso dalla Lega Araba. Iniziative forti per la protezione del popolo palestinese e per il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana sono in atto anche in Canada, particolarmente nel Quebec, promosse congiuntamente da comitati di solidarietà con i Palestinesi e gruppi ebraici progressisti.
Alcuni gruppi, soprattutto in Israele, sostengono il boicottaggio delle merci e dei prodotti provenienti dai Territori Occupati e dalle alture del Golan e contrassegnati illegalmente “Made in Israel”; dopo l’adesione a questa posizione da parte di alcune catene di distribuzione inglesi, il governo britannico ha proibito la vendita di questi prodotti sul territorio del Regno Unito.
Il governo israeliano e le lobby che lo sostengono sembrano molto preoccupati dalla crescita del boicottaggio, che di fatto realizza dal basso, a partire dai semplici cittadini, quelle sanzioni che i governi non vogliono prendere contro la politica criminale israeliana: sin dal 10 aprile 2002, per esempio, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione a favore della sospensione dell’associazione di Israele all’Unione Europea, ma nessun governo europeo ha adottato provvedimenti conseguenti, vanificando così l’iniziativa dei parlamentari europei.
A livello sociale, la campagna di boicottaggio si è rapidamente sviluppata in Francia, dove è sostenuta dalle forze politiche della sinistra (il Partito Comunista, i Verdi, la Lega Comunista Rivoluzionaria), dalle Donne in Nero, da associazioni e comitati di solidarietà con la Palestina e dal movimento no global, da ATTAC France alla Confederazione Contadina di Josè Bovè (vittima nell’aprile 2002 di un’aggressione da parte di ebrei fascisti francesi al suo ritorno dalla Palestina); fra l’altro, le lobby ebraiche francesi hanno tentato per ben cinque volte di far condannare dai Tribunali i promotori del boicottaggio, subendo altrettante clamorose sconfitte. Anche negli altri Paesi europei il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana si va affermando come uno strumento alla portata di tutti: dalla Spagna alla Norvegia e dalla Grecia al Belgio, le iniziative in questa direzione si moltiplicano di giorno in giorno.
In Italia, i primi appelli per il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana risalgono all’inizio del 2002. Sono state realizzate centinaia di iniziative in tutto il Paese: volantinaggi ai supermercati che vendono prodotti israeliani (in particolare, le catene Auchan, La Rinascente, Upim e Carrefour), iniziative dimostrative contro la Caterpillar, manifestazioni in Sicilia contro la Hazera Genetics (l’azienda israeliana che importa sementi modificate e che, con i suoi pomodorini “pachino” di dubbia genuinità, sta mettendo in crisi le coltivazioni pregiate tradizionali dell’isola).
All’ostinato silenzio delle forze politiche della sinistra italiana e del ceto politico del “movimento dei movimenti”, ha fatto da riscontro una mobilitazione capillare dei comitati e delle associazioni che sostengono la Resistenza palestinese, che si muovono sulle linee del boicottaggio “dal basso” e della pressione sul governo affinché si conformi al voto del Parlamento Europeo.
 
Quelle che seguono sono alcune informazioni sui prodotti israeliani e di aziende che sono direttamente coinvolte nell’economia di guerra israeliana, in gran parte riprese da siti internazionali (Francia, Gran Bretagna, U.S.A., Israele) e dai dossier in circolazione. E’ interessante osservare che gran parte delle aziende prese in esame sono già da anni oggetto di campagne di boicottaggio da parte di numerosi organismi umanitari, sia laici che religiosi, per motivi che vanno dallo sfruttamento dei lavoratori e la negazione dei diritti sindacali all’utilizzo e diffusione di organismi geneticamente modificati.
 
 
Quali prodotti bisogna boicottare? Non è sempre facile per i consumatori riconoscere i prodotti israeliani. Per i prodotti freschi, la frutta, i legumi e le spezie, è possibile. Per contro, tutto si complica per i prodotti trasformati che non portano necessariamente traccia della loro origine.
 
Il codice a barre su un prodotto può essere un indizio. I prodotti che sono imballati ed etichettati in Israele hanno un codice a barre israeliano che inizia con 729. Ma alcuni prodotti israeliani sono imballati in Belgio o in Francia (o in altri Paesi, n.d.t.) dalle grandi catene di distribuzione con un codice a barre nazionale.
(da www.solidarite-palestine.org )
 
Un’indicazione importante per la protesta riguarda le grandi catene di distribuzione che risultano particolarmente coinvolte nei commerci con aziende israeliane. Rifiutandosi di fare acquisti nei supermercati e nei negozi di queste catene, si evita di finanziare inconsapevolmente l’economia di guerra israeliana.
In particolare, le catene di questo tipo presenti in Italia sono Auchan e Carrefour, ma gli stessi prodotti sono presenti sugli scaffali de La Rinascente e degli ipermercati Panorama.
 
I marchi che seguono sono quelli di aziende israeliane  (Carmel, Jaffa, Delta Galil, ecc.) e di aziende che hanno rapporti molto stretti con l’economia di guerra israeliana (Nestlè, L’Oréal, Mc Donald’s, Nokia, Coca Cola, ecc.). Si tratta, in genere, di prodotti di larga diffusione, i cui acquirenti non possono sapere che, comprandoli, contribuiscono a sostenere la politica criminale dei governi israeliani.
Molti consumatori e consumatrici rimarrebbero sorpresi se sapessero che i soldi che spendono per vestirsi, truccarsi, profumarsi, mangiare, dissetarsi, telefonare, addirittura lucidarsi le scarpe, finiscono per finanziare l’occupazione dei Territori palestinesi e lo sterminio del popolo palestinese.
 
Carmel
Legumi, frutta (avocados, pompelmi… ), vini, cognac, liquori, succhi di frutta, fiori. Il marchio Carmel è indubbiamente uno dei più conosciuti. La compagnia di esportazione di prodotti agricoli AGREXCO, creata nel 1957, è oggi uno dei più grossi gruppi di esportazione di prodotti agricoli nel mondo. AGREXCO è una società gestita dal Ministero dell’Agricoltura israeliano e dalle aziende agricole in ragione del 50% ciascuno. E’ un’organizzazione senza scopo di lucro che distribuisce i profitti fra i due gruppi di comproprietari.
 
Jaffa
Agrumi, succhi di frutta… Jaffa è un marchio che raggruppa diversi esportatori di agrumi che fanno parte del Citrus Marketing Board.
 
Estèe Lauder
Cosmetici. Il presidente di Estée Lauder, Ronald Lauder, è stato anche il presidente della Conferenza dei Presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane ed è il presidente attuale del Fondo Ebraico Nazionale (JNF) – un’agenzia paragovernativa la cui funzione principale è quella di legittimare l’occupazione israeliana della terra palestinese. Ronald Lauder è un sionista convinto, spesso più estremista dello stesso governo israeliano.
 
Nestlé
Nestlè ditta svizzera che possiede il 50.1% del capitale della fabbrica alimentare israeliana Osem. Nel dicembre 2000 ha annunciato ulteriori investimenti in Israele per milioni di dollari.
Nel 1998, il Sig. Peter Brabeck-Letmathe, a nome della ditta, ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele “nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l’economia israeliana.”
 
PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE ALLA NESTLE’:  
Nescafé, Nesquik, Perrier, Maggi, Buitoni, Milkybar, KitKat, Quality Street, Smarties, After Eight, Lion, Aero, Polo
 
L’Oréal
L’Oréal ha stabilito Israele come suo centro commerciale nel Medio Oriente ed ha aumentato gli investimenti e le attività produttive, che vanno da una nuova linea di produzione a Migdal Haemek, ai progetti di ricerca e sviluppo congiunti con gli Israeliani, operando anche nel campo dell’educazione e delle campagne di servizio pubbliche. Nel 1998 il Sig. Pascal Castres St Martin di L’Oréal ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele “nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l’economia israeliana.” In una lettera a ADL (Anti Defamation League, celebre organizzazione sionista americana), Lindsay Owen- Jones, Presidente di L’Oréal, ha espresso dispiacere per il fatto che L’Oréal aveva corrisposto con l’Ufficio per il Boicottaggio Arabo di Damasco. “Un’azienda internazionale come L’Oréal avrebbe dovuto rifiutare di collocarsi in una posizione così inaccettabile,” ha scritto. Owen-Jones ha ringraziato il servizio affari della ADL per il suo sostegno a L’Oréal e alle sue attività in Israele. “Il vostro approccio lungimirante è un incoraggiamento a L’Oréal e alle altre ditte che sono coinvolte in Israele per ampliare ulteriormente il loro coinvolgimento”
 
PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE:
Lancome Paris, Giorgio Armani, Vichy Cacharel, La Roche-Posay, Garnier, Biotherm, Helena Rubinstein, Ralph Lauren Perfumes
 
Timberland
Timberland è un’azienda di abbigliamento e accessori da oltre un miliardo di dollari di fatturato. Il suo Presidente Jeffrey Swartz è un attivo sionista.
In una recente “visita di solidarietà” in Israele ha consigliato come rendere le bugie di propaganda di Israele più accettabili per il grande pubblico.
Sebbene Timberland sia una ditta parzialmente pubblica, la sua famiglia detiene approssimativamente il 47% del capitale e controlla circa l’81% delle azioni.
 
DELTA Galil
Delta Galil il più grande fabbricante e distributore israeliano di prodotti tessili ed uno dei più grandi fabbricanti nel mondo. Il suo fondatore e presidente, Dov Lautman, è vicino all’ex Premier israeliano Ehud Barak. Sweatshop Watch ha denunciato Delta Galil per lo sfruttamento della manodopera araba. Dal sito del Centro di Promozione degli Investimento del Ministero dell’Industria israeliano (http:// www.moit.gov.il/root/):
 
“La fabbrica egiziana di Delta Galil, attiva dal 1993 per le produzioni di base e quella di t-shirt a costo più basso che in Israele, si sta ingrandendo. La fabbrica in Egitto raddoppierà la produzione entro due anni, raggiungendo i 50 milioni di $ l’anno. Anche il numero dei lavoratori raddoppierà, raggiungendo le 500 persone. Con la firma del trattato di pace, Delta Galil vi ha installato una fabbrica di abbigliamento. Il fattore che ha influito maggiormente sulla decisione di Delta sono i bassi costi salariali. Un aspetto interessante di questa operazione israeliano- giordana, è il fatto che le materie prime arrivano da Israele, sono confezionate in Giordania e vengono poi spedite nel mondo con l’etichetta “Made in Israel”. Questa operazione è un esempio delle potenzialità della cooperazione pacifica tra Israele e Giordania”
 
PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE:
Marks & Spencer, Carrefour, Auchan, Victoria’s Secret, GAP, Banana Republic, Structure, J-Crew, J.C. Penny, Pryca, Lindex, DIM, Donna Karan / DKNY, Ralph Lauren, Playtex, Calvin Klein (cK), Hugo Boss.
 
McDonald’s

McDonald’s è il dettagliante della ristorazione più grande del mondo, con più di 30.000 ristoranti in 121 paesi. Il presidente di McDonald’s, Greenberg, è direttore onorario della Camera di Commercio e Industria America – Israele di Chicago. Secondo il Chicago Online (il website del Fondo Ebraico Unito di Chicago), l’azienda McDonalds, il cui quartier generale mondiale è basato a Chicago, è uno dei maggiori partner economici del Fondo Ebraico Unito e della Federazione Ebraica. Attraverso la sua Commissione per Israele, il Fondo Ebraico Unito “lavora per mantenere il sostegno americano – militare, economico e diplomatico – per Israele; controlla i media e, quando necessario, interviene per la copertura stampa di Israele”. Il Fondo Ebraico Unito organizza le “Missioni Estive di Divertimento per la Famiglia in Israele” (la più recente è dell’agosto 2002) dove le famiglie visitano una base dell’esercito e incontrano i soldati israeliani, “visitano la nostra città sorella di Kiryat Gat e vedono il lavoro importante che facciamo lí”. Kiryat Gat è costruito sulla terra palestinese rubata – le terre dei villaggi di Iraq Al Manshiya e di Al-Faluja, i cui residenti sono stati vittime della pulizia etnica del 1949 in violazione del Diritto Internazionale. Il Fondo Ebraico Unito fornisce annualmente 1.300.000 $ per aiutare lo sviluppo di Kiryat Gat e promuovere ulteriori colonizzazioni illegali.
McDonalds è entrato nel mercato israeliano nel 1993 ed ha adesso 80 ristoranti in Israele, occupando circa 3.000 Israeliani.
 
Nokia
Nokia ha cominciato a investire massicciamente in Israele. Il General Manager di Nokia, Lars Wolf, ha detto in un’intervista al Jerusalem Post (il 4 marzo 2001) : “guardiamo ad Israele da tutte le prospettive, perché abbiamo un progetto interno chiamato ‘Progetto Israele’, il che significa che guardiamo Israele da una prospettiva di reti, dalla prospettiva di Nokia Ventures Organization, ed anche dalla prospettiva del Centro di Ricerca Nokia “. Il Nokia Ventures Partners, un ramo di Nokia Ventures Organization, ha stanziato un nuovo fondo di 500 milioni di $ nel dicembre 2000, di cui una gran parte diretta alle ditte israeliane.
 
Sara Lee
Sara Lee possiede il 30% dell’azienda tessile israeliana Delta Galil. Sara Lee è il più grande fabbricante di abbigliamento del mondo, e questo apre i mercati mondiali ad Israele. I tessuti che provengono da Israele vengono venduti in tutto il mondo sotto uno dei molti marchi famosi di Sara Lee. Nel 1998, il Sig. Lucien Nessim di Sara Lee Prodotti Personali ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele “nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l’economia israeliana.”
 
PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE:
Playtex – Intimate apparel
Champion – Men’s and women’s athletic apparel and men’s underwear
Sara Lee Bakery
Dim – Intimate apparel, hosiery
Ambi Pur – Air fresheners
Bali – Intimate apparel
Kiwi – Shoe care
Lovable – Intimate apparel, men’s underwear, socks
Wonderbra – Intimate apparel
Sanex – Body care
 
Danone
Nel 1998, il Sig. Franck Riboud, a nome di Danone, ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele “nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l’economia israeliana.”
 
Bassetti
Bassetti, grande marchio del tessile, distribuisce in Europa la collezione tessile prodotta dalla società israeliana Kitan Ltd.
 
Coca-Cola
Dal 1966 Coca-Cola è stato un sostenitore di Israele.
Nel 1997 il Governo di Israele ha reso omaggio alla Coca-Cola per il suo sostegno continuo ad Israele negli ultimi 30 anni e per il suo rifiuto di aderire al boicottaggio della Lega Araba contro Israele (diversamente dalla Pepsi Cola, che si era conformata al boicottaggio e che solo nel 1992 ha iniziato a commerciare in Israele). Nel 2001 la Coca-Cola era lo sponsor principale della Camera Commercio America – Israele. Nel febbraio 2002, la Coca-Cola si è unita agli “Amici di Israele” ed ha sponsorizzato una conferenza della nota sionista Linda Gradstein, corrispondente all’Università di Minnesota.
È stato annunciato recentemente che la Coca-Cola, grazie agli incentivi del governo israeliano, costruirà un nuovo impianto sulla terra palestinese rubata a Kiryat Gat.
 
PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE:
Coca-Cola, Fanta, Sprite, Schweppes
 
Caterpillar
Caterpillar fornisce alle forze armate israeliane bulldozer blindati ed equipaggiamenti per demolire le case palestinesi e sradicare gli alberi. Alcune associazioni israeliane come il Comitato Israeliano Contro la Distruzione delle Abitazioni Palestinesi e associazioni internazionali di sostegno al popolo palestinese invitano a denunciare questa impostura. E’ possibile esercitare il boicottaggio di questa azienda rifiutando di acquistare i prodotti delle sue linee di abbigliamento (scarpe, maglioni, berretti, t-shirt, ecc.) e di giocattoli (riproduzioni in scala dei suoi bulldozer).
 
Scriviamo a Caterpillar per chiedere la sospensione di vendita di materiale ad Israele fino a quando le demolizioni di case e tutte le azioni distruttrici non saranno cessate, ed esigiamo che Caterpillar offra materiali per la ricostruzione. Ecco un modello di lettera che potete indirizzare a Caterpillar Italia, ricalcato sul testo che in Francia viene inviato alla filiale locale dell’azienda. La distributrice (dealer) italiana dei prodotti Caterpillar è la MAIA (Macchine Agricole Industriali e Automezzi) S.p.A., costituita per svolgere questo ruolo nel 1951 e che, dal 1989, ha esteso la sua attività a Malta e, dal 1992, in Albania. Il fatturato del gruppo si aggira intorno ai 230 milioni di Euro (450 miliardi di vecchie lire), impiega oltre 700 dipendenti e può contare su 14 tra filiali e centri operativi, con relative aree espositive, centri noleggio, officine e uffici.
 
CATERPILLAR – MAIA S.p.a.
Via Nomentana, 995 00137 – Roma
Tel. 06-82601 Fax 06-8260338
E-mail: [email protected]
Siti Web: http//www.cat.com – http:// www.maiaspa.it
 
I bulldozer Caterpillar sono utilizzati in Palestina per demolire le case palestinesi.
I bulldozer Caterpillar sono utilizzati dall’esercito israeliano per commettere crimini di guerra nei territori occupati della Cisgiordania. La distruzione di case palestinesi costituisce una violazione dei diritti dell’uomo e contravviene alle convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, ivi compresa la Quarta Convenzione di Ginevra e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
 
Le convenzioni internazionali sui crimini di guerra e la La Corte Internazionale di Giustizia recentemente istituita sono autorizzate a punire chiunque sostenga, conoscendone le cause, degli atti che costituiscono crimini di guerra. Demolire case di civili e lasciare senza tetto migliaia di persone (principalmente donne e bambini) in periodo di conflitto costituisce un grave crimine di guerra.
Lo Stato di Israele commette crimini di guerra con l’aiuto di equipaggiamenti forniti da Caterpillar.
Di conseguenza, vi chiedo di cessare ogni vendita di equipaggiamenti allo Stato di Israele fino a quando le demolizioni di case, ogni altra azione distruttrice come lo sradicamento di alberi e le azioni di pulizia etnica non siano cessate.
Io vi chiedo, in coerenza con le vostre dichiarazioni etiche, di donare il materiale per la ricostruzione.
Vi informo che mi associo a titolo personale al boicottaggio dei prodotti Caterpillar e derivati, come calzature, jeans, t-shirt, ecc. fino a quando la vostra compagnia non avrà cessato di sostenere i crimini di guerra commessi da Israele in violazione del Diritto Internazionale.